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martedì 27 ottobre 2020

Bruschetta con zucca e skordalia alle mandorle per il Club del 27

 


Si riparte col Club del 27, questo mese zucca, zucca à gogò, non la solita zucca, accostamenti particolari e appetitosi, tutti targati MTC, dall'antipasto al dolce.

Io ho preparato delle bruschette, delle signore bruschette da intenditori, la sola skordalia merita il viaggio ed in combinazione con la zucca regala un'esperienza degustativa insuperabile.

Provatele, ne vale la pena.

E non dimenticate tutte le meravigliose ricette del Club del 27 di questo mese, le trovate qui.

È proprio il caso di dire una zucca tira l'altra col Club del 27.

E con la tessera n. 37 anche questo mese partecipo al Club del 27

Proud to be a member

Ingredienti per 8 persone

per le bruschette

500 g di zucca pelata

2 cucchiai di olio extravergine

8 fette di pane casareccio tagliate sottilmente

100 g di feta sbriciolata

10 g di foglioline di rosmarino e di timo

2 cucchiai di olio di oliva


per la skordalia alle mandorle

160 g mandorle pelate

2 spicchi di aglio

70 g pane raffermo tagliato grossolanamente

2 cucchiai di aceto di vino bianco

80 ml olio extravergine di oliva

125 ml acqua


Tostate le mandorle in una padella girandole di tanto in tanto. Lasciate raffreddare.

Nel mixer tritate le mandorle, l’aglio, il pane e l’aceto fino ad ottenere una sorta di crumble. Aggiungete l’olio a filo, l’acqua e continuate a mixare fino ad ottenere una bella emulsione.

Mettete da parte la skordalia.

Tagliate la zucca a fette sottili. Sistematela in una ciotola e aggiungete la metà dell’olio. Mescolate delicatamente. Grigliate la zucca su una piastra ben calda per 4 minuti da ciascun lato o comunque fino a che non risulti tenera. Tostate pane leggermente cosparso di olio.

Spalmate sulle bruschette la skordalia, adagiate sul composto le fette di zucca, completate con la feta e le erbe aromatiche e un filo d’olio.






giovedì 27 dicembre 2018

I miei pecan stuffed dates per il Club del 27




Get a party, siamo ancora in tempo per capodanno!
Questo mese il Club del 27 ha pensato di proporvi una selezione di ricette, facili, veloci, particolari ed appetitose per un ideale party di capodanno.
Siamo tutte impegnate in questi giorni, amiamo cucinare e accogliere con piacere i nostri cari anche con del buon cibo, però è giusto riservare del tempo anche per noi per rilassarci, farci belle ed accogliere senza ansia il 2019 che arriva.
Il nuovo anno non ci deve trovare senza fiato in una spirale di fretta, corse e confusioni varie, senza neppure una piega fresca e un filo di trucco, con la cucina ingombra di pentole, un immenso cenone da servire e solo voglia di dormire.
Giammai!!!
Charmant come sempre nel mio trucco cherry tra boccoli freschi e traboccanti, servirò i miei bite di capodanno serena e felice col sorriso del successo che risplende sulla fronte, come direbbe Elena Spagnol, perchè prima di tutto ho pensato a me!
Volete programmare con noi il vostro party di capodanno easy and free e sicuramente trendy?
Potete trovare le ricette tutte qui, solo su MAGaboutFOOD.
Intanto gustate con me questi insoliti ma buonissimi datteri ripieni, un bocconcino agrodolce che lascia la voglia di continuare il nostro new year's eve party … 
Con la tessera n. 37 anche questo mese partecipo al Club del 27.

Proud to be a member 

Ingredienti per circa 12 datteri grandi (24 piccoli)

2 cucchiai di olio d'oliva
1 scalogno tritato finemente
1 spicchio d'aglio schiacciato
50 g di pane grattugiato fresco
100 g di noci pecan tritate finemente
1 cucchiaio di foglie di timo tritate
50 ml di brodo vegetale o acqua
12 datteri grandi denocciolati
12 foglie di salvia

Scaldare l'olio in una padella, unire lo scalogno e un abbondante pizzico di sale e cuocere per 2-3 minuti fino a quando lo scalogno non si ammorbidisce, quindi aggiungere l'aglio, il pane grattugiato, le noci pecan e il timo e cuocere ancora 1 minuto. Al termine bagnare con il brodo o l'acqua, mescolare. Mettere da parte.
Aprire i datteri a metà facendo attenzione a non separarli completamente. Riempire i datteri con il composto messo a parte. Chiudere accostando leggermente le due metà. Completare con una foglia di salvia. Sistemare i datteri su una teglia protetta da carta forno che a questo punto possiamo sistemare tranquillamente in frigo anche fino al giorno dopo oppure cuocere direttamente come ci è più comodo.
Scaldare il forno a 160°, ventilato.
Spennellare i datteri con olio d'oliva, quindi infornare per 15-20 minuti fino a quando la salvia diventera croccante. Servire immediatamente.

La ricetta è di Elena Silcock

mercoledì 26 aprile 2017

Sformatini di piselli


Qualche settimana fa, al termine di un corso di cucina, abbiamo avuto una piacevole serata al ristorante.
Fin qui nulla di nuovo direte, nota è la propensione di noi foodblogger per tali frequentazioni, ma non è così, quella sera a cucinare eravamo noi sotto l'occhio attento, forse spaventato :-) dello chef Giulio Coppola.
Io e Annaluisa, ci siamo occupate dei dolci che come potete immaginare sono piaciuti tanto, prima di tutto a noi :-)
In quella serata caotica e laboriosa, oltre a cucinare, un po' sono riuscita ad assaggiare, nelle cucine si sa si spizzica :-)
Questi sformatini erano davvero buoni così ho pensato di replicarli per la giornata del Calendario del Cibo Italiano dedicata agli sformati di verdure.
Assaggiateli, sono davvero notevoli, del resto lo chef è una certezza!
800 g di piselli freschi già sgusciati
200 g di ricotta
5 albumi

Sbollentare i piselli in abbondante acqua bollente salata, scolarli, raffreddarli immediatamente in acqua e ghiaccio.
Con un mixer ad immersione ridurre i piselli a purea, aggiungere la ricotta continuando a frullare fino ad ottenere un composto omogeneo.
A mano con la spatola unire gli albumi montati a neve, regolare di sale.
Imburrare e infarinare gli stampini (ho usato due teglie impegnando complessivamente 18 stampi da muffin) sistemarvi il composto avendo cura di riempirli non oltre i tre quarti, il cottura gli sformatini cresceranno.
Cuocere a bagnomaria in forno ventilato già a temperatura a 180° e con l'acqua della bagnomaria già presente e bollente per 20 minuti coprendo con alluminio (nel mio forno) per evitare che scuriscano.
 Servire con cialdine di parmigiano.


 http://www.calendariodelciboitaliano.it/

giovedì 15 dicembre 2016

Sablés di mandorle e gorgonzola




Eccomi di nuovo all'appuntamento con The Recipe-tionist, questo mese sono riuscita a non mancare, era un po' che me lo ripromettevo, adoro sbirciare nella cucina degli altri, sperimentare ricette e assaggiare :-)
Del resto proprio la curiosità e la condivisione è stata la molla che ci ha spinto un po' tutte qui sulla rete, prima solo a sbirciare, cucinare e mangiare :-) poi a pubblicare, fotografare ...
Questo mese siamo da Francesca, nel blog Ricette e Vignette, quanto c'era da vedere e da assaggiare!
Ho scelto questi sfiziosissimi biscottini salati, i sablés mandorle e gorgonzola, mi intrigava molto l'accostamento del gongonzola alle mandorle tanto che ho pensato di accentuarlo usando del gongonzola piccante, mi sa di non aver proprio sbagliato …. svaniti, finiti, volatilizzati in men che non si dica …. mi toccherà rifarli :-) magari per le prossime feste, già li immagino con una morbida mousse magari alla crescenza ed accompagnati da bollicine ….
Con questo post partecipo a The Recipe-tionist di Novembre Dicembre 2016  che è ospitato dal blog Ricette e Vignette.


125 g farina di riso
85 g farina di mandorle
30 g amido di mais
70 g gorgonzola piccante
60 g burro
50 g di mandorle tritate grossolanamente
1 cucchiaino di sale fino
pepe nero al mulinello q.b.
1/2 cucchiaino di bicarbonato
per decorare
qualche mandorla spellata
latte q.b.
sale fino q.b.

In una ciotola setacciare le farine e l'amido, unire il bicarbonato, il sale e pepe, mescolare, quindi aggiungere le mandorle tritate grossolanamente, mescolare ancora.
Sciogliere a bagnomaria il burro con il gorgonzola tagliato a pezzetti, versare nella ciotola con gli ingredienti secchi, mescolare con una forchetta fino a che il composto non comincerà a compattarsi, se necessario aggiungere qualche cucchiaio di acqua fredda. Proseguire a mano sulla spianatoia fino ad ottenere un impasto compatto.
Formare un rotolo lungo circa 30 cm con diametro circa 5 cm, avvolgerlo con una pellicola trasparente, lasciare riposare in frigo almeno 2 ore.
Trascorso il tempo prescritto estrarre il rotolo dal frigo, togliere la pellicola e tagliarlo a fette spesse circa mezzo centimetro. Sistemare i sablés su una teglia protetta da carta forno, spennellare con poco latte, decorare con una mandorla al centro, spolverizzare con un pò di sale fino.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per circa 12-15 minuti finchè non sono ben dorati in superficie.

Le vostre ricette di NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

venerdì 2 dicembre 2016

Una formula futurista, antipasto intuitivo


Quest'anno il Calendario mi ha fatto viaggiare nel tempo e nello spazio partendo dal de re coquinaria di Apicio e via risalendo attraverso la Storia, dai ricettari medioevali alla cucina dei monasteri ma anche quella degli harem, fino alla scoperta delle origini della cucina francese in Caterina de' Medici.
Dai cuochi di corte a alla cucina di palazzo, e via discorrendo tra una portata ed un'altra e financo sulle origini della credenza fino ad arrivare all'arte cucinaria di Petronilla, un'arte che in breve si trasforma in resistenza per poi ridiventare pilastro della felicità casalinga ma anche fardello da cui liberasi.
Ma quante cose è stata questa nostra cucina del novecento?
Come sono grata al Calendario per avermelo fatto scoprire!
Negli stessi anni, o su per giù, in cui Petronilla svolgeva la sua opera didattica e divulgativa rivolta alle sue amichette, donnette alla buona, aspiranti angeli del focolare, Filippo Tommaso Marinetti propugnava la sua rivoluzione culinaria.
Un'ansia di innovazione e cambiamento, uno scontro ideale, metaforicamente rappresentato dall'impatto, dello stesso Marinetti, simbolicamente in bici con l'emblema della moderntà per l'epoca, il veicolo a motore.
All'alba del Novecento, il secolo del nuovo, la constatazione dei grandi mutamenti sociali e tecnologici in atto e la consapevolezza di nuove, imminenti, trasformazioni, si manifestò con un'esigenza di innovazione, di rottura, un drastico, forse e plateale, cambiamento delle forme espressive tradizionali per adeguarle l'accelerazione imposta dal dinamismo, dalla velocità, dei tempi moderni.
Quest'esigenza di innovazione si esprimeva in tutti i campi, arte, letteratura, musica, teatro, danza e anche in cucina.
Anche nella cucina bisognava rompere i ponti col passato, almeno questo postulava il Manifesto della cucina futurista pubblicato nel 1931 da Tommaso Filippo Marinetti.
Si rendeva necessario preparare “una agilità di corpi italiani adatti ai leggerissimi treni di alluminio che sostituiranno gli attuali pesanti di ferro legno acciaio” attraverso, tra l'altro “l'abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”, “l'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale” e “la creazione dei bocconi simultanei e cangianti”.
Della cucina futurista fu redatto un manuale, appunto La cucina futurista, tra proclami, banchetti, pranzi, aneddoti e dissertazioni, ricette, o, per meglio dire, formule dai dosaggi volutamente sommari per eccitare la fantasia dei cuochi futuristi i cui eventuali errori potranno spesso suggerire nuove vivande.
Ricette particolarissime, per gli accostamenti forse solo all'apparenza azzardati, per la forma e l'originalità della presentazione, ma anche semplicemente per la denominazione innovativa: “paradosso primaverile”, “antipasto folgorante”,“profumi prigionieri”, “come una nuvola”, parole in libertà”.
Lo stesso Marinetti aprì il primo ristorante futurista in Italia, a Torino, la Taverna del Santopalato, che però ebbe vita breve.
Molto e molto altro ancora su Filippo Tommaso Marinetti, il futurismo e la cucina futurista nell'articolo del nostro ambasciatore Juri Badalini per la Giornata Nazionale della Cucina Futurista del Calendario del Cibo Italiano AIFB.
Meno di una settimana fa ne parlavamo, tanto per cambiare a tavola, dalle anticipazioni l'articolo mi sembra assolutamente imperdibile, io corro a darci un'occhiata.

Ed ecco la mia formula futurista, la ricetta è intuitiva.
Insieme a tante altre formule della cucina futurista sicuramente da studiare se non sperimentare, potete trovarla qui

http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/


lunedì 16 maggio 2016

Vitel tonè



È carne e sa di tonno, strana combinazione tra terra e mare, pensare che all'inizio di tonnato, c'era solo il nome e anzi questo piatto “mare e monti”, probabilmente, è nato da Cuneo!
I percorsi del gusto sono spesso strani e tortuosi!
Di certo si sa, dai ricettari dell'800, che nell'alta pianura padana, in particolare tra Torino e Milano, si era diffusa una modalità di preparazione del vitello, ad uso di tonno, un tecnica che che rendeva le carni, soprattutto dei tagli meno nobili, tenere e delicate e, proprio per questo, particolarmente adatte agli stomaci deboli.
Pare che l'origine della ricetta fosse piemontese, probabilmente cuneese. A Cuneo già del medioevo era radicato il mestiere di acciugaio, che spesso serviva per mascherare il contrabbando di sale. Le valli cuneesi rappresentavano un importante snodo delle vie del sale, sentieri e mulattiere che collegavano la montagna al mare e permettevano l'approvvigionamento del vitale elemento. Da tempo immemorabile contadini e montanari seguivano questi percorsi che portavano al mare e tornavano con tanto sale coperto, per evitare i controlli dei doganieri, da uno strato di acciughe tanto che il commercio di acciughe divenne connaturato al contrabbando di sale.
Così le acciughe, diffusissime e a buon mercato, furono usate in molte preparazioni piemontesi tra cui questo piatto di carne.
Nelle ricette più risalenti, il vitello tonnato è realizzato con le acciughe, di tonno neppure l'ombra, anzi pare che l'espressione tonnè derivasse, con un francesismo piuttosto frequente nell'allora Ducato di Savoia, da tannè che in francese significa conciato.
si può pensare che tonnato volesse in un primo tempo significare cucinato come fosse tonno e che la ventresca sottolio sia stata aggiunta in un secondo tempo, probabilmente attratta dal nome del piatto” (G. Ballarini)
Sicuramente il tonno, insieme alle acciughe è presente nella ricetta contenuta ne “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi, che rappresenta nonostante il passare del tempo, dei gusti e delle mode uno dei pilastri della cucina italiana.
Di maionese ancora nessuna traccia fino agli inizi del '900 …. poi si sa sono arrivati i rampanti anni '80, gli yuppies, e questo piatto montanaro, complice forse di nuovo il francesismo, questa volta erroneo, fu uno dei simboli di un'epoca …. ora è divenuto un po' retrò e ci piace di più :-)
Con questo post partecipo alla Giornata Nazionale del Vitel Tonnè del Calendario del Cibo Italiano AIFB, nella pagina dedicata al calendario l'articolo della nostra ambasciatrice Antonella Eberlin sicuramente bello e interessante e tante squisite ricette.


1 kg. di girello di vitello
100 g. di tonno sott'olio
4 acciughe
una bella costa di sedano
due carote
olio q. b.
limone q. b.
¼ di cipolla
qualche ciuffo di prezzemolo
2 chiodi di garofano
1 foglia di alloro
Steccare il girello (legato e preparato dal macellaio) con due acciughe tagliate e ridotte in otto pezzi.
In una capiente pentola sistemare il sedano e le carote, precedentemente lavate e mondate, la cipolla steccata con i chiodi di garofano, l'alloro e il prezzemolo in abbondante acqua. Portare a bollore, salare, unire la carne facendo attenzione a che la carne sia coperta dall'acqua. Cuocere per un'ora e mezza, quindi prelevare la carne, eliminare lo spago, asciugarla, lasciarla raffreddare.
Nel frattempo preparare la salsa, Artusi usava il setaccio, noi un bel mixer ad immersione, con il tonno, due acciughe, olio e succo di tanto limone quanto basta per ottenere una salsa liquida, alla salsa finita unire un pugno di capperi.
Quando la carne sarà fredda tagliarla a fette sottili ricoprirla con la salsa e lasciarla ad insaporirsi uno o due giorni in frigo.
La ricetta è di Pellegrino Artusi


Per il post mi sono documentata qui:

http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/
















































domenica 15 giugno 2014

Shopska salata


Con questo caldo è proprio difficile avvicinarsi ai fornelli, così per la tappa bulgara delll'abbecedario culinario europeo ho pensato di preparare una freschissima insalata :-)
La shopska salata è uno dei piatti bulgari più conosciuti pur non essendo assolutamente tradizionale.
Infatti le insalate erano quasi del tutto sconosciute nella cucina tradizionale bulgara. Solo nel ventesimo secolo le insalate entrano nel panorama culinario bulgaro sotto la spinta dell'influenza della cucina europea.
In particolare la shopska, che prende il nome da una regione della bulgaria dove si produce il formaggio sirene componente principale dell'insalata, fa parte di un gruppo di piatti elaborati negli anni '50 dai migliori chef bulgari per ammiccare ai gusti dei turisti occidentali, che si volevano attrarre, e come tali serviti in tutti i ristoranti dedicati ai turisti.
Mentre gli altri piatti balkanturist si sono persi in un anonimo oblio la shopska, caratterizzata da accostamento particolarissimo di sapori, è rimasta, superando i limiti del menù turistico, diventando parte integrane della cucina nazionale bulgara.
Insomma la la bontà, il merito, paga, almeno in cucina :-)
Con questo post partecipo all'iniziativa Abbecedario Culinario della Comunità Europea che, per la Bulgaria, è ospitato dal blog Nastro di Raso.

300 g. di pomodori
1 cetriolo
2 peperoni rossi
1 peperoncino verde
½ cipolla
100 g. di formaggio feta
½ mazzetto di prezzemolo
olive nere
sale
olio e.v.o

Arrostire i peperoni, sbucciarli, pulirli privandoli dei semi, tagliarli a listarelle.
Tagliare i pomodori a fettine, i cetrioli prima a fettine poi a spicchi, le cipolle, sottilmente, ad anello. Tritare il prezzemolo.
In una capiente ciotola unire i peperoni, i pomodori, i cetrioli, le cipolle e il prezzemolo tritato, salare, condire con qualche giro di olio, mescolare bene. Trasferire in frigo fino al momento di servire.
Cospargere l'insalata con il formaggio sbriciolato, decorare con le olive e il peperoncino verde tagliato a rondelle
, servire fredda.
Per la shopska ho preso spunto qui, qui e qui


martedì 6 maggio 2014

Quanti modi di fare e rifare: Mini quiche lorraine


Questo mese, rispondendo all'ìnvito della Cuochina, siamo ospiti della cucina di Dany del blog Profumo di Zenzero e Cannella per imparare a preparare un classico della cucina francese: la quiche lorraine.
Anche quest'incontro si è rivelato una vera sorpresa!!!
In anni di girovagare culinario mi sono tenuta sempre bene alla larga dalla cucina francese sul pregiudizio che fosse troppo elaborata o addirittura stucchevole, ….., così, …. credendo di realizzare una sofisticata quiche …. ho trovato uno sfizioso rusticino, saporito, equilibrato e gustoso che ha letteralmente spopolato !!!!
Il mio piccolino che ama il formaggio come i vampiri l'aglio :-) ne ha divorati sei !!!
Chapeau!!!!
Ovviamente li rifaremo …. certo che li rifaremo :-)

Per la ricetta ho seguito esattamente le indicazioni di Dany, realizzando però delle mini mini quiche, dei bocconcini francesi, quasi finger food :-)

 pasta

200 g. di farina

90 g. di burro freddo

70-80 g. di acqua fredda

5 g. di sale


Nel kenwood, frusta K, velocità 2, impastare la farina con il burro e il sale fino ad ottenere uno sbriciolato sabbioso, aggiungere l'acqua (la quantità di acqua dipende dall'umidità della farina, nel mio caso ce ne sono voluti 80 g.) continuando ad impastare per pochi secondi, giusto il tempo di compattare il tutto. Avvolgere l'impasto con la pellicola per alimenti e trasferirlo in frigo per almeno 2 ore.


ripieno

100 ml di panna liquida

1 uovo

50 g. di fontina a pezzettini

qualche cucchiaio di parmigiano grattugiato

100 gr. di pancetta affumicata

sale

pepe


Mescolare la panna con l'uovo, il sale e il pepe, unire la fontina, la pancetta e il parmigiano. Si otterrà un composto piuttosto consistente.
Spianare la pasta brisée ad un altezza di 3-4 mm. Foderare le formine con la pasta, bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta, riempire con il ripieno creare un bordino arrotolando la pasta rimasta libera, cuocere a 180°, in forno statico già a temperatura, per circa 20 minuti, e, comunque fino a doratura del ripieno.
 

Al prossimo mese da Lucia con i tortelli di San Giovanni 

 

giovedì 20 marzo 2014

Rasols


Questo mese l'abbecedario culinario europeo fa tappa in Lettonia, un meraviglioso pase che ho iniziato a conoscere attraverso la ricerca delle tradizioni culinarie proprio grazie all'abbecedario.
Cucina eccellente, località incantevoli, ora la Lettonia si trova proprio in cima alla lista dei posti da visitare appena i bambini crescono un po' :-)
Uno degli alimenti principali della cucine lettone, come di molti altri paesi baltici, sono le patate, tra le appetitose ricette a base di questo ingrediente ho scelto di preparare, ed assaggiare :-) il rasols una tradizionale insalata di patate lettone.
Si tratta di una semplice e gustosissima insalata considerata un piatto di festa, infatti, è preparata in occasione di festività, compleanni e ricorrenze speciali.
A noi è piaciuta moltissimo, ovviamente non aspetterò un giorno di festa per riproporla :-)
Con questo post partecipo all'iniziativa Abbecedario Culinario della Comunità Europea che, per la Lettonia, è ospitato dal blog Briggishome.

3 patate medie
2 carote
½ mela (tipo granny smith)
100 g. di piselli surgelati
5 - 6 cetriolini sott'aceto
4 wrustel (100 g.)
200 g. di panna acida
200 g. di maionese
sale

Lessare le patate, lasciarle raffreddare, sbucciarle e ridurle a cubetti.
Lavare e sbucciare le carote, tagliarle a dadini, lessarle brevemente per 7 – 8 minuti, in acqua bollente salata, dovranno risultare cotte ma sode, scolare, lasciare raffreddare.
Lessare i piselli in acqua bollente salata per circa 10 minuti devono restare piuttosto sodi.
Tagliare a dadini i cetriolini, i wrustel e la mela.
Tutti gli ingredienti devono essere ridotti in pezzi più o meno delle stesse dimensioni ad eccezione delle patate da tagliare a cubetti un po' più grandi.
Mecolare la panna acida con la maionese, aggiungere i cetriolini e la mela a cubetti, lasciare riposare qualche ora in frigo, quindi unire le patate, i piselli, le carote e i wrustel a dadini, regolare di sale, mescolare bene.
Coprire con pellicola per alimenti e trasferire in frigo almeno per una notte per far si che gli ingredienti si insaporiscano e combinino al meglio.
Pare che il terzo giorno sia ancora più buona, non posso confermarlo, da noi non è durata così a lungo :-)
e, dopo un'insalata tanto leggera …. un buon bicchiere di kefir :-)
 

Per la ricetta ho preso spunto qui, qui e qui.

giovedì 20 febbraio 2014

Patè di ceci in nido di scarola




Questo mese the recipe-tionist è la carissima Carla Emilia del blog Un'arbanella di basilico potevo mai esimermi dal partecipare? del resto, nella mia cucina (quella reale) circolano spesso le sue ricette :-)
Quale occasione migliore per presentarne qualcuna delle mie preferite !!!
La scelta è caduta su questo sfiziosissimo finger food che propone un'accostamento insolito ma davvero indovinato tra scarole e ceci declinato in chiave piccante. Un'esperienza degustativa molto speciale, sorprendente: la scioglievolezza della verdura si fonde nella cremosità del patè di ceci mentre il piccante del peperoncino è esaltato dalle note frizzantine del limone. 
Arbanella ma quanto sei brava!!!!
Con questo post partecipo al contest The Recipe-tionist del blog Cuocicucidici che per il mese di febbraio ha come recipe-tionist Un'arbanella di basilico.

1 scarola
250 g di ceci già lessati
50 g di yogurt bianco
tabasco
1 limone non trattato
1 spicchio d'aglio
2 peperoncini rossi secchi
oliosale
parmigiano grattugiato

Pulire la scarola, lavarla e scolarla, ridurla a striscioline. In una capiente padella soffriggere aglio, olio e peperoncino, unire la scarola, cuocere a fuoco medio – alto coperto per circa 15 minuti. La scarola dovrà risultare cotta ma ancora consistente. Regolare il sale.
Passare al mixer i ceci con lo yogurt, la scorza grattugiata del limone, qualche spruzzo di tabasco (assagiare) e l'olio necessario ad ottenere una crema morbida.
Disporre nelle cocottine la scarola a forma di nido e, al centro, con l'aiuto sac-à-poche sistemare il paté di ceci. Cospargere di parmigiano grattugiato e passare sotto al grill qualche minuto per gratinare.


domenica 15 settembre 2013

Smörgåstårta


Siamo ancora in Svezia per presentare un piatto jolly, semplicissimo da preparare ma molto d'effetto.
La smörgåstårta è una torta salata, diffusa in tutti i paesi scandinavi e molto popolare in Svezia, un grosso tramezzino, variamente farcito e decorato in maniera particolare che si serve a fette, proprio come una torta.
Estremamente versatile, si trasforma completamente in base alle farciture e alle guarnizioni si presenta splendidamente al centro di un buffet, soprattutto in occasione di ricorrenze particolari, fa fare un figurone!!!
Per la verità questa fetta :-) di Svezia dimora da tempo nella mia cucina ... ho visto questa ricetta molti anni fa su cookaround e da allora ho avuto modo di esplorarne le declinazioni.
I ripieni possono essere i più svariati, secondo i gusti, di solito utilizzo la mousse al formaggio, al prosciutto, al salmone, ma va benissimo anche maionese, prosciutto e insalata … insomma, le soluzioni sono molteplici e tutte allettanti.
L'attenzione maggiore è rivolta alla decorazione finale, proprio come una torta, la smörgåstårta è decorata splendidamente, con richiami al ripieno, in modo da allettare la vista prima che il palato.
Quindi largo alla fantasia, sbizzarriamoci :-)
Non ho avuto tempo di preparare per quest'occasione una smörgåstårta, ma non volevo perdere l'opportunità di condividere questa delizia,
Perdonate le foto non sono state ma non pensate al momento dello scatto per essere pubblicate, comunque, funzionano :-)
Con questa ricetta partecipo all'iniziativa Abbecedario Culinario della Comunità Europea che, per la Svezia è ospitato dal blog, è ospitato dal blog Un Uomo Dal Bagno AllaCucina.

1 confezione di pane per tramezzini

per la mousse al prosciutto
150 g. di prosciutto cotto
100 g. di formaggio spalmabile
80 g. di panna da cucina
20 g. di parmigiano
(1 pizzichino di sale se necessario)

per la mousse al formaggio
250 g. di formaggio spalmabile
150 g. di ricotta
100 g. di panna da cucina
80 g. di parmigiano
erba cipollina (se piace)
(1 pizzichino di sale se necessario)


Preparare le mousse amalgamando gli ingredienti nel mixer. Assaggiare ed eventualmente aggiustare gli ingredienti.
Lasciare da parte almeno ¼ di mousse al formaggio per la guarizione.
Farcire il pane per tramezzini con le mousse alternando, per ogni strato, il ripieno.
Ho dato una forma molto semplice alla mia smörgåstårta, limitandomi a sovrapporre i rettangoli di pane, ma è possibile sagomare il pane per realizzare delle forme più fantasiose.
Ricoprire la torta con la rimanete mousse al formaggio, tenendone da parte ancora un po' per la decorazione finale.
Trasferire in frigo, lasciarla riposare 10 – 12 ore, se possibile, coperta.
Poi ... spazio alla fantasia …. io ho usato un tipo particolare di lardo, della rucola, ciuffetti di mousse al formaggio e semi di sesamo… le combinazioni sono infinite!!!!