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mercoledì 17 maggio 2017

Crostata di miele e mandorle


Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra il miele, alimento antico e prezioso, il cibo degli dei, forse il primo dolce e sicuramente l'unico dolcificante conosciuto almeno fino al medioevo.
Sul sito e nella pagina facebook stupende ricette a base di miele e una scheda di approfondimento.
Io ho preparato una crostata di miele e mandorle che ho assaggiato quest'estate in vacanza e che ho portato con me come dolcissimo souvenir.
Dalle vacanze si torna sempre con qualcosa no? :-)


400 g. di miele millefiori
400 g di mandorle tostate
100 g. di zucchero
scorzette d'arancia tagliate a listarelle sottilissime (a piacere e secondo i gusti)

400 g. pasta frolla classica

per completare
diavolini

Stendere la pasta frolla ad uno spessore di circa un dito, disporla in una teglia rettangolare (26x40) protetta da carta forno, bucherellare leggermente, coprire con un foglio di carta da forno e ricoprire con legumi secchi.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per circa 20 minuti, la base è pronta quando è bella dorata.
Eliminare i fagioli e la carta da forno, lasciare raffreddare.
Sistemare il miele e lo zucchero in una pentola, cuocere a fuoco medio, appena il composto inizia a fare le bolle abbassare la fiamma al minimo e continuare la cottura. Quando il miele comincia a scurirsi far cadere una goccia in un piattino leggermente inumidito, attendere un secondo e arrotolarlo con il dito sul piatto, se si forma una pallina il ripieno è pronto. Se il composto dovesse risultare ancora morbido e non si appallottola continuare la cottura attendere qualche minuto e rifare la prova. Quando si forma la palla unire rapidamente le mandorle precedentemente tostate e le scorze di arancia a listarelle sottilissime (queste ultime secondo i gusti si possono omettere).
Mescolare e subito stendere sulla base di crostata già cotta lisciare (si liscia da sola) completare con i diavolini. Tagliare a quatrotti.

http://www.calendariodelciboitaliano.it/

giovedì 9 febbraio 2017

Les abricotines di Laudrée



Il mese scorso le nostre cucine si sono trasferite in Francia, abbiamo imparato a fare i macaron partendo dalla ricetta di Pierre Hermé adattata da Ilaria con le sue infallibili tecniche acquisite nel tempo.
Mentre mi preparavo all'impresa ho iniziato a fare pratica di macaron partendo dalle loro cuginette campagnole di Laudrée.
Siamo nel bellissimo blog di Patrizia, The Recipe-tionist di gennaio - febbraio, una meraviglia dopo l'altra, davvero solo l'imbarazzo della scelta.
Presa dalla foga dei macaron mi è piaciuta l'idea di cimentarmi con le abricottines che si sono rivelate una deliziosa scoperta, bellissime, d'effetto, squisite e sostanzialmente semplici da preparare, e un magnifico presagio per l'altra più ardua impresa :-)
Con questo post partecipo a The Recipe-tionist che per gennaio - febbraio 2017 è ospitato dal blog Andante con gusto.


per circa 30 abricotines:

170 g di zucchero a velo + 30 g per lo spolvero
215 g di farina di mandorle
35 g. di farina 00
6 albumi
i semini di ¼ di bacca di vaniglia
40 g di zucchero semolato
85 g di mandorle in scaglie non tostate
300 g di composta di albicocche


Setacciare lo zucchero a velo e la farina di mandorle quindi mescolarle con attenzione in una grossa ciotola insieme alla farina. Montare gli albumi a neve. Quando diventano bianchi e spumosi, non devono essere né troppo fermi né troppo morbidi, unire i semini di vaniglia e lo zucchero semolato, aumentare la velocità e sbattere fino a neve fermissima.
A mano, con la spatola, incorporare delicatamente ai bianchi, la miscela di farine e zucchero, con movimenti circolari dal centro verso l'esterno della ciotola e ruotando contemporaneamente il recipiente. Il composto dovrà essere liscio ed omogeneo ma ancora ben gonfio.
Con l'aiuto di un sac à poche con bocchetta liscia da 10 mm formare dei piccoli dischi di 2 cm di diametro su una teglia protetta con carta da forno. Cospargere i dischetti con le mandorle a scaglie facendo attenzione che siano tutte piatte sul biscottino.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 170° per circa 10 minuti (nel mio forno) devono leggermente dorarsi.
Sfornare, lasciare raffreddare, unire le semisfere a due a due con la composta di albicocche, spolverare con zucchero a velo.



http://www.cuocicucidici.com/2017/01/the-recipe-tionist-di-gennaio-febbraio-e.html

domenica 18 dicembre 2016

I susamielli


Fra una settimana è Natale, la Cuochina ci invita a fare Natale insieme allestendo un menù comune con le nostre ricette preferite.
Era parecchio che ci pensavo ... prossimo anno devo fare i susamielli … prossimo anno ….. e prossimo ancora …. :-) ci voleva la Cuochina per farmi decidere.
I susamielli sono dolci antichi, frutto dell'inventiva delle suore cuciniere, le cui origini si perdono appunto nelle cucine dei monasteri, nella grande tradizione della pasticceria conventuale napoletana.
Le cucine dei conventi sono state infatti per secoli, almeno tra il il cinquecento e l'ottocento, le migliori e più grandi pasticcerie napoletane.
II conventi, operando di fatto in regine di concorrenza, si specializzarno nella produzione e vendita di prelibati pasticcini che divennero una delle loro principali fonti di reddito oltreché di vanto. Le ricette, segretamente custodite, garantivano l'esclusiva della produzione tant'è che spesso al dolce era dato il nome del convento.
Non è però questo il caso dei susamielli che pare si chiamassero così per la presenza sulla superfice di semi di sesamo, i sesamielli, forse il ricordo di una qualche derivazione araba pervenuta attaverso i contatti, la circolazione di ricette, frequente e comune nei monasteri del Regno di Napoli, con la cucina siciliana.
La forte presenza del miele unita alla decisa aromatizzazione, la struttura del dolce, nonché la tecnica di preparazione, testimonia la l'estrema risalenza della ricetta, sicuramente conosciuta, diffusa e praticata molto prima del 1500.
E' del 1509 infatti una prammatica del Regno di Napoli che cita i susamelli inseme a maccarune, ceppole (zeppole), vermicelli, taralli, prodotti di consumo comune per la popolazione napoletana attestandone quindi la radicazione nei costumi alimentari di Napoli.
Indovinate un po' chi si è laureata con una tesi proprio sulle prime consolidazioni prammaticali del '500 :-)
I susamielli hanno una consistenza particolare, quasi gommosa, 'nghiummuso, come si dice dalle mie parti, ed infatti il termine susamiello è anche utilizzato per indicare qualcosa di pesante, fastidioso da sopportare, in effetti ci vuole un po' per masticarlo :-)
È un dolce che si impara ad apprezzare col tempo, con l'età, forse diventando antichi pure noi :-)

I miei più sinceri auguri di un sereno Natale

200 g di farina,
200 g di miele
80 g di zucchero,
100 g di mandorle sbucciate
100 g di scorzette di arancia e mandarino candite
la scorza grattugiata di due mandarini
1 pizzico di pisto (un mix di cannella, pepe bianco, chiodi di garofano e noce moscata in polvere)
5 g di ammoniaca per dolci

Tritare le mandorle e i canditi separatamente.
Sulla spianatoia mescolare farina, zucchero, mandorle, canditi, pisto, scorza grattugiata e ammoniaca, formare una fontana. Sciogliere il miele, versarlo bollente nel mezzo della fontana. Mescolare prima con un cucchiaio di legno, poi impastare con l'aiuto di una spatola quindi, quando l'impasto si è un po' raffreddato, a mano. Dividere la pasta in tanti pezzi da circa 65 g, formare dei bastoncini piuttosto spessi, foggiarli ad esse, allinearli su una teglia protetta da carta forno, sistemare tre mandorle come decorazione, spennellare con acqua.
Infornare in forno statico a 180° per circa 15 minuti.
Attenzione come potete vedere scuriscono facilmente.
Lasciare riposare qualche giorno.

La ricetta è presa da La cucina della Campania di Anna e Piero Serra
La prammatica citata si trova qui



http://quantimodidifareerifare.blogspot.it/2016/11/quanti-modi-di-fare-natale-con-noi.html 

giovedì 15 dicembre 2016

Sablés di mandorle e gorgonzola




Eccomi di nuovo all'appuntamento con The Recipe-tionist, questo mese sono riuscita a non mancare, era un po' che me lo ripromettevo, adoro sbirciare nella cucina degli altri, sperimentare ricette e assaggiare :-)
Del resto proprio la curiosità e la condivisione è stata la molla che ci ha spinto un po' tutte qui sulla rete, prima solo a sbirciare, cucinare e mangiare :-) poi a pubblicare, fotografare ...
Questo mese siamo da Francesca, nel blog Ricette e Vignette, quanto c'era da vedere e da assaggiare!
Ho scelto questi sfiziosissimi biscottini salati, i sablés mandorle e gorgonzola, mi intrigava molto l'accostamento del gongonzola alle mandorle tanto che ho pensato di accentuarlo usando del gongonzola piccante, mi sa di non aver proprio sbagliato …. svaniti, finiti, volatilizzati in men che non si dica …. mi toccherà rifarli :-) magari per le prossime feste, già li immagino con una morbida mousse magari alla crescenza ed accompagnati da bollicine ….
Con questo post partecipo a The Recipe-tionist di Novembre Dicembre 2016  che è ospitato dal blog Ricette e Vignette.


125 g farina di riso
85 g farina di mandorle
30 g amido di mais
70 g gorgonzola piccante
60 g burro
50 g di mandorle tritate grossolanamente
1 cucchiaino di sale fino
pepe nero al mulinello q.b.
1/2 cucchiaino di bicarbonato
per decorare
qualche mandorla spellata
latte q.b.
sale fino q.b.

In una ciotola setacciare le farine e l'amido, unire il bicarbonato, il sale e pepe, mescolare, quindi aggiungere le mandorle tritate grossolanamente, mescolare ancora.
Sciogliere a bagnomaria il burro con il gorgonzola tagliato a pezzetti, versare nella ciotola con gli ingredienti secchi, mescolare con una forchetta fino a che il composto non comincerà a compattarsi, se necessario aggiungere qualche cucchiaio di acqua fredda. Proseguire a mano sulla spianatoia fino ad ottenere un impasto compatto.
Formare un rotolo lungo circa 30 cm con diametro circa 5 cm, avvolgerlo con una pellicola trasparente, lasciare riposare in frigo almeno 2 ore.
Trascorso il tempo prescritto estrarre il rotolo dal frigo, togliere la pellicola e tagliarlo a fette spesse circa mezzo centimetro. Sistemare i sablés su una teglia protetta da carta forno, spennellare con poco latte, decorare con una mandorla al centro, spolverizzare con un pò di sale fino.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per circa 12-15 minuti finchè non sono ben dorati in superficie.

Le vostre ricette di NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

domenica 13 novembre 2016

Quanti modi di fare e rifare gli amaretti di Nicola


Buongiorno e buona domenica, oggi la Cuochina ci porta nella cucina di Clara eNicola, impareremo a preparare gli amaretti di Nicola, dolcissimi e deliziosi biscottini che Clara prepara a Nicola ogni anno, per il suo onomastico.
Gli amaretti proprio mi mancavano, non ho mai apprezzato molto quelli industriali dallo spiccato quanto artificiale aroma di mandorle.
Ma quelli di Nicola sono proprio un'altra cosa prelibati, scioglievoli, davvero unici!
Quante cose impariamo con la Cuochina, quanti piatti entrano nelle nostre cucine per non uscirne più!
Ed ora con il nuovo menù 2017 ne cucineremo delle belle, non vedo l'ora!



500 g di mandorle pelate
500 g di zucchero a velo
3 albumi.

Nel mixer tritare le mandorle con qualche cucchiaio di fzucchero a velo fino ad ridurle a farina-.
Un una capiente ciotola unire le mandorle, il rmanente zucchero a velo, gli albumi, impastare a mano
Con l'impasto ottenuto formare delle polpette di circa 3 cm di diametro, sistemarle su una teglia protetta di carta forno, non schiacciare si abbasseranno da sole durante la cottura.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 140 ° per 15 - 20 minuti, devono leggermente dorarsi. 



Quanti modi di fare e rifare

 

Ci vediamo il mese prossimo, saremo da Vittoria per cucinare i suoi biscotti allo zenzero

https://semplicesemplice-vittoria.blogspot.it/2012/12/biscotti-allo-zenzero-e-buon-natale.html

mercoledì 14 settembre 2016

I biscotti di Prato



Confesso l'ignoranza e chiedo scusa, non sapevo che non fossero cantucci, eppure ne ho inzuppati tanti nel vin santo :-)
Proprio per questo facciamo il Calendario, per conoscere, imparare, condividere.
I cantucci c'erano da prima, sono biscotti antichi, semplice pan dolce aromatizzato all'anice, affettato e tostato.
I forni di Prato, rinomatissimi per la pregevolezza soprattutto del pane bianco, ne producevano già nel medioevo una versione dolce che veniva anche biscottata per facilitarne la conservazione, il pane bianco, per di più dolce, era merce costosa, non si doveva sprecare!
La pare terminale di questi pani biscottati, il cantuccio, più duretta, magari bruciaticcia, meno costosa e quindi più accessibile e popolare, diede poi nome ai biscotti, i cantucci.
I biscotti sono arrivati dopo, sono frutto della genialità di un pasticciere pratese, Antonio Mattei, già fabbricante di cantucci, che nell'ottocento cominciò a produrre oltre a cantucci e mantovane dei biscotti, i suoi biscotti, ricchi di mandorle e pinoli, croccanti e prelibati, che incontrarono tanto successo da essere denominati dagli stessi dai pratesi garibaldini perchè avevano una marcia in più, davano carica :-)
Il resto è storia ….
Ingrediente segreto o accurata scelta degli ingredienti non è dato sapere.
Se fosse un segreto sarebbe sulla bocca di tutti perché la ricetta è conosciuta e realizzata un po' da tutti i pasticcieri pratesi, questa che vi propongo è di Paolo Sacchetti trovata fortunosamente tra gli appunti di un suo corso che ho seguito qualche anno fa …. magari non volendo riusciamo a carpire qualche segreto :-)
Nella pagina dedicata al Calendario ci aspetta il bellissimo articolo della nostra ambasciatrice, la mia amica Sara Sguerri del blog  Pixelicious che ci spiegherà  storia  e segreti dei Biscotti di Prato, io vado a gustarmi i suoi biscottini, venite con me ….


500 g. di farina
300 g. di zucchero
3 uova
3 tuorli
250 g. di mandorle
50 g. di pinoli
i semini di mezzo baccello di vaniglia
la scorza grattugiata di mezzo limone

1 uovo sbattuto
zucchero



Sistemare la farina a fontana sulla spianatoia, al centro disporre lo zucchero, gli aromi e le uova, mescolare delicatamente facendo attenzione a non utilizzare la farina unire le mandorle e i pinoli lascianoli insaporire per qualche minuto nel composto di uova e zucchero aromatizzati.
Lavorare prima gli ingredienti posti al centro unendo man mano la farina. Lavorare poco, l'impasto deve restare morbido, i filonconi dovranno sedersi.
Formare 4 filoncini, sistemarli su una teglia protetta da carta forno. Spennellare con l'uovo battuto e spolverare di zucchero (io non l'ho fatto perche non amo la spennellatura con uovo a meno che non sia assolutamente necessaria).
Cuocere in forno statico già a temperatura a 210° per 15 minuti, sfornare.
Lasciare intiepidire, prima che si raffreddino completamente tagliare a fette spesse 2 – 3 cm.
I biscotti sono pronti e non necessitano di ulteriore tostatura.


Io però quache minuto li ho ripassati in forno, amo il bruciaticcio :-)



e i cantucci ....  ci sono anche quelli :-)



Per il post mi sono documentata qui:

https://ilfogolar.blogspot.it/2009/04/cantucci-o-biscotti-di-prato.html


 
http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/


domenica 29 maggio 2016

Torta persiana dell'amore per Re-Cake 2.0


C'era una volta, tanto tempo fa, in un posto lontano lontano sperduto da qualche parte nella Persia, una ragazza dai lunghi capelli neri, raccolti in grosse trecce, perdutamente innamorata di un principe dai profondi occhi castani.
Ma il principe, per quanto ella facesse, non ricambiava il suo amore.
La ragazza lo amava, per lei il principe era divenuta un'ossessione, un pensiero costante che riempiva le sue giornate, tra giardini ricolmi di rose e padiglioni ombreggiati da sete variopinte, immerse in un miscuglio di ammiccanti aromi orientali.
Impazzire od averlo, le alternative erano poche.
La donna sublimo il suo amore in un dolce nel quale raccolse le spezie e gli aromi che riflettevano la sua passione e le rose, simbolo dell'amore, uniti agli ingredienti più pregiati.
Possiamo solo immaginare con quali amorevoli gesti e con quanta devozione preparò quel dolce.
Quindi lo offrì, intriso di un dolce aromatico sciroppo, ricoperto da petali di rose, rosse come il suo amore, cadute come tante lacrime.
Una torta fatta con amore che trasudava passione, una torta dell'amore…...
E poi? Il principe assaggio il dolce? Si accorse della ragazza? Vissero felici e contenti? … o altro?
Non è dato saperlo, qui si ferma la rete :-)
La risposta la può dare solo il dolce, assaggiandolo si può comprendere :-)

Con questo post partecipo a Re-Cake 2.0.
Questo mese ci sono riuscita!


Per la torta
250 ml di yogurt naturale
1 cucchiaino di lievito per dolci
6 uova
220 g di zucchero di canna
150 g di farina di mandorle
150 g semolino
6 bacche di cardamomo
60 g di pistacchi tritati
1 pizzico di zafferano
2 cucchiai di acqua di rose
100 ml di latte di mandorla
la buccia grattugiata di 1 limone

Per lo sciroppo
succo e scorza di 1 limone
125 ml di acqua
125 g di zucchero di canna
2 cucchiai di acqua di rose

Schiacciare i semi delle bacche di cardamomo, tritare i pistacchi, mettere da parte.
Versare il latte in una pentolina, aggiungere i pistilli di zafferano, scaldare a fiamma bassa.
Nella planetaria, velocità media, frusta K, sbattere le uova e lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro, denso e cremoso, unire lo yogurt, la farina di mandorle, il semolino e il lievito. Continuando ad impastare aromatizzare con il cardamomo, la scorza di limone e i pistacchi tritati ed, in ultimo, l’acqua di rose unita al composto di latte e zafferano, amalgamare bene.
Versare l'impasto in un stampo circolare di 24 cm di diametro, protetto da carta forno, o. ancora meglio, in uno stampo in silicone senza carta forno, livellare.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per almeno 45 minuti coprendo con carta alluminio se il dolce dovesse scurirsi troppo.
Nel frattempo preparare lo sciroppo.
In un pentolino unire all'acqua il succo e la scorza del limone, lo zucchero e l'acqua di rose, portare ad ebollizione e lasciare sobbollire per almeno 5 minuti.
Lo sciroppo deve leggermente addensarsi.
Una volta cotta sformare la torta e distribuire lo sciroppo sulla superficie con l'aiuto di un pennello.
Sformare.
Decorare con petali di rosa e pistacchi tritati.



http://re-cake.blogspot.it/2016/05/torta-persiana-dellamore-14.html

mercoledì 2 marzo 2016

Il boorma per l'Abbecedario culinario mondiale



L'Abbecedario ci porta in Armenia cioè ci apre le porte del mondo perché, a seguito della diaspora, il popolo armeno si è disperso per il mondo, tanto che la maggior parte degli armeni vive all'estero.
Un popolo disperso rischia, nell'omologazione, di perdere la propria identità a meno che non riesca a conservare i propri elementi identitari, lingua, religione, tradizioni e, tra queste, ovviamente, la cucina.
La ripetizione di gesti antichi, simbolici, la permanenza di sapori, profumi, colori di famiglia, di casa ed insieme con essi i ricordi, la narrazione, la memoria, può essere uno strumento per preservare la cultura di un popolo che, altrimenti, nella conformazione potrebbe risultare assorbita, assimilata dalla cultura dominante.
Non a caso nella diaspora le tradizioni, anche culinarie, si sarebbero preservate con maggiore forza che in madrepatria dove maggiore sarebbe stata l'assimilazione determinata dall'imposizione del modello russo – sovietico.
Cercando ricette armene sono incappata in un meraviglioso blog che si propone di preservare un patrimonio culturale della cucina armena, una ricetta alla volta. 
Preservare per perpetuare e trasmettere.
Così un po' d'Armenia è entrata anche nella mia cucina :-)
Il boorma è un particolarissimo dolce armeno dalla forma unica, originale, realizzato con gli stessi ingredienti della paklava, ma con una diversa tecnica di preparazione anch'essa originale ma semplicissima, che ne fanno però un dolce diverso, più aereo, leggero e delicato.
Il boorma come la paklava esprime la cultura dell'ospitalità, del dono, della cura, resa al meglio dalle meravigliose sequenze del film “Quella strada chiamata paradiso” che possiamo rivedere qui.
Come dice Robyn se vi piace la paklava vi innamorerete del boorma.
Noi ci siamo innamorati :-)
Con questo post partecipo all'Abbecedario culinario mondiale che per l'Armenia è ospitato dal blog La cucina di Cristina.


225 g. di pasta fillo
225 g. di mandorle e pistacchi tritati
1 cucchiaio e ½ di zucchero
½ cucchiaino di cannella
100 g. di burro

Sciroppo semplice
½ tazza d'acqua
1 tazze di zucchero
una goccia di succo di limone


Fondere delicatamente il burro in un pentolino a fuoco medio. Togliere dal fuoco, lasciare riposare per 5 minuti. Raccogliere il burro chiarificato in una ciotola separandolo dalla parte acquosa rimasta sul fondo della pentola.
Preparare lo sciroppo.
Scaldare lo zucchero e l'acqua in un pentolino fino a quando lo zucchero non si sarà sciolto quindi aggiungere il succo di limone, lasciare raffreddare, usare freddo.
Disporre la pasta fillo sul piano di lavoro, coprirla con un panno asciutto.
Mescolare i pistacchi e le mandorle con lo zucchero e la cannella.
Prendere un singolo foglio di pasta fillo e piegarlo a metà. Spennellare con burro fuso insistendo, in particolare, sui bordi
Cospargere un cucchiaio del composto sulla parte superiore della pasta in maniera uniforme.
Posizionare una bacchetta di legno (io ho usato in cucchiaio di legno con un manico piuttosto lungo) sul margine della pasta più vicino a noi, arrotolare la pasta su sé stessa intorno al legno piuttosto strettamente. Compattare. Posizionare le mani su entrambe le estremità del rotolo, premere dall'esterno verso il centro facendo arricciare la pasta. Far scorrete delicatamente il boorma lungo il legno e posizionarlo su una teglia protetta da carta da forno. É più facile a farsi che a dirsi, il video esemplificativo è qui.
Continuare fino ad esaurimento degli ingredienti.
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per circa 10 minuti (nel mio forno) o, comunque, fino a quando il boorma è dorato.
Raffreddare completamente.
Tagliare i boorma a fette e solo al momento di servire, sui boorma da servire, lasciare cadere qualche goccia di sciroppo.



L'Abbecedario Culinario Mondiale!

Per il post mi sono documentata qui e qui.
Un grazie alla mia amica Francesca che mi ha parlato tanto del film "Quella strada chiamata paradiso"  e che, qualche anno fa, oltre che a vedere il film mi ha spinto leggere  il libro di Sonya Orfalian "La cucina d'Armenia".

giovedì 31 dicembre 2015

I “sospiri” di Natale


Un soffio liquoroso, un tempo si diceva spiritoso, che pervade la vellutata, evanescente, a tratti decisa, consistenza.
Questi “sospiri” sembrano rubati ai tavolini da tè delle nonne, dolci d'altri tempi che ora non si usano più.
E infatti provengono dai ricordi ….. ancora una volta di un'impagabile amica.
Quanti racconti in questi anni …. quante memorie … esistenze intrecciate e districate … e chiacchiere …. e lacrime e risate …. e tante ricette, da fare e da assaggiare ...
Perdiamoci nel sapore dolce amaro di questo “sospiro” …

. ma solo per il momento :-)


200 g. (circa) di pan di spagna
2 pizzichi di pisto
5 fichi secchi
100g. di mele cotogne semicandite
1 manciata di mandorle
2 cucchiai di confettura di amarene
cacao
rum e strega



per la copertura
Cioccolato fondente al 72%



Passare nel mixer le mele cotogne fino ad ottenere un composto quasi cremoso.
Tritare grossolanamente le mandorle.
Tritare finemente i fichi secchi.
Nel kenwood, velocità 1, frusta K, unire via via il pan di spagna, le mele cotogne, la confettura di amarena, i fichi, il pisto, qualche cucchiaio di cacao, un bicchierino tra rum e strega.
Impastare a lungo aggiungendo eventualmente altro cacao o altro liquore per ottenere un composto dalla giusta consistenza.
Unire le mandorle, lavorare ancora fino ad ottenere un composto ben amalgamato ma ancora piuttosto umido.
Le dosi sono indicative, bisogna osservare, saggiare ed assaggiare :-)
Trasferire in un contenitore ermetico e lasciare riposare in frigo per qualche ora, anche per un'intera giornata.
Formare delle cupolette (le mie erano circa 30 g. l'una, che ci volete fare sono maniacale), ricoprire con cioccolato temperato o, in alternativa rotolare nel cacao in polvere.