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venerdì 17 aprile 2020

Assoluto di piselli



In questa strana condizione di sospensione in cui ci troviamo il contatto con la realtà, con l'altro, è diventato il virtuale.
Non so come, spontaneamente ed insieme, ci siamo ingegnati a trovare collegamenti, contatti, connessioni man mano che ci sentivamo isolati, relegati in questa monade dalle pareti trasparenti, forse illusorie, in cui si è trasformata la nostra esistenza.
L'uomo vive ed è tale solo in relazione, non può prescindere dal contatto con gli altri, l'umanità si cerca e si trova, comunque.
Ed è cosi che in tarda serata, finite le mie dodici ore buone di lavoro, molto smart, tra chat, mail, conference piantata in cucina di spalle ai fornelli, mi ritrovo a seguire virtualmente un reale, umanissimo, chef che regala, e si vede che lo fa per passione, perle di poesia culinaria, di mestiere e di arte.
Sto li, come fossi a Vico o su, in quello spettacolo di Montechiaro, a guardare lo chef che cucina e inspiegabilmente mi ritrovo a fianco amici d'infanzia, amiche di blog, conoscenze reali e virtuali ed emeriti sconosciuti di cui riecheggiano commenti, saluti e brevi storie di vita in una chiacchiera collettiva, corale.
Come nelle prime radio libere degli anni '70 … le ricordate? Qui in Campania spopolavano con le telefonate in diretta, i saluti, le dediche.
E il nostro chef è il d. j. che mentre minestra una pasta elargisce raccomandazioni, ammaestramenti di cucina, forse anche di vita.
Cosi mi sono ritrovata a preparare piatti stellati …
Questo è l'assoluto di piselli o almeno il mio ricordo …

L'ho scelto come piatto di recupero da condividere con gli amici di MTChallange.
Di per sé è già recupero perché utilizzando i baccelli dei piselli non si scarta nulla, per completare il tema ho sostituito i gambi ai cipollotti e ricavato dagli stessi la polvere bruciata.
Come vedete con poche varianti diventa tutto recupero.

Ingredienti per 4 persone

1 kg di piselli in baccello
200 g di spaghettini spezzati
2 gambi di cipollotto nocerino
50 g di guanciale, un fondo
2 cucchiai di pecorino
olio extravergine di oliva
sale
pepe

polvere di gambo di cipolla bruciata

Per tempo preparate la polvere di cipolla bruciata.
Sistemate un gambo di cipollotto affettato sottilmente su una teglia protetta da carta da forno e lasciatelo in forno a 70°, modalità ventilata, per qualche ora finché non si sarà essiccato abbrustolendosi leggermente. Attenzione a controllare la cottura, nel mio forno che purtroppo non mantiene bene le temperature lascio uno spiraglio aperto realizzando una sorta di cottura a valvola aperta, controllando spesso e coprendo con alluminio se è il caso.
Una volta fredda, frullate la cipolla essiccata poi passatela con un setaccio per raccogliere la polvere.
Sbucciate i piselli tenendo da parte le bucce.
Sciaquate i piselli e lavate benissimo (io ho usato l'amuchina perché non conoscevo la provenienza dei piselli) le bucce.
Trasferite le bucce in una capiente pentola coprite di acqua e condite con olio e sale.
Portate a cottura le bucce, dovranno diventare molto tenere, quindi passatele col frullatore ad immersione e colate il passato ottenuto attraverso un setaccio.
Nel frattempo soffriggete i gambi di cipollotto ridotti a fettine, lo chef consiglia di fargli prendere un gusto di soffritto, “è più buono”. Unite i piselli, salate e lasciate insaporire quindi unite acqua calda e portate a cottura i piselli.
Una volta pronti passate i ¾ dei piselli lasciando i rimanenti da parte per la decorazione.
Unite parte del brodo di bucce nel passato di piselli, portate a bollore e calate la pasta.
Controllate la cottura della pasta aggiungendo se necessario altro brodo di bucce.
Al termine la pasta deve risultare ancora un po' liquida, nel riposo si addenserà.
Quasi a cottura unite il guanciale ridotto a dadini e tostato in padella, mescolate, lasciate insaporire. Regolate di sale e pepe.
Fuori dal fuoco mantecate con il pecorino e, se necessario, con poco brodo di bucce.
Lasciate riposare per un minuto, sarà caldissima, servite completando con la polvere di cipolla bruciata.


lunedì 6 gennaio 2020

Un sufflé glace per MTC



Chi ben comincia … e cominciamo :-)
Riprendiamo a cucinare per il nostro amato MTC ricordando le sfide e riproponendo i piatti più significativi che hanno caratterizzaato la sfida più famosa del web.
Ma cosa è l'Mtchallenge? Sfida, gara, attese, elucubrazioni, prove, assaggi, succulenti piacevolissimi articoli, scuola, tanta scuola, ma soprattutto trasmissione di conoscenze e competenze globale e trasversale. Un arricchimento a 360°, per tutti.
Tra sfida, approfondimenti, tema del mese abbiamo conosciuto e potuto replicare nelle nostre cucine ricette superlative, solo il meglio e il più affidabile in MTC, declinando tutto lo scibile della cucina italiana ed internazionale.
MTC ci ha fatto deliziare!
In questo FLASH MOB riprendiamo alcune delle ricette della sfida per ritornare a cucinare insieme con MTC.
Per me l'occasione giusta per provare il sufflé glace, una sfida in cui non mi sono cimentata ma che mi ha sempre intrigata e soprattutto di iniziare il nuovo anno insieme con MTC.

Soufflé gelato allo yogurt ripieno di composta ai frutti di bosco

250 g di yogurt bianco
3 albumi
200 g di zucchero a velo
100 ml di acqua per lo sciroppo
200 ml di panna montata

composta di lamponi

Rivestite con carta forno degli stampi da soufflè facendola sbordare per 5 cm e fissate con spago da cucina.
(Per me è stata la parte più difficile, ho sudato letteralmente quattro camice :-) consiglio a chi, come me, è dotato di poca manualità di anticipare per tempo questo passaggio)
Mettete al fresco.
Preparate la meringa italiana
Montate gli albumi a neve fermissima.
Preparate uno sciroppo con lo zucchero a velo e l'acqua, fate sciogliere sul fuoco fino ad avere uno sciroppo piuttosto denso.
Versate lo sciroppo negli albumi montati a neve continuando a sbattere il composto fino a quando non sarà freddo, poi passate in frigo fino a raffreddamento
Montate la panna.
Versate lo yogurt in un recipiente, unite la panna montata, incorporate gli albumi.
Versate nei contenitori e mettete in freezer, dopo circa un'ora (o non appena saranno rappresi) tirateli fuori, prelevate due cucchiaini di composto dal centro, in modo da creare un piccolo buco, io qui ho inserito un cucchiaino di composta nel sufflé, e richiuso con parte del composto prelevato, rimettete in freezer per almeno 6 ore.
Prima di servire rimuovere la carta, completare con lamponi freschi.

Ho preferito inserire la composta all'interno del sufflé piuttosto che completare alla fine, come nella ricetta, per il timore che il sufflé si sciogliesse a contatto con gli zuccheri della composta cosa che mi capita puntualmente ogni volta che decoro un gelato con sciroppi, gelatine dolci ecc.
Ovviamente vi consiglio di provare come nella ricetta originale.

venerdì 14 dicembre 2018

Il nostro tour alla Fiera del Tartufo di Alba. I palazzi del Gusto. Palazzo Alfieri.




Prosegue il nostro reportage sulla partecipazione di MTChallenge alla fiera del tartufo bianco di Alba.


Dopo la mostra di Chagall, una chicca che l'Amministrazione Comunale di Asti ha voluto regalarci nel contesto di un'ospitalità accurata, perfetta e premurosa, siamo passati dalle meraviglie degustative in un percorso che ha coinvolto davvero tutti i nostri sensi.

Con ancora negli occhi immagini geniali, delicate, colorate, floreali di Chagall siamo state introdotte nella sala della mostra mercato, immerse nel tartufo, inebriate dal profumo intenso e poderoso che ci ha avvolto conducendoci direttamente allo showcooking condotto a due mani da due stelle Michelin Walter Ferretto, chef de Il Cascinale Nuovo e Andrea Ribaldone, chef dell'Osteria Arborina nonché volto familiare alle platee televisive del mezzogiorno.


La realizzazione del piatto, uno spettacolo nello spettacolo.
Introdotto e descritto da Andrea Ribaldone, Walter Ferretto si è prodotto nella realizzazione di un piatto eccezionale nella sua essenzialità.



Difficile ed insidioso come tutti i piatti “semplici”, il cardo gobbo di Nizza, acciughe ed uovo morbido, accompagnati da tartufo come se piovesse, ci ha travolto.

Come ogni piatto d'eccezione si racconta, non si rifà.

Ed ecco il cardo gobbo di nizza saltato, accompagnato da un'equilibrata salsa di aglio, acciughe e crema di latte, a ricordare una bagna cauda, uovo cotto a bassa temperatura, cialda di tartufo e tartufo, uno spettacolo sensoriale soprattutto quando accompagnato da un eccezionale barolo.


Tutto perfetto!

A completamento della serata la visita privata a palazzo Alfieri dove abbiamo potuto scoprire un Alfieri inconsueto e reale oltre il formalismo steriotipato dei nostri ricordi scolastici del Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli che ora acquista in altro più intenso significato.

Io personalmente ricordavo un illuminista rigoroso e complessi gli argomenti di letteratura da studiare.
I racconti appassionati della nostra guida ci hanno restituitto l'immagine di un uomo energico e passionale, inquieto, libero, moderno, un giramondo, un intellettuale indipendente e aperto dalle intuizioni freudiane.
Questo ed altro trasmettevano negli occhi lucidi della nostra competente accompagnatrice che ripeteva con voce a tratti rotta le frasi iniziali dell'introduzione alla sua biografia.

Io perciò ingenuamente confesso, che allo stendere la mia propria vita inducevami, misto forse ad alcune altre ragioni, ma vie piú gagliardo d'ogni altra, l'amore di me medesimo: quel dono cioè, che la natura in maggiore o minor dose concede agli uomini tutti, ed in soverchia dose agli scrittori, principalissimamente poi ai poeti, od a quelli che tali si tengono. Ed è questo dono una preziosissima cosa; poiché da esso ogni alto operare dell'uomo proviene, allor quando all'amor di sé stesso congiunge una ragionata cognizione dei propri suoi mezzi, ed un illuminato trasporto pel vero ed bello, che non son se non uno.

Aggiungendo commossa “capite che uomo!”


Con questa appassionata lettura di Vittorio Alfieri oltre la storia e la letteratura studiata si chiude questa parte del nostro tour alla fiera del tartufo bianco di Alba dedicata ai “palazzi del Gusto”, il nostro movimentato soggiorno continua ….

La nostra simpatica combriccola alla Fiera del tartufo bianco di Alba




venerdì 11 maggio 2018

Risotto verde di Petronilla

Ho incontrato Petronilla prima di leggerla, attraverso i racconti della mia amica Francesca, piccoli episodi di vita scolpiti con parole eleganti, accurate, forbite, restituiti unici e nuovi, recuperati all'usura del tempo e all'ingiustizia della memoria.
Piccole gemme di una life teller.
Né io né lei sapevamo realmente chi fosse Petronilla ma ricordo perfettamente la piccola storia di vita legata ad alcune Perline, tenute come un bene prezioso, e della persona che gliele aveva fatti conoscere.
Perline che poi arrivarono a me e che conservo con tanto di nome della proprietaria vergato a mò di avvertimento affettuoso, “sono mie”.
Lei resta con me, con la sua firma sulle Perline, non la conosco, l'ha conosciuta Francesca, bella, giovane, ricca, ha vissuto quasi a disagio, un tempo anche questo accadeva, gli spazi che ora vivo io, respirato le grige stanze che ho reso rosa e azzurre e, per quanto possibile, luminose … era andata via da tempo quando sono arrivata, ormai quasi quindici anni fa. Restano le parole, un piccolo ricordo, reso per quanto possibile immortale in quella che è la nostra piccola storia.

Piccole storie di comuni donnette come quelle che ci ha regalato Petronilla.

Leggiamone una ….

Quando in primavera già verdeggiano rigogliose in ogni orto le buone erbe tutte aromi, e già si possono cogliere vivi, maturi e teneri i buoni pisellini, è sacrosanto dovere d'ogni massaia (che non voglia lesinare in quell'ottimo condimento per i pasti che è la varietà) ammannire un certo risotto che quelle erbe sanno rendere, oltre che gustosissimo, anche verdissimo e profumatissimo.
Volete dunque, da brave massaie, preparare pur di voi il piatto ch'è anche, ve l'assicuro, lesto a fare; e di spesa molto limitata?

***

Allora, se in famiglia siete 6 …
Mondate 7-8 etti di riso.
Sgusciate 7-8 etti di pisellini.
Affettate fina una cipolla e, ancor più fino, un gambo di sedano.
Tritate con la mezzaluna, una manciata di foglioline di prezzemolo, un pizzico di quelle di basilico ed un pizzichino di quelle di erba di timo (ma di foglioline naturalmente staccate dai relativi gambi; poscia lavate; e infine strizzate fra le mani).
Poco prima del pranzo, mettete a fuoco una pignatta di brodo già salato o, non avendo brodo vero, di brodo falso (acqua, poco burro, ed un dado per persona).
Mettete anche a fuoco la cipolla affettata ed 1 etto e ½ di burro, in una casseruola capace.
Tosto la cipolla accennerà ad imbrunire, unite il sedano e le foglioline di timo, di prezzemolo e di basilico trite; e fate un poco rosolare.
Versate nella casseruola il riso mondato ed i pisellini sgusciati; mescolate; lasciate ancora, per 3-4 minuti, rosolare.
Aggiungete un mestolo (per parlare alla perfezione bisognerebbe veramente dire « un ramaiolo ») del brodo che starà bollendo nella pignatta; mescolate; e continuate a mescolare ed ad aggiungere di tratto in tratto (ma sempre un solo mestolo alla volta, in modo che il riso rimanga sempre umidiccio) fino a che il riso lo vedrete quasi cotto.
Unite, allora, una manciata (meglio se sarà una manciatona) di parmigiano grattugiato; mescolate; assaggiate; ricordate che ogni risotto, per riuscire squisito, dev'essere di riso ancora al dente; aggiungete sale, se sarà necessario; versate il verde risotto profumato di primavera sul piatto; informaggiatene la superficie; e portate a tavola.

***

Se, da brave massaie, ricorderete il vostro sacrosanto dovere … eccovi dunque un'altra ricetta per un altro pizzichino di quel tale condimento che si chiama «varietà».

Da Altre ricette di Petronilla, Sonzogno, 1970 

... e buon compleanno Petronilla! 
Noi cerchiamo di non dimenticarti, sul Calendario del Cibo Italiano continuano i festeggiamenti  con tante sue ricette ...

I piselli come vedete sono proprio quelli un po' grossi e duretti che avrebbe trovato al mercato una comune donnetta resi teneri dalla lunga cottura e appetitosi da un pizzichino di quel tale condimento che si chiama «varietà».

Da oggi torno al mio blog, dopo un percorso di ricerca e conoscenza che mi ha riportato qui, saldamente radicata dentro di me, nuova e completa e per questo imperfetta, imprecisa, tremolante, felice e consapevole, e finalmente me stessa.


lunedì 16 ottobre 2017

Marquise al cioccolato fondente per The Recipe- tionist. Noblesse oblige



Voglio bene a Giuliana, lei è delle primissime blogger che ho conosciuto nei miei giri in rete, col mio neonato blogghino lei mi ha accolta subito, da amica.
Elegante, raffinata, una gran cuoca e una gran donna, il suo saper fare traspare tra righe delle sue ricette, studiate, elaborate, complesse, alta cucina, da intenditori.
Adoro i suoi racconti, il modo semplice, misurato ma allo stesso modo comunicativo e affascinante di porgere storie di vita.
Una vita forse in parte simile alla mia, tanta strada fatta.
Avrei voluto rifare i tuoi gnocchi Giuliana, quelli che facevi la domenica con mamma e papà, che poi, elaborati nel tempo sono divenuti piatti ricercati … poi ho scelto la marquise, ricordavo perfettamente la tua descrizione, i tuoi racconti, eravamo rimaste che l'avrei fatta senza arance, eccola qua, quasi come è uscita dal forno.
Consumata subito … mai espressione fu tanto appropriata per descrivere il deliquio voluttuoso che si nasconde in questo dolce che spero di aver accentuato con una nota piccantina.
Con questo post pubblicato in ritardo non partecipo a TheRecipe-tionist di settembre - ottobre 2017 ma abbraccio con affetto Giuliana le cui ricette non potevo esimermi di onorare.

Ricopio la sua ricetta con le mie variazioni

Per la marquise

350 g cioccolato fondente all'85%
200 g zucchero
3 cucchiai di latte
200 g burro
5 uova, divise
3 cucchiai colmi di farina
un pizzico di peperoncino habanero fatali

Per la teglia:
poco burro
poca farina
poco cacao

per la decorazione:
ribes
poco cacao amaro

Foderare di carta forno una tortiera da 22/24 cm facendo aderire bene la carta. Operazione che riesce meglio se prima si passa un poco di burro qua e là sul fondo della tortiera, la carta resterà ferma. Imburrare l'interno della carta. Miscelare velocemente 1 cucchiaio di farina con 1 di cacao e spolverare col composto la carta imburrata all'interno della tortiera.
Separare le uova raccogliendo gli albumi in una ciotola.
In un altra terrina lavorare i tuorli d'uovo con 100 gr di zucchero usando la frusta elettrica, fino ad avere un composto chiaro, gonfio e spumoso; unire la farina e il peperoncino. Amalgamare bene il composto.
Tritare grossolanamente a coltello il cioccolato. In un tegame mettere il restante zucchero e i 3 cucchiai colmi di latte, scaldare il tutto a fuoco dolce in modo da far sciogliere lo zucchero, quindi unire il cioccolato tritato, farlo fondere, quindi togliere il tegame dal fuoco, aggiungere il burro a temperatura ambiente, tagliato a pezzetti, lasciar sciogliere bene il tutto e mescolare per amalgamare bene.
Unire il composto di cioccolato e arancia al composto di uova, mescolare fino a che tutto è perfettamente liscio ed omogeneo.
Montare a neve soda le uova, poi incorporarle pian piano all'impasto preparato. Mescolare per amalgamare bene il tutto e versarlo nella tortiera precedentemente preparata.
Cuocere in un bagnomaria già caldo, con forno statico a 170° - 180° per circa un'ora, anche meno se usate lo stampo da 24.
Togliere il dolce dal forno, lasciarlo riposare una mezz'oretta, poi toglierlo dallo stampo.
Lasciarlo raffreddare completamente. Meglio se lo si prepara il giorno prima, così ha tutto il tempo di assestarsi e consolidarsi.
Spolverare leggermente il dolce con del cacao amaro, decorare con i ribes e servire.

Nella mia interpretazione che voglio raffinare per una ricetta in elaborazione i ribes no sevono solo da decorazione ma a equilibrare e pulire il gusto forte e deciso del cioccolato fondente amaro esaltato dalla piccantezza del peperoncino.
Poi vi faccio sapere … intanto sperimento :-)

http://www.cuocicucidici.com/2017/08/the-recipe-tionist-di-settembre-ottobre.html


mercoledì 27 settembre 2017

Il mio cacio e pepe per il club del 27



A un pranzo e tra amiche poteva mancare la pasta e che pasta!
le migliori ricette di pasta italiane selezionate da alcune tra le più brillanti cuoche di MTC e realizzate dalle più volenterose ed animate cuciniere che possiate immaginare.
La brigata di cucina del Club del 27.

Proud to be a member
Abbiamo chiacchierato per settimane su quale pasta proporre, discusso, provato e riprovato e tanto mangiato.
Che ricette quelle prese dal tema del mese della sfida n° 48, la pasta al pomodoro, non perdetene neppure una sono favolose! Le trovate tutte qui.
Questo è il senso del nostro club condividere il piacere del cibo e il piacere di stare insieme.
Ecco la mia cacio e pepe che è stata preparata sempre tra amici, sempre noi siamo, per il Calendario.
Con la tessera n° 37 partecipo anche questo mese al Club del 27

Spaghetti con cacio e pepe

Per 6 persone
600 g di spaghetti
100g di pecorino
sale
pepe abbondante

Lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata in ebollizione.
Appena giunti a cottura, scolateli, ma non completamente lasciando quel pochino di acqua che possa sciogliere il pecorino e non fare ammassare la pasta.
Conditeli quindi col pecorino grattugiato e con abbondante pepe macinato e mandateli caldissimi a tavola

Il segreto del piatto è la cremina, un segreto che non si svela ma si apprende e non sempre riesce.
La pasta una volta scolata, unita a un po' della sua acqua di cottura, va mescolata velocemente in un piatto o in una ciotola, mai in padella sul fuoco, con il pecorino e il pepe.
Il calore della pasta consente al formaggio di sciogliersi senza filare creando, insieme all'aria inglobata, quella vellutata, dorata, scioglievole cremina che ricopre accarezzando gli spaghetti in una vera poesia organolettica.

La ricetta è tratta da:
Ada Boni, il talismano della felicità.

https://www.mtchallenge.it/…/mtc-n-67-il-club-del-27-pasta…/

martedì 27 giugno 2017

Il mio gelato alla crème brulée per il Club del 27


Come ogni mese si ci ritrova a cucinare insieme tra amici nella grande cucina del Club del 27
Un consiglio, un suggerimento, una dritta, la condivisione di un insuccesso o di un una prelibatezza spettacolare, che poi in definitiva potrebbero anche coincidere, mica è detto :-) ci porta tutti ad imparare e a migliorare …
Questo mese il tema è il gelato proprio quello della sfida MTC # 22.
La stagione estiva incombe mai ricetta poteva essere più appropriata.
Infatti qui a casa mia è caduta come il cacio sui maccheroni permettendoci di rispolverare una vecchia gelatiera anni '90, mai usata, il che è tutto dire :-) intorno alla quale giravano da un po' mio mio marito e i miei figli. Anzi in verità usata due volte da mio marito, per preparare con rigore ingegneristico, secondo le indicazioni del manuale delle istruzioni, una specie di ghiacciolo granuloso assaggiato nell'entusiasmo generale e poi dimenticato nel freezer.
E così ho imparato anche a fare il gelato con la ricetta della Mapi e nella versione di Terry.
Il problema è che stato troppo caldo, il gelato quando è caldo fa bene ma si scioglie e non si riesce a fotografare.
Nella calura ci siamo aiutate, sostenute, condividendo le nostre scioglievoli delizie.
E anche questo mese ci siamo, un tantinello fluide, ma siamo qui!
Premetto che di solito faccio centinaia di foto, quasi tutte uguali, che volete fare, sto imparando :-)
Questa volta gioco forza buona la prima e unica :-)
Con la tessera n° 37 anche questo mese partecipo al Club del 27.

 Proud to be a member
300 ml latte
200 g zucchero semolato
250 ml panna fresca
45-50 g tuorli (da 3 uova grandi)
1 chicco di caffè
1 pezzo di stecca di cannella


Per il crunch di caramello:
1 noce di burro
85 g di zucchero (io di canna)
21 g di acqua
Mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio

Per il gelato:
Mettere in un pentolino il latte, il chicco di caffè, la cannella e a metà dello zucchero. Mescolare per sciogliere lo zucchero, poi mettere sul fuoco e portare fin quasi a ebollizione. Togliere la pentola dal fuoco, coprire e lasciare in infusione per almeno 15 minuti.
Nel frattempo montare i tuorli con il restante zucchero finché il composto “scrive”.
Riportare il latte quasi a bollore e versarlo a filo sulle uova montate mescolando continuamente con una frusta. Versare in un polsonetto protetto da frangifiamma e fare addensare la crema inglese fino a quando non velerà il dorso di un cucchiaio e avrà raggiunto la temperatura di 85 °C. Non superare questa temperatura o lo stadio della velatura del cucchiaio, altrimenti la crema si coagula e impazzisce. Toglierla immediatamente dal fuoco e immergere la base della pentola in una ciotola contenente acqua e ghiaccio mescolando continuamente, altrimenti si raffredda solo quella a contatto coi bordi del recipiente, mentre il resto rimane caldo. Se l’acqua si intiepidisce sostituirla con altra acqua fredda e ghiaccio per abbatterne rapidamente la temperatura. Quando la crema sarà fredda trasferirla in un barattolo a chiusura ermetica (lasciandoci ancora dentro il baccello di vaniglia) e far riposare in frigo almeno un’ora, anche tutta la notte: il composto deve essere freddo di frigorifero prima di passare alle fasi successive della lavorazione. Estrarre il chicco di caffè e la cannella unire la panna liquida fredda al composto e amalgamarla benissimo.
Trasferire il composto nella gelatiera, riempiendo la vaschetta per non più di ¾, il gelato mantecando aumenterà di volume.. La miscela va montata per non più di 20 minuti, quando avrà raggiunto la consistenza della panna leggermente montata; non cedete alla tentazione di montarla troppo, perché il gelato si rovina e rischia di diventare simile al burro o, se si sta preparando un sorbetto, di assumere la consistenza della neve pressata.
Se il gelato non deve essere servito immediatamente, trasferirlo subito in un contenitore in polipropilene riempiendolo fino a 6 mm dal bordo, poi coprirlo con un rettangolo di carta forno che deve aderire perfettamente alla sua superficie. Fare indurire il gelato dai 30 ai 60 minuti in freezer e trasferirlo in frigorifero per 20-30 minuti prima di servirlo, perché sia morbido al punto giusto.

domenica 30 aprile 2017

La torta di riso massese


L'anno scorso ho conosciuto Laura Adani, una persona deliziosa, simpatica e accogliente, con Serena  siamo state sue ospiti a Massa Carrara per fare due chiacchiere indovinate su cosa ….
In una tiepida e tersa serata di primavera con Laura e suo marito siamo stati in giro per Massa dalle stradine del centro storico fino su, in cima alla Rocca, alla scoperta di angoli e scorci suggestivi senza dimenticare ovviamente di passare all'assaggio :-)
In un delizioso localino proprio nel centro storico, al termine di un menù a base di acciughine dall'aperitivo in su, abbiamo assaggiato la famosa torta di riso massese.
Vi ricordate la torta magica, un tormentone di qualche anno fa?
Arrivò dall'America, bellissima e scenografica nella sua semplicità, nel giro di pochi mesi tutti i blog ne furono pieni.
Anche il mio che continua a godere anno dopo anno, nel suo piccolissimo, di una dote di visualizzazioni proprio legate a quei quattro scatti terribilissimi che però inspiegabilmente a google sono piaciuti  per un po' :-)
Ma la torta magica era qui, l'avevamo sotto il naso e non ci abbiamo fatto caso, siamo andati a cercarla in America!
Una crostata alla crema, dalle pareti sottili sottili di riso ben tostato, quasi caramellato, che nasce dal nulla, da un composto liquidissimo, più magica di così!
Laura ci aveva parlato di una vecchia ricetta nel suo blog, buona buona, speciale, potevo non rifarla :-) potete non rifarla :-)
Dai che si inizia un tormentone :-)


1 litro di latte intero
100 g di riso
400 g di zucchero
10 uova
½ bacca di vaniglia
la buccia di un limone grattugiata
mezzo bicchiere di mix di liquori (Strega, alchermes, anice)

Cuocere in acqua bollente salata il riso, scolare a cottura, lasciare raffreddare.
Portare ad ebollizione il latte con la vaniglia, lasciare la vaniglia in infusione fino al raffreddamento.
In una ciotola sbattere, a mano, con la forchetta, leggermente le uova, non devono montare. Aggiungere lo zucchero, mescolare, unire il latte ormai a temperatura ambiente, la scorza grattugiata di limone, quindi i liquori. Mescolare bene. Per ultimo unire il riso ben scolato.
Versare il composto in uno stampo di circa 26 cm di diametro ben imburrato
Cuocere in forno statico già a temperatura a 180° per 1 ora coprendo con alluminio (sempre nel mio pazzo forno) se si scurisse troppo.



http://www.calendariodelciboitaliano.it/

giovedì 27 aprile 2017

Arroz con leche per il Club del 27


Il Club del 27 nasce dall'idea di recuperare lo spirito di condivisione che è alla base della nostra esperienza culinaria.

Che senso avrebbe cucinare una ricetta se prima non se ne parla, se ne discute, si cerca e si ci consiglia?
Perché sfornare un delizioso manicaretto se poi non si può riferire commentare e pubblicizzare cuoca e ricetta?
Vogliamo poi toglierci il piacere della critica? se la ricetta non è riuscita è certo colpa dell'amica che ce l'ha passata “quella no, non sa proprio cucinare” :-)
Ed è per questo che siamo qui, per una gratificazione, un commento, una critica e soprattutto un assaggio e non dobbiamo dimenticarlo altrimenti non avrebbero senso né tutto il nostro spignattamento né gli accessori che ci mettiamo vicino :-)
L'idea è di recuperare il tema del mese delle passate sfide di MTC, scegliere, discutere, condividere esperienze ricette e risultati, non solo in 27 ma tutto il mese, così come siamo, tra amiche appassionate di cucina.
Questo mese il tema è il riso, vi ricordate la sfida #41, collegato com'è alla sfida #65, il sartù.

L'immagine può contenere: 2 persone

Ne ho approfittato per aggiungere un'altra perla alla mia personalissima collezione di risolatte, l'arroz con leche di Simonetta Nepi che vi consiglio vivamente di provare e di assaggiare, per me (quasi) il paradiso in terra.
Tutte le ricette di questo mese sono qui io le ho viste in anteprima, non ne perdete nessuna, una più bella dell'altra!
Con la tessera n. 37 partecipo anche questo mese al Club del 27.

Proud to be a member
Alla prossima ….


1 ,5 lt di latte
150 g di riso originario
200 g di zucchero
mezzo baccello di vaniglia
cannella in polvere

In una capiente pentola mettere a bagno il riso per qualche ora nel latte lasciando in infusione anche la vaniglia.
Trasferire la pentola sui fornelli e cuocere fuoco lento fino a che il riso non risulti cotto. Unire lo zucchero e lasciare cuocere qualche altro minuto. 
L'arroz deve risultare cotto, spesso e cremoso.
Raffreddare, servire con una spolverata di cannella in polvere.




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