sabato 27 gennaio 2018

Crostata di mele e marmellata di Anna Del Conte per il Club del 27


Buongiorno siamo tornati con l'appuntamento col Club del 27, un gruppo di amici che ama cucinare, mangiare e condividere, ricette, emozioni e fette di dolce :-)
Questo mese seguendo le indicazioni del libro A Pot of Marmalade: The ultimate guide to making and cooking with marmalade di Sarah Randell ci siamo cimentati con le marmellate.
Non marmellate qualsiasi ma english marmalade agli agrumi, ricche di frutta ma anche di zucchero.
Ci siamo confrontate, e tanto, su queste marmellate, abbiamo tradotto le ricette, commentato, soprattutto le proporzioni tra frutta e zucchero, sperimentato, condiviso successi e piccoli incidenti, consigliato in making e assaggiato tutte insieme.
Io ho partecipato poco, sono sempre di corsa, ma ho letto tutto :-)
Poi queste marmelate le abbiamo cucinate.
Vedrete cose spettacolari questo mese nel Club del 27.
Non perdete una ricetta … sono tutte qui 
 
Proud to be a member
Io ho preparato una marmellata di arance rosse e vaniglia e l'ho usata per realizzare una favolosa crostata di mele che consiglio a tutti.
La mia crostata non è riuscita benissimo, la marmellata è un po' debordata in cottura … niente di grave anni e anni di bloggeritudine mi ci hanno fatto mettere una pezza :-)


Marmellata di arance rosse e vaniglia

Per 6 vasetti da 340 g

800 g di arance rosse
400 g di mele da cucina Bramley io ho usato le annurche
4 limoni
2 lime
2 kg di zucchero di canna
2 bacche di vaniglia

Tagliare e spremere i limoni e i lime, sminuzzare le bucce e mettere tutto (semi e polpa compresi) in una ciotola. Coprire con acqua per coprire, circa 100 ml e mettere da parte.
In una padella mettere le arance, coprire con acqua e portare ad ebollizione.
Coprire e cuocere a fuoco lento per 1 ora e mezza, o fino a quando non sono morbide.
Nel frattempo, sbucciare e cuocere le mele, tagliarle a pezzi medi e metterle in una piccola casseruola con 5 cucchiai d'acqua. Cuocere a fuoco lento, parzialmente coperto, per 10-15 minuti, o fino a che non diventano morbide.
Mescolare di tanto in tanto e aggiungere un po’ d’acqua se necessario.
Togliere le arance dalla padella, tenere da parte il liquido di cottura.
Quando le arance sono tiepide da poter essere maneggiate, dividerle in quattro e tagliarle ogni quarto in 3-5 mm, scartando eventuali semi.
Trasferire le fette e il succo d'arancia in una padella antiaderente.
Filtrare il succo di limone e lime ed aggiungerlo. Aggiungere il liquido di cottura delle arance, circa 750 ml, nella padella insieme allo zucchero e alla mela cotta e mescolare, unire le bacche di vaniglia.
Cuocere la marmellata a fuoco basso, mescolando, per sciogliere lo zucchero e portare la marmellata ad ebollizione, quindi far bollire la marmellata per 20 minuti, io circa 40, attenzione, a non scuocerla o sarà troppo solida.
Lasciare riposare la marmellata per 15 minuti prima di trasferirla in vasetti sterilizzati caldi. Sigillare, quindi lasciare raffreddare.


Crostata di mele di Anna Del Conte
250 g di farina 00 + extra per stendere
100 g di zucchero a velo
Buccia grattugiata di ½ limone
150 g di burro non salato a temperatura ambiente
1 uovo grande + 1 tuorlo
Per il ripieno
100 g di mandorle scottate
1 mela aspra, tipo Granny Smith
8 cucchiai colmi della vostra marmellata preferita (suggerite mele cotogne e arance, arance e frutto della passione o arance rosse e vaniglia)
Buccia grattugiata di ½ limone
1 uovo piccolo sbattuto per spennellare

Versare la farina in una ciotola, setacciare lo zucchero a velo e aggiungere la buccia di limone, mescolare.
Tagliare il burro a pezzi e aggiungerlo alla farina poi con la punta delle dita strofinarlo nella farina e nello zucchero. Sbattere l’uovo e il tuorlo e aggiungerlo all’impasto. Mescolare inizialmente con un cucchiaio, poi impastare velocemente con le mani.
Formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e mettere in frigorifero per almeno 30 minuti Se fatta il giorno prima la pasta sarà più friabile una volta cotta ma portarla a temperatura ambiente prima di stenderla.
Stendere 2/3 dell’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e rivestire una teglia con scalanature (la mia era senza) di 23 cm di diametro alta 3/4 cm rifilando i bordi.
Cospargere sulla base le mandorle tritate grossolanamente, distribuendole in modo uniforme.
Pelare, eliminare il torsolo e grattugiare la mela, aggiungere la marmellata e la buccia di limone e spalmare nel guscio di pasta. Spennellare i bordi con l’uovo sbattuto.
Con la pasta rimasta ricavare un rettangolo lungo circa 25 cm, ritagliare 6 strisce larghe circa 2 cm e disporre sulla superficie della torta, poi ritagliare altre 6 strisce e disporle sulla torta nella direzione opposta, creando una grata, spennellare con uovo sbattuto.
Mettere la crostata in frigorifero per 20 minuti.
Preriscaldare il forno statico a 200° - ventilato a 180° e gas 6 e infornare la crostata posizionandola su una leccarda calda per 35-40 minuti, fino a quando non sarà dorata.
Sfornarla e lasciarla intepidire 20 minuti prima di sformarla e servirla.



Come vedete ho spolverato sulla mia crostata delle mandorle a filetti che avevo tostato a parte. Questa la pezza, devo dire niente male :-)

Per la traduzione delle ricette Chiara e Rossella, grazie :-)

L'immagine può contenere: cibo

giovedì 25 gennaio 2018

Risotto mimosa per MTC #69


Eccomi alla sfida alcolica, la scelta di Giulia, vincitrice con un megagalattico cannolo saint honorè di MTC # 68, era estremamente complicata ed intrigante, riprodurre in un piatto un cocktail, mica semplice, bisogna stare alle dosi, alle proporzioni, non dimenticare il carattere ...
Non sono molto addentrata nei cocktail, ne bevucchiavo ogni tanto, in occasioni particolari, eventi, cerimonie, così, giusto per non tenere le mani in mano.
Non bevevo, mai bevuto in vita mia, se non il lammiccato, il vino appena fatto, dolce e poco alcolico, e quello, corretto con zucchero, nel quale nonna affogava d'estate le percoche.
A casa sua tutti pressoché astemi, tranne il nonno, che beveva i suoi due, tre bicchieri a pasto, me lo ricordo a capotavola con il suo bel fiasco di vino, verde e rotondo, felice e un po' brillo.
Nonna disapprovava il vino, forse per questo non ho mai bevuto, e in fondo disapprovava un po' anche il nonno.
Nonno, gran lavoratore prima pompiere, poi, dopo la guerra, impiegato in un Ministero ma a Torino, emigrante fino alla pensione, si difendeva “è medicina”.
Il vino glielo aveva prescritto nel primo dopoguerra un dottore per curare quello che oggi definiremmo una sindrome postraumatica da stress. Nonno era un grande invalido di guerra.
Due bicchieri ai pasti non li berreste pure voi se usciste vivi, tra pochi, dall'affondamento della una nave su cui eravate imbarcati come semplici marinai, chissà il terrore sotto coperta, recuperando la memoria, dopo mesi di amnesia in un ospedale lontano, scampando al bombardamento del nosocomio e di lì tornare a casa, a piedi e con mezzi di fortuna. Era in Sicilia.
Insomma sono sempre stata lontana dagli alcolici, al cameriere che chiedeva “e da bere?” rispondevo come se mi avesse offerto la droga più devastante in commercio, vade retro, “acqua naturale non gasata”.
Poi ho assaggiato ...
Il primo bicchiere l'ho bevuto per curiosità, emulazione, anche il secondo e il terzo, il quarto per scelta, perché mi piaceva.
Ora bevo piacevolmente anche se non frequentemente, quando voglio, assaggio e gusto e, appena possibile, voglio approfondire la degustazione anche perché ho scoperto la magnificenza dell'accostamento del vino al cibo.
Dei cocktail mi piace il mojito, prendo sempre quello, che però, insieme con lo spritz è troppo comune, usuale, perciò escluso dalla sfida.
Così ho preparato un mimosa e l'ho messo nel risotto.
L'abbiamo trovato particolare e molto buono, del resto non poteva essere diversamente perché nasce come suggestione degustativa da una ricetta dello chef  Domenico Iavarone.
Con questo post partecipo alla sfida n. 69 di MTChallenge, la Sfida Alcolica!

Ingredienti per 4 persone
3 arance
2 buste di zafferano in polvere
200 g di riso carnaroli
100 g di burro
200 g di parmigiano reggiano
250 ml di spumante
Sale e parmigiano q.b.
Olio extravergine di oliva

per decorate
cubetti di spumante
menta

Sbucciare le arance, privare le bucce con attenzione della parte bianca che è amara.
Versare in un capiente contenitore 1 litro di acqua, unire due pugni di sale e le bucce, mescolare. Lasciare a bagno per almeno mezz'ora quindi scolare le bucce e sciacquarle perbene.
Portare ad ebollizione 1/2 litro di acqua, salare unire le bucce scolate e tagliate a julienne, lo zafferano, mescolare, lasciare in infusione per mezz'ora.
Nel frattempo spremere le arance, ridurre il succo a metà a fuoco medio.
Tostare il riso con olio extravergine di oliva, quando il riso e ben dorato bagnare con lo spumante, una volta assorbito assorbito unire poco alla volta l’infuso di bucce di arancia e zafferano. Continuare il passaggio per circa 13 minuti, al termine mantecare il riso con il burro freddo il parmigiano e la riduzione di arancia.
Lasciare riposare per due minuti, impiattare.
Decorare con i cubetti di spumante ottenuti sciogliendo 1 cucchiaino da te di agar agar in mezzo litro di spumante caldo, lasciandolo poi raffreddare negli stampi. Nella gelatina fredda ma ancora liquida, unire le foglioline di menta. 

 
Il mimosa IBA

Cocktail frizzante
 
7,5 cl di spumante
7,5 cl succo d'arancia fresco

Versare il succo d'arancia nel flauto e versare delicatamente lo spumante. Mescolare delicatamente.
Guarnire con un tocco arancione (opzionale).
credits IBA

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lunedì 22 gennaio 2018

Passiamole in rivista: quiche tatin alla pancetta


Da questo mese MTChallenge conterrà un vero e proprio magazine, il MAG about food, ricco di favolose rubrice  e di tante e tante ricette gustose, particolari e innovative. 


Tutto nuovo, lontano dai soliti schemi.
Una delle rubriche che ci accompagneranno durante il mese è Passiamole in Rivista, una rassegna delle più fighe tra le riviste di cucina del mondo attraverso le ricette che visioniamo,  selezioniamo, prepariamo e valutiamo.
Una rassegna ma anche una recensione operativa.
Questo mese mi sono lustrata gli occhi con alcune meravigliose riviste francesi ed ho scelto di provare una particolarissima quiche tatin pubblicata nell'edizione di gennaio della rivista Marmiton.
E la ricetta?   .... solo su MTChallenge!
MTC ci porta il mondo a tavola, approfittiamone!




giovedì 18 gennaio 2018

Gli spaghetti al pomodoro


Da alcuni mesi il Calendario del Cibo Italiano collabora, attraverso i blogger della sua Community, con la trasmissione Popogusto, in onda su Radio Popolare il venerdì pomeriggio dalle 17.00 alle 18.00.
Ogni settimana un ingrediente della nostra tradizione culinaria è protagonista della trasmissione.
Se ne parla, si acquista al mercato, si cucina.
Questa settimana si parlerà della pasta, un argomentone, potremmo partire dai romani o spostarci nella lontana Cina … ne parleremmo per mesi ... diciamo che in qualche modo è arrivata a Napoli e li si è radicata nell'animo di un popolo connotandolo, mangiamaccheroni.
Cotti e consumati in strada con le mani a branca, guardando il cielo con una gestualità che è entrata nell'immaginario collettivo, uno street food povero e necessitato.
Non tutti potevano permettersi i cucinare, ci si arrangiava in strada dai tanti ambulanti.
Erano venduti a roje o a tre, per due soldi una porzione di maccheroni, in bianco, ancora grondanti dell'acqua di cottura, con una spolverata di formaggio e pepe, per tre soldi il condimento si arricchiva con il sugo di pomodoro, il fiammante oro giunto dalle Americhe a suggellare il piatto simbolo dell'italianità nel mondo.
Proprio nel Regno di Napoli il pomodoro era stato sdoganato dai presunti effetti velenosi, si sa la fame aguzza l'ingegno, quelle bacche polpose e sode erano troppo dolci e deliziose per essere velenose, perché non condirci la pasta.
Avete indovinato, in trasmissione parleremo della pasta al pomodoro, un piatto semplice, sano, appetitoso e perfetto nella sua essenzialità, una delle icone della italianità nel mondo.
Il Calendario ha dedicato a questa meraviglia una Giornata presentando la tradizione e l'innovazione.
In trasmissione ne vedremo una versione cucina casalinga, semplice, appetitosa, profumata e confortevole.
Sintonizziamoci su Radio Popolare venerdì pomeriggio alle 17.00, sentiremo parlare di pasta, di spaghetti al pomodoro e di tanto altro … dimenticavo, ci sarò anch'io :-)

Spaghetti al pomodoro

ingredienti per 4 persone

300 g. di spaghetti
1 kg. di pomodori (freschi o in conserva home made)
1 cipolla media
olio extravergine di oliva
sale
basilico

parmigiano

In una capiente pentola lasciare imbiondire delicatamente la cipolla affettata sottilmente, unire i pomodori passati (o la conserva home made), sale e baslico abbondante. Far cuocere fin quando la salsa si sarà ben addensata.
Nel frattempo lessare in acqua bollente salata gli spaghetti, scolarli al dente, condirli con il sugo, servirli con una spolverata di parmigiano e una fogliolina di basilico.


La ricetta è tratta con qualche variazione da Maccheronea di Lejla Mancusi Sorrentino, Grimaldi & C. Editori, 2000. 

http://www.calendariodelciboitaliano.it/ 

lunedì 15 gennaio 2018

KEEP CALM and WHAT'S FOR DINNER? Pasticcio di zucca


Non avete idea di cosa preparare in quei due nano secondi (almeno così ci sembrano) tra il ritorno a casa e la cena?
Lavoro, lavoro ... e poi spesa, bambini da prendere e portare, compiti, lezioni da ripetere, da ascoltare, anche in contemporanea, una casa tutta crollata da rimettere in sesto, magari ogni tanto una meritata coccola, che so io  palestra, estetista .... poi ...
Oddio cosa cucino per cena?
Contro il logorio della vita moderna Keep Calm  and WHAT'S FOR DINNER la nuova rubrica di MTC che ogni giorno ci suggerisce ricett  veloci e appetitose  da portare a tavola colsorriso del successo che ci brilla sulla fronte per dirlo alla Elena Spagnol.
Le ricette sono tutte provate e approvate, si fanno in fretta, magari con qualche preparazione più lunga che come tutte sappiamo si fa da sé mentre ci dedichiamo a rassettare casa, a rilassarici o a coccolare i nostri figli, che ci sta proprio la sera.
Sta a noi scegliere di abbreviare o meno il making anticipando le preparazioni da assemblare alla fine in un quattro e quattr'otto, come ho fatto io, e dedicarsi ad altro mentre il pasticcio è nel forno oppure ricorrere all'ausilio dell'industria, soccorso da accettare con animo grato, ricordava la Spagnol, soprattutto quando di hanno i minuti contati.


 La ricetta ... potete trovarla pubblicata sulla pagina facebook di MTChallange.
Un suggerimento, al pollo che pure è buono sostituite della salsiccia sbriciolata e saltata in padella, risulterà ancora più appetitoso e abbondate con gli aromi, mi raccomando


Sandwich di gattò


Questa è una non ricetta, lo vedete è intuitiva …
Ma vi è mai avanzato il gattò?
Premetto che lo amo caldo, caldissimo, da sempre, da quando piccolissima sostavo davanti al forno di nonna, impaziente, ma quando è pronto? ancora? uffa!
Poi appena sfornato ne pretendevo una porzione, fa attenzione scotta, mi mettevano a freddare il piatto sulla finestra ed io, sotto, in attesa, pregustavo il momento.
Bei tempi … sapori indescrivibili …
Forse neppure erano tanto belli i tempi :-) il bello è negli occhi di chi guarda, nell'animo di chi ricorda …
Insomma tutto questo per dire che il gattò non lo servo mai a fette, semmai a cucchiaiate sfidando con cuore intrepido migliaia di gradi Fahrenheit :-)
Caldo caldo è più buono, ha un altro sapore, l'impasto etereo e vellutato si fonde con la morbidezza avvolgente della mozzarella in una coccola degustativa unica.
Freddo non mi piaceva.
Se avanzava, e qualcosa avanzava sempre considerate le quantità industriali lavorate, nonna aveva trovato l'escamotage di friggerlo in padella che poi ho affinato, da porca buongustaia che sono, aggiungendo altra provola o mozzarella, chissà perché avanzavano sempre gli angoli :-)

Volete cimentarvi? sul Calendario del Cibo Italiano trovate la ricetta del gattò

 
Mi raccomando, olio di gomito diceva nonna, impastate bene, fatene una doppia dose come la qui presente che ieri ne ha fritto l'ultima fetta dopo aver dispensato gattò al parentado e gongelato una monoporzione abbondante, non dimenticate di infiocchettare bene la superficie non come ho dimenticato io, e fatene avanzare qualche fettina ….
Giorno dopo friggete in padella, da entrambi i lati, le singole fette dallo spessore di 3 – 4 cm poi accoppiatele con una fetta di provola o mozzarella … reloaded gattò :-)



Con questo post partecipo con i miei ricordi di bambina alla Giornata Nazionale del Gattò di Patate del Calendario del Cibo Italiano.

http://www.calendariodelciboitaliano.it/

domenica 7 gennaio 2018

Canederli al ragù


Siamo al culmine degli avanzi in piena cucina riciclosa, per fortuna c'è il congelatore altrimenti, con tutti gli avanzi delle feste che mi toccava di riciclare fino a ferragosto :-)
A chi non è avanzato del pane?
Prepariamoci due confortevoli canederli.
I miei sono semplicissimi, dolcemente aromatizzati al basilico e conditi col ragù, quello buono, avanzato dalla domenica.
Un riciclo nel riciclo :-)
Ma non perdetevi gli altri favolosi canederli, sono sul Calendario …



2 uova
400 g di pane raffermo
3 cucchiaiate di farina
parmigiano
sale
200 g di farina

ragù avanzato dalla domenica

per completare
parmigiano
Sbattere le uova, aggiungere il pane rammollito nell'acqua e ben spremuto, il sale, tre cucchiaiate di farina, 2 di formaggio e amalgamare il tutto. Stendere sulla tavola la farina; formare con le mani bagnate i canederli con l'impasto del pane ed adagiarli in largo sulla farina. Poi con le mani asciutte avvolgerli uno alla volta, abbondantemente nella farina e gettarli nell'acqua bollente salata. Quando verranno a galla levarli e condirli con il ragù e il parmigiano.

Per la ricetta dei canederli che lei chiama gnocchi
Maria Stelvio, Cucina triestina, metodo e ricettario pratico economico, Stab. Tip. Nazionale, 1936
consultato qui

 
http://www.calendariodelciboitaliano.it/

venerdì 5 gennaio 2018

Lo scammaro




Santo Nicola a la Taverna ieva,
Era vigilia e nun se commarava,
Disse a lu Tavernaro n'avimmo niente?
E l'ora è tarda e bulimo mangiane.

Lo scammaro è una frittata senza uova di cui non si sente parlare quasi più, antichissima e, come la maggior parte dei cibi poveri, trionfale e prelibata.
Non a caso nasce in convento.
Nei monasteri napoletani si seguiva il precetto ma cucinava e bene anche nei giorni di magro.
Secondo la tradizione conventuale, infatti, erano esentati dall'astinenza dalla carne durante la quaresima solo i malati che però dovevano consumare i tali pasti, non di magro, in camera, cammera, da cui cammarare, per non turbare i confratelli sani, tenuti ad osservare il precetto, ai quali erano riservati cibi di magro, non da cammara, scammarati.
Da qui poi la definizione, nel Regno delle Due Sicilie, del periodo di quaresima come giorni di scammaro.
Che poi il magro fosse più curato ed appetitoso è un'altra storia …
Ma volete mettere questo scammaro con una bistecca!


500 g di vermicelli
100 g di olive di Gaeta
30 g di capperi
1 cucchiaio di pinoli
1/2 cucchiaio di uva passa
2 filetti di acciughe sott'olio
olio extravergine di oliva
aglio
prezzemolo
sale

In una padella piuttosto ampia  con l'olio d'oliva rosolare uno spicchio d'aglio, toglierlo, unire le acciughe ed olive a pezzetti, i pinoli, i capperi e l'uvetta sciacquati.
Cuocere i vermicelli al dente, versarli nella padella, cospargere di prezzemolo tritato e mescolare bene. Spianare col dorso di un cucchiaio i vermicelli nella padella ed a fuoco medio rosolare la frittata prima da un lato e poi dall'altro rigirandola con l'aiuto di un piatto. La frittata dovrà essere sottile, morbida all'interno e croccante all'esterno.

La ricetta è tratta con qualche modifica da
Maccheronea, storia - aneddoti – ricette di Lejla Mancusi Sorrentino



Per la citazione qui

Fonti
http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/frittata-scammaro.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Frittata_di_scammaro  

http://www.calendariodelciboitaliano.it/ 

lunedì 1 gennaio 2018

Patè di lenticchie rosse


Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c'è un nuovo inizio.
                                                                                   Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe

Auguri, felice 2018!
Inizio quest'anno con il Calendario e con l'MTC, what else?
Lenticchie, lenticchie, tante lenticchie piovono oggi sul Calendario del CiboItaliano, ne abbiamo preparate tante ieri sera come augurio di fortuna e prosperità che, dalle nostre famiglie, estendiamo al nostro Calendario
Io ho preparato il favoloso patè di lenticchie rosse di Mapi che ho preso dal primo libro dell'MTC, l'ora del patè.
Provatelo, sparisce …. e che figura!



Paté di lenticchie rosse di Mapi

180g di lenticchie rosse (io decorticate)
½ l di brodo vegetale
1 cipolla tritata
2 spicchi d’aglio
1 cucchiaio di pepe rosa
30 g di burro
1 cucchiaio di marsala
1 rametto di maggiorana (o 2 cucchiaini di maggiorana secca)
olio extravergine d’oliva

Soffriggere in un poco di olio nel wok aglio e cipolla tritati per due o tre minuti, aggiungervi le lenticchie, la maggiorana e il pepe e mescolare bene per insaporirle. Aggiungere il brodo caldo a poco a poco e farle cuocere per 20 minuti. Unire il Marsala e farlo evaporare.
Frullare il tutto per ottenere una crema omogenea e aggiungervi il burro. Mescolare bene per farlo sciogliere e amalgamare.
Foderare un piccolo stampo con della pellicola, versarvi il paté compattandolo bene, livellarlo e metterlo in frigorifero a rassodare per almeno due ore.
Sformare il paté e servirlo con piccoli crostini di pane ... o con grissini come nel mio caso



 http://www.calendariodelciboitaliano.it/