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giovedì 28 dicembre 2017

I miei struffoli


Una miriade di piccole ambrate perline, tonde croccanti e zuccherine si diffondono, riccamente avvolte da dorata ambrosia, legate, avvinte, in una profusione di  piccole stelle di un firmamento dolce e colorato.
La sublimazione dell’essenzialità.
Uova, farina e poco altro a realizzare un semplice impasto, tagliuzzato e fritto, poi cosparso di essenza zuccherina. Pane e miele, dolci di casa, scarni e familiari.
Il molteplice nell’uno, l’abbondanza, l’effusione, la ricchezza nutritiva, ostentata, manifesta, la lunghissima conservabilità, ne hanno fatto nel tempo simbolo di fortuna, opulenza e buon augurio...
La frittura di piccoli pezzi di pasta e il loro condimento con il primo dolcificante naturale, il miele era  diffusa nell’esperienza di molte  lo popolazioni dell’Italia antica. Non era ancora Napoli, siamo a Parthenope, e si friggevano stróngylos, palline, forse arrivate dalla Grecia insieme con i coloni, forse già presenti nell’uso locale e solo appellate in greco, chissà!
Poi divennero trionfi della pasticceria conventuale, riccamente addobbati e aromatizzati in un tripudio di canditi e di decori. Le Suore dolciere del Convento della Croce di Lucca a Napoli ne fecero un emblema di prelibatezza, un regalo esclusivo da riservare ai benefattori, il prodotto di punta del convento pubblicizzato attraverso le distribuzioni ai fedeli.
Come per la pastiera anche la ricetta degli struffoli cambia di famiglia in famiglia, c'è chi li ama piccoli e croccanti, chi, invece, più morbidi e grandi, chi unisce all'impasto dell'alcool (puro o sotto forma di liquore), chi preferisce usare il lievito chimico, chi il liquore lo aggiunge al miele.
Pe me gli struffoli devono essere piccoli piccoli, dorati e croccanti,  il segreto è la pazienza, l’attenzione e la cura sarà ricompensata
Oggi ve li presento nella mia versione classica realizzata riadattando una ricetta di Lisa Biondi simile quanto a proporzioni a quella della Francesconi che ho presentato per la Giornata Nazionale degli Struffoli e Pignolata del Calendario del Cibo Italiano. Bisogna provarle entrambe :-)
 
per la pasta
300 g di farina
3 uova
30 g di burro
1 cucchiaio di zucchero
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di scorza grattugiata di limone

per completare
200 g di miele
diavolini (circa 50g)

Nel Kenwood, frusta K, vel. 2 impastare gli ingredienti fino ad ottenere un composto morbido ma compatto e lavorabile. Far riposare coperto per almeno un'ora.Trasferire l’impasto su una spianatoia leggermente infarinata, ricavarne dei pezzi. Allungarli sul piano prendendo un pezzo di pasta alla volta e rotolandola sotto le dita formando bastoncini sottili, più sottili di un mignolo che andranno tagliati a piccoli tocchetti di mezzo centimetro di lunghezza. Questo è il segreto, devono essere piccoli piccoli, ci vuole più tempo a farli che a mangiarli.
Adagiare gli struffoli  in un solo strato, sulla spianatoia spolverata di farina e, man mano, spolverarli con (poca) farina altrimenti rischiano d’incollarsi tra di loro.
Friggere in una capiente pentola (deve essere a bordi alti) in abbondante olio ben caldo pochi struffoli alla volta. Sgocciolare e trasferire man mano la frittura su carta assorbente.
Riscaldare in una capiente casseruola circa 200 g. di miele, non deve cuocere, appena sarà fluido unire gli struffoli, mescolare delicatamente, al termine unire i diavolini, togliere subito dal fuoco altrimenti i confettini possono stingere. Versare gli struffoli su un piatto da portata cercando di dare al dolce una forma piramidale spolverare con altri diavolini. 
 
 

domenica 12 febbraio 2017

Quanti modi di fare e rifare la cicerchiata



Buona domenica, ci ritroviamo anche questo mese, siamo nella cucina della Cuochina, prepareremo insieme la cicerchiata.
Carnevale è alle porte, si frigge in ogni dove e friggiamo anche noi :-)
Tra chiacchere, zeppole e castagnole troveremo un posticino anche per lacicerchiata :-)
Del resto la ricetta merita e va provata e con i consigli della Cuochina riesce perfettamente.
A me è piaciuto decorarla come facciamo con gli struffoli con confettini colorati, si sa al cuor non si comanda … sicuramente però anche con mandorle e cioccolata, come nella traduzione abbruzzese, sarà fantastica.
Quante cose scopriamo con la Cuochina e di quanto si arricchiscono le nostre cucine!


1 uovo
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio di limoncello
buccia grattugiata di 1/2 limone
100 g circa di farina debole
olio per friggere qb

150 g di miele
30 g di frutta candita
anicini, diavolini e codette miste


In una ciotola, sbattere l'uovo con olio, liquore e con la buccia di limone grattugiata.
Unire a piccole dosi la farina, tanta quanta ne occorre per ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso, per me, in relazione alla grandezza delle uova che ho usato 100 g e un cucchiaio.
Formare dei bastoncini grossi quanto una matita. Con una spatola o con un coltello ben affilato, tagliare dei tocchetti grandi circa 1/2cm, arrotolarli fra le mani, formando delle palline.
Friggerli in olio bollente in piccole quantità, si gonfieranno, fino a quando diventano dorate, scolarli bene e trasferirli su carta assorbente.
In una capiente pentola sciogliere il miele a fuoco basso, quando diventa di un bel colore ambrato togliere la pentola dal fuoco ed unire le palline fritte, le mandorle, la frutta candita tagliata a piccolissimi pezzi e qualche cucchiaio di confettini, mescolare bene.
Trasferire su un piatto da portata, con le mani leggermente umide formare una ciambella, ricoprire con una spolverata di confettini.


Il prossimo mese ci vedremo di nuovo dalla Cuochina, prepareremo il Gulash di manzo.

http://quantimodidifareerifare.blogspot.it/2016/09/la-cucina-regionale-della-cuochina_4.html

LA NOSTRA CUOCHINA 

domenica 17 luglio 2016

I crocchè di patate per il Calendario del Cibo Italiano


Che Settimana questa del Cibo da Strada, abbiamo visto meraviglie, spunti per incursioni culinarie ed itinerari gastronomici, e quanto ci sarebbe ancora da dire e da assaggiare …
Oggi il Calendario celebra le crocchette e i suppli, filante, corposo, succulento comfort food prêt-à-porter.
E io di che posso parlarvi se non di street food campano per eccellenza, i crocchè di patate.
Noi in verità li chiamiamo panzarotti con una chiara allusione alla forma, morbida e panciuta, che già prelude all'assaggio, bisogna concentrarsi, fare mente locale, per ricordare l'altro loro nome anch'esso rigorosamente napoletano ma meno evocativo,  crocchè.
I crocchè derivano probabilmente dalle croquette francesi, fritture a base di besciamella, radicalmente diverse dai nosti filanti, caldi e accoglienti festeggiati. Arrivate a Napoli, forse con i monsù francesi, le croquette ne sono uscite trasformate. Certo, la maestria dei cuochi francesi, il saper fare, però il calore partenopeo, la ricchezza della tradizione culinaria napoletana, l'abbondanza di ingredienti prelibati e stimolanti hanno fatto il resto, come per i sartù, le briosce, i cattò, il ragù, l'ascendenza francese resta un ricordo limitato alla denominazione, la sostanza è tutta napoletana!
Con questo post partecipo alla Giornata Nazionale  dei Supplì e delle Crocchette  del Calendario del Cibo Italiano AIFB. Nell'articolo della nostra ambasciatrice Antonella Vergari tanto altro ancora su crocchette e supplì e bellissime ricette.


1 kg di patate a pasta gialla
2 uova
100 g. di parmigiano grattugiato
sale
pepe
200 g. di mozzarella asciugata in frigo per un giorno
pangrattato

olio di arachidi per friggere

Lessare le patate in abbondante acqua salata, scolarle, lasciarle intiepidire, sbucciarle e passarle con lo schiacciapatate.
Sistemare la purea ottenuta in una capiente ciotola, unire le uova, il parmigiano, il sale ed il pepe. Impastare bene a lungo e con forza. Ne risulterà un impasto piuttosto sodo.
Tagliare la mozzarella a bastoncini.
Prendere una cucchiaiata di impasto, inserirvi il bastoncino di mozzarella, formare dei cilindri da cui assolutamente non deve fuoriuscire la mozzarella, passarli nel pangrattato in modo da impanarli uniformemente.
Sistemare i panzarotti in un vassoio e trasferirli in frigo coperti da uno strofinaccio (non la pellicola) per almeno una notte, devono asciugare.
Friggerli in abbondante olio a temperatura, caldo ma non troppo perché il panzarotti devono cuocersi bene anche all'interno, girandoli perché si dorino in maniera uniforme.
Servire caldi, con la mozzarella filante … attenzione scottano :-)
Freddi se restano, ma non è stato il nostro caso, sono buoni lo stesso :-)



Per il post mi sono documentata qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Crocch%C3%A8
https://fr.wikipedia.org/wiki/Croquette

La ricetta è presa dal blog Ai Fornelli con la Celiachia.


 http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/p

domenica 5 giugno 2016

Pizzelle di sciurilli per il Calendario del Cibo Italiano


Donn’ amalia ‘a Speranzella,
quanno frie paste crisciute,
mena ll’ oro ‘int”a tiella,
donn’ Amalia ‘a Speranzella.

Ecco, perché di oro stiamo parlando!
Aeree, evanescenti, sapidi soffi dorati, le paste cresciute sono uno degli emblemi dello street food napoletano, forse il più antico.
Un tempo si friggeva per strada, e ancora, poco, si frigge.
Si friggeva l'aria!
Acqua, farina, lievito e …. aria … incorporata con gesti energici e sapienti … una manualità suggestiva, intrigante, descritta da Salvatore di Giacomo e rappresentata da Vittorio De Sica ne “L'Oro di Napoli”.
Semplici, spolverate di sale, sistemate, calde calde, nel cuoppo arrotolato al momento, …. attenzione a non farle freddare … l'incanto si perde …. 
Un pezzo di paradiso molto terrestre :-) prêt-à-porter.
In questa versione la pasta cresciuta accoglie l'adorabile inconsistenza di un fiore, un incontro poetico, spiazzante.
Con questo post partecipo alla Giornata Nazionale dei Fiori di Zucca Fritti del Calendario del Cibo Italiano AIFB, di cui è ambasciatrice Laura Bertolini, nel suo articolo, che corro subito a leggere, approfondimenti, ricette e molto altro sulla frittura di fiori di zucca.

300 g. di farina tipo 00
250 g. di acqua
1 pizzico di sale
100 g. di fiori di zucchina
5 g. di lievito di birra
olio di semi di arachidi per friggere

In un capiente recipiente dai bordi alti sciogliere il lievito 200 g. di acqua, unire la farina ed iniziare ad impastare con le mani per far assorbire l'acqua alla farina, quindi aggiungere il pizzico sale, continuare ad impastare a lungo con movimenti rotatori dal basso verso l'alto per far assorbire aria all'impasto, battendolo, unire poco alla volta la rimanente acqua continuando a battere la pasta fino ad ottenere un impasto morbido e leggero, quasi fluido. La quantità di acqua è indicativa, dipende dalle caratteristiche della farina usata. Bisogna regolarsi ad occhio, sentire l'impasto.
Quasi alla fine unire i fiori di zucchina precedentemente lavati, privati dello stelo e del pistillo, in pratica solo i petali semplicemente sfogliati.
Amalgamare delicatamente.
Coprire il recipiente con uno strofinaccio, lasciare lievitare a temperatura di cucina, in questo periodo, quasi estate, per circa un'ora, l'impasto deve più che raddoppiare.
Scaldare in una padella per frittura ad immersione abbondante olio, prelevare con le mani leggermente inumidite piccole porzioni di impasto e trasferirle nell'olio caldo (temperatura di frittura) cercando di arrotondarle un po' tra le mani, attenzione a resistere alla tentazione di modellarle troppo, se troppo premute e compattate perdono la consistenza aerea che le contraddistingue.
Friggere le pizzelle poche per volta, trasferirle su carta assorbente.
Completare, eventualmente con una spolverata di sale.

Il testo completo della poesia di Salvatore Di Giacomo è consultabile  qui

http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/ 

giovedì 28 aprile 2016

I cannoli alla siciliana


Oggi è di scena la maestosità del cannolo siciliano.
Tripudio di sapori, aromi e consistenze, questo dolce rappresenta il punto d'incontro delle molteplici culture che, nel tempo, si sono avvicendate in Sicilia.
Pare infatti che già in epoca romana, si conoscesse un dolce di forma tubolare ripieno di ricotta. Proprio Cicerone, nel periodo in cui fu questore di Lilybeo, l'odierna Marsala, ebbe modo di assaggiare questo dolce, forse di origine greca, descrivendolo come “tubus farinarius, dulcissimo, edulio ex lacte factus .
Durante la dominazione saracena lo stesso dolce sarebbe stato arricchito dall'arte pasticcera araba.
Secondo la leggenda le favorite dei sultani, relegate negli harem di Kalt El Nissa,  appunto il Castello delle donne, l'attuale Caltanissetta, tra una visita e l'altra dei loro consorti, pare si dedicassero alla cucina elaborando raffinati manicaretti.
E proprio a Caltanissetta, secondo sarebbe nato il cannolo siciliano, ma in un convento!
Come si spiega questa commistione tra sacro e profano che dall'assaggio del dolce è estremamente evidente?
Il Duca Alberto Denti di Pirajno, cultore di gastronomia siciliana, nel suo libro Siciliani a Tavola ne fornisce una spiegazione ancora una volta leggendaria:
Quando la potenza araba in Sicilia fu scardinata dagli invasori normanni, gli emiri si dileguarono, gli harem si vuotarono, abiure e conversioni diradarono le file dei seguaci del Corano e non si può escludere che qualcuna fra le ospiti dei ginecei distrutti, tòcca dalla grazia, sia finita in qualche monastero portando con sé le ricette che avevano fatto la delizia del proprio signore, trasmettendo le da suora a suora sino a noi, poveri peccatori”.
Quante storie, culture, anime si nascondono dentro un dolce, quanto studio, quanti percorsi e quanti secoli per farne la sublime quintessenza della Sicilia.
Con questo post partecipo alla Giornata Nazionale del Cannolo Siciliano del Calendario del Cibo Italiano, di cui è ambasciatrice Tamara Giorgetti.
Andiamo a leggere, nella pagina dell'AIFB dedicata al Calendario, l'articolo che Tamara ha preparato, sarà pieno di informazioni, notizie e storie interessanti e sicuramente una bellissima ricetta.

Per i cannoli
165 g di farina
25 g di strutto a temperatura ambiente
25 g di zucchero
65 g di vino bianco dolce

Per la farcia:
500 g di ricotta di pecora
140 g di zucchero semolato
60 g di zucchero a velo
canditi
gocce di cioccolata
per completare
pistacchio tritato
zucchero a velo

olio di arachidi per friggere

Il giorno prima sgocciolare bene la ricotta, lasciandola in frigo, in colino, coperta, anche una notte intera.
Il giorno dopo montare con l'aiuto di uno sbattitore o a mano con la frusta la ricotta con gli zuccheri, unire le gocce di cioccolata e, se piacciono, i canditi a pezzetti.
Nella planetaria, velocità 1, impastare farina, strutto, zucchero e vino, lavorare per 5 minuti. Avvolgere la pasta in una pellicola, lasciarla riposare in frigo almeno 30 minuti.
Al termine del riposo stendere l'impasto sottile, ritagliare dei dischi, 7 – 8 cm di diametro per i mignon, 12 – 14 per i cannoli veri e propri.
Avvolgere ogni disco sulle forme tubolari leggermente unte, bagnare la chiusura con poco albume, chiudere i cannoli.
Scaldare l’olio e friggere 3-4 cannoli alla volta. Sistemare i cannoli man mano che si scolano su carta da cucina, lasciarli raffreddare, estrarre le forme tubolari quando saranno ben raffreddate ed eventualmente riutilizzarle per friggere altri cannoli.
Trasferite la crema di ricotta in un sac à poche con bocchetta tonda piccola e riempire i cannoli.
Completare con granella di pistacchio e zucchero a velo.
La ricetta è presa qui.


http://www.aifb.it/calendario-del-cibo/ 

https://it.wikipedia.org/wiki/Cannolo#cite_note-libero.it-4 che cita Alberto Denti di Pirajno, Siciliani a Tavola, Longanesi &C
http://www.esplorasicilia.com/blog-sicilia/ricette-di-cucina-siciliane/cannoli-siciliani.php che cita Alberto Denti di Pirajno, Siciliani a Tavola, Longanesi &C

domenica 14 febbraio 2016

Quanti modi di fare e rifare le graffette di patate


Buongiorno! buona domenica!
Che piacere avervi qui nella mia cucina …. l'olio è sul fuoco, ho fatto scorte, inizia il nostro torneo di frittura!
Le graffette si mangiano calde calde, appena tolte dal fuoco e rigirate nello zucchero croccantino … si sciolgono in bocca …. scottano, attenzione :-)
Sapevo di averlo messo da qualche parte … dopo tanto cercare l'ho trovato, nascosto tra le pagine di un libro, ovviamente di cucina :-)
Un foglietto strappato con su annotata una ricetta, ne abbiamo tantissimi noi, non è vero? E ogni tanto li perdiamo, poi li ritroviamo :-)
Questa ricetta è di quelle che trovi per caso, tra una chiacchiera e l'altra, sul pianerottolo, nella sala d'aspetto del dentista o in fila al supermercato, e che ti annoti frettolosamente ….
Vanno avanti col passaparola, infallibili nella loro imprecisione …. sono ricette di casa :-)
Grazie alla Cuochina che ha voluto organizzare questo torneo nella mia cucina e a voi tutte che siete state mie ospiti … ne abbiamo fritto delle belle! 
E quante ne abbiamo mangiato!
Ora che vi posso offrire? un caffe, un liquorino o  .... un kefir? :-)
Quante cose impariamo, scopriamo e …. ritroviamo con la Cuochina!

½ kg. di patate lessate e schiacciate
farina q. b.
2 uova
4 cucchiai colmi di zucchero
50 g. di burro
12 g. di lievito di birra (sul foglietto è scritto molto di più ma non leggiamolo neppure)
latte tiepido q. b.
1 pizzico di sale
la scorza grattugiata di un limone

olio di arachidi per friggere

zucchero
cannella

Oggi impastiamo a mano la suocera di mia sorella, che mi ha dato la ricetta, 20 anni fa non sapeva cosa fosse un kenwood e neppure io :-)
Lessare le patate, sbucciarle e passarle nello schiacciapatate ancora calde.
Sciogliere il lievito di birra in un cucchiaio di latte tiepido.
Sulla spianatoia formare una fontana con circa 250 g. di farina, al centro sistemare le patate schiacciate, lo zucchero, le uova, la scorzetta grattugiata, unire il lievito.
Amalgamare gli ingredienti al centro unendo pian piano la farina. Una volta incorporata un po' di farina unire il pizzico di sale e continuare ad impastare aggiungendo altra farina fino ad ottenere un impasto morbido e sodo che, comunque, sarà sempre piuttosto umido quindi resistere dall'aggiungere troppa farina.
Le patate a pasta gialla che ho usato in cottura si sono mantenute piuttosto asciutte e hanno incorporato poca acqua alla fine hanno assorbito complessivamente circa 400 g. di farina.
Formare le graffette: prendere un po' d'impasto, allungarlo sulla spianatoia leggermente infarinata fino ad ottenere un cilindretto di circa 3 – 4 cm di spessore, chiudere sovrapponendo le estremità.
Con un coppapasta formare le palline.
Spolverare con farina, lievitare coperto per circa 1 ora e ½ o, comunque, fino al raddoppio.
Friggere in olio a temperatura, caldo ma non troppo per evitare che le graffette scuriscano.
Trasferire le graffette su carta assorbente, tamponarle leggermente, passarle subito nel mix di zucchero e cannella.
Queste sono anche più buone, si sciolgono letteralmente, calde calde sono cremose, l'alveolatura si forma dopo, se resistono ...



LA NOSTRA CUOCHINA

Al prossimo mese nella cucina di Marina cucineremo lo Tsoureki di nonna Andromaca

http://illaboratoriodimmskg.blogspot.gr/2015/03/tsureki-ricetta-della-nonna-andromaca.html 






lunedì 8 febbraio 2016

Graffette di patate per il Calendario del cibo Italiano


Oggi, per il Calendario del Cibo Italiano AIFB, inizia la settimana del carnevale di cui è ambasciatrice Ilaria Talimani, nella pagina dedicata al Calendario  il suo articolo.
Ed ecco il mio secondo contributo, le graffette di patate.
Tipicamente carnevalesce, anche se, in verità, qui da me si preparano anche per San Giuseppe, ogni momento dell'anno è buono per queste fritturine!
Le graffette trovano comunemente, ogni giorno, in tutte le panetterie, ed in quantità, pronte alla bisogna … feste a scuola, in famiglia, in ufficio o, semplicemente, per la coccola merendosa da portare a casa al cucciolino :-)
Ma fatte in casa sono un'altra cosa! 
Bisogna assaggiarle calde calde, appena fatte e tolte dal fuoco, per capire :-)
Fredde sono buone, un ottimo dolce, ideale per i bambini, il giorno dopo restano morbide, adattissime all'inzuppo ma …. l'incontro tra la pasta lievitata appena fritta, calda, leggera e soffice e la dolce, speziata, croccantezza dello zucchero è di una delizia indescrivibile.
Non si può spiegare, bisogna solo assaggiare!
Con questo post partecipo alla Settimana del carnevale del Calendario del cibo italiano AIFB.


½ kg. di patate
750 – 800 g. di farina tipo 0
20 g. di lievito di birra
100 g. di burro morbido
100 g. di zucchero
4 uova intere
½ bicchierino di rum
la buccia grattugiata di un'arancia e di un limone

per friggere
olio di semi di arachidi

per decorare
zucchero semolato
cannella in polvere

Lessare le patate, lasciarle raffreddare; sbucciarle e schiacciarle con lo schiacciapatate.
Trasferire il composto ottenuto nella ciotola della planetaria, impastare le patate con ½ kg di farina e il lievito sbriciolato, frusta a gancio, velocità 1. Continuando ad impastare unire lo zucchero, le uova, il rum, il burro e le bucce grattugiate, aggiungendo, se necessario, tanta farina quanto basta ad ottenere un composto morbido (ancora da incordare). La quantità di farina varia in base al tipo di patate, nel mio caso ½ kg di patate a pasta bianca hanno assorbito circa 750 g. di farina.
Impastare per 10 minuti a velocità 1, l'impasto dovrà risultare incordato.
Trasferire l'impasto su una spianatoia continuando ad impastare ancora un po' a mano, dare le doppie pieghe, formare un panetto. Sistemare il panetto in una ciotola leggermente unta di burro e coperta con pellicola trasparente, lievitare per 1 ora – 1ora e ½, fino al raddoppio.
Formare le graffette: prendere un po' d'impasto, allungarlo sulla spianatoia fino ad ottenere un cilindretto di circa 3 – 4 cm di spessore, chiudere sovrapponendo le estremità.


Per un risultato meno classico ma esteticamente perfetto, stendere l'impasto a uno spessore di 3 - 4 cm, ritagliare con un coppapasta le ciambelle e, per risultanza, le palline.


Spolverare con farina, lievitare coperto per circa 1 ora e ½ o, comunque, fino al raddoppio.


Friggere in olio a temperatura, caldo ma non troppo per evitare che le graffette scuriscano.
Trasferire le graffette su carta assorbente, tamponarle leggermente, passarle subito nel mix di zucchero e cannella.
Calde calde sono sublimi …. provate :-)






giovedì 19 marzo 2015

Graffette di patate


Qui da me per San Giuseppe si preparano oltre alle famosissime zeppole anche le graffe di patate.
In verità ogni momento dell'anno è buono per queste fritturine che si trovano comunemente in tutte le panetterie, ed in quantità, pronte alla bisogna … feste a scuola, in famiglia, in ufficio o, semplicemente, per la coccola merendosa da portare a casa al cucciolino :-)
Ma fatte in casa sono un'altra cosa!
Le graffe si mangiano calde calde, appena fatte e tolte dal fuoco, fredde sono buone, un ottimo dolce, ideale per i bambini, il giorno dopo restano morbide, adattissime all'inzuppo ma …. l'incontro tra la pasta lievitata appena fritta, calda, leggera e soffice e la dolce, speziata, croccantezza dello zucchero è di una delizia indescrivibile.
Non si può spiegare, bisogna solo assaggiare!


½ kg. di patate
750 – 800 g. di farina tipo 0
20 g. di lievito di birra
100 g. di burro morbido
100 g. di zucchero
4 uova intere
½ bicchierino di rum
la buccia grattugiata di un'arancia e di un limone

per friggere
olio di semi di arachidi

per decorare
zucchero semolato
cannella in polvere

Lessare le patate, lasciarle raffreddare; sbucciarle e schiacciarle con lo schiacciapatate.
Trasferire il composto ottenuto nella ciotola della planetaria, impastare le patate con ½ kg di farina e il lievito sbriciolato, frusta a gancio, velocità 1. Continuando ad impastare unire lo zucchero, le uova, il rum, il burro e le bucce grattugiate, aggiungendo, se necessario, tanta farina quanto basta ad ottenere un composto morbido (ancora da incordare). La quantità di farina varia in base al tipo di patate, nel mio caso ½ kg di patate a pasta bianca hanno assorbito circa 750 g. di farina.
Impastare per 10 minuti a velocità 1, l'impasto dovrà risultare incordato.
Trasferire l'impasto su una spianatoia continuando ad impastare ancora un po' a mano, dare le doppie pieghe, formare un panetto. Sistemare il panetto in una ciotola leggermente unta di burro e coperta con pellicola trasparente, lievitare per 1 ora – 1ora e ½, fino al raddoppio.
Formare le graffette: prendere un po' d'impasto, allungarlo sulla spianatoia fino ad ottenere un cilindretto di circa 3 – 4 cm di spessore, chiudere sovrapponendo le estremità.


Per un risultato meno classico ma esteticamente perfetto, stendere l'impasto a uno spessore di 3 - 4 cm, ritagliare con un coppapasta le ciambelle e, per risultanza, le palline.


Spolverare con farina, lievitare coperto per circa 1 ora e ½ o, comunque,fino al raddoppio.


Friggere in olio a temperatura, caldo ma non troppo per evitare che le graffette scuriscano.
Trasferire le graffette su carta assorbente, tamponarle leggermente, passarle subito nel mix di zucchero e cannella.
Calde calde sono sublimi …. provate :-)






mercoledì 24 dicembre 2014

Buon Natale!!!! Le zeppole di pasta cresciuta.


È il nostro dolce di Natale.
L'unico che mia nonna preparava sempre per la vigilia, i suoi magnifici cenoni non potevano terminare senza un luccicante e colorato vassoio di zeppole di pasta cresciuta.
Le zie si affaccendavano in più elaborate o alternative preparazioni, ma solo le zeppoline terminavano …... anche dopo il più luculliano dei pasti, c'era sempre spazio :-)
la nonna da donna semplice, essenziale, non preparava dolci se non quelli della tradizione, il superfluo non l'aveva imparato, ma in quello che faceva sfiorava l'eccellenza.
La ricetta è semplicissima acqua, lievito, farina ….. tanto amore e …..olio di gomito, come diceva la nonna :-)
A casa mia non mancano mai.
Provatele,  farete contenti i vostri bambini!!!!

Auguri di un sereno Natale 


850 g. di farina tipo 00
650 g. di acqua tiepida (circa)
1 pizzico di sale
10 g. di lievito di birra
olio di semi di arachidi per friggere
Miele
Diavolini

In un capiente recipiente dai bordi alti sciogliere il lievito in ½ litro di acqua tiepida, unire la farina ed iniziare ad impastare con le mani per far assorbire l'acqua alla farina, quindi aggiungere il pizzico sale, continuare ad impastare a lungo con movimenti rotatori dal basso verso l'alto per far assorbire aria all'impasto, unire poco alla volta la rimanente acqua continuando a battere la pasta fino ad ottenere un impasto morbido e leggero, quasi fluido. La quantità di acqua è indicativa, dipende dalle caratteristiche della farina usata. Bisogna regolarsi ad occhio, sentire l'impasto.
La consistenza è questa.

  
Coprire il recipiente con uno strofinaccio, lasciare lievitare a temperatura di cucina, che in questo periodo è sempre abbastanza calda, per circa un'ora, l'impasto deve più che raddoppiare.
Scaldare in una padella per frittura ad immersione abbondante olio, prelevare con le mani leggermente inumidite piccole porzioni di impasto e trasferirle nell'olio caldo (temperatura di frittura) cercando di arrotondarle un po tra le mani, attenzione a resistere alla tentazione di modellarle troppo, se troppo premute e compattate perdono la consistenza aerea che le contraddistingue.
Friggere le zeppoline poche per volta, trasferirle su carta assorbente.
Sciogliere il miele in una capiente pentola, versarvi le zeppoline poche per volta mescolando bene perché s'intingano ben bene nel miele. Sistemare su un piatto da portata. Decorare con i diavolini.