Amo
i ciambelloni ed in generale i dolci “secchi” da colazione o
merenda, corposi, morbidi, dalla consistenza avvolgente e zuccherosa,
il sapore fresco del burro, quasi un cioccolattino, sostituito sempre
più spesso dalla leggerezza areosa dell'olio.
Quanti
ne ho preparati in vita mia di questi dolci, quante sperimentazioni,
sempre alla ricerca di un sapore o una consistenza diversa.
Come
sarà mai una sabbiosa? Una quattro quarti? Una margherita? La
sofficissima? La rustica? La campagnola?
Con
gli anni e la curiosità poi ho esplorato il mondo delle coffee cake,
dei plumcake, dei muffin, delle chiffon e delle angel cake, e tanto
altro, lo sapete.
Ma
il ciambellone, quello che sa di casa, di quell'abbraccio che non c'è
mai stato, resta il mio preferito.
Ci
riflettevo addentando una fetta di questo ciambellone che ho
preparato per il Calendario, era tanto che non ne preparavo, sempre a
dieta come sono, e per il resto con i pochi momenti impegnati nelle
più disparate produzioni culnarie.
“Si
gira il mondo ma poi si torna sempre a casa” … “Niente di
meglio di un ciambellone” …
Ho
imparato a cucinare perché avevo voglia di cose buone :-)
Sono
figlia di una mamma che aveva eletto l'apriscatole a talismano della
felicita, era una donna che ha
altro da fare
e non ha tempo da
perdere, in cucina :-)
Figlia
dei tempi, l'altra faccia della rivoluzione culinaria di Spagnol.
Mia
mamma davvero tagliava i minuti della preparazione culinaria ed in 5
minuti era in grado di mettere a tavola degli immangiabili
manicaretti conditi da lamenti e recriminazioni, inviti a finire un
piatto che spesso guardavo con stupore, abituata come ero a mangiare altro, magari comunque recriminatorio ma più gustoso.
Non
amava cucinare, non l'aveva mai fatto. Non amava il suo ruolo, troppo
stretto, costretto, non compreso.
Allora
meglio la cucina istantanea, come avrebbe detto la Spagnol accettate
con animo grato l'aiuto dei precotti, preconfezionati, scatolette,
affettati.
Mangiar freddo. Con quello si andava alla grande!!!!
Eppure mia madre non sapeva neppure chi fosse Elena Spagnol,
considerando la lettura una perdita di tempo in cui era deprecabile
investire.
Per
questo ho collezionato un universo smisurato di libri, enciclopedie,
opuscoli, riviste, ritagli, stampe, file e screen shot di cucina, per
questo cucino e cucino da Dio, di default tutto e di tutto.
Appartengo
alla generazione del ritorno alla cucina, qualcuna ci doveva tornare
visto che era vuota :-) quelle del lievito madre e del fatto in casa
:-) ero ragazzina e già mi cimentavo in creme caramel e millefoglie,
quanto ho cucinato nella mia vita, quanta curiosità ho soddisfatto,
quanti esperimenti e preparazioni, quante cose buttate, quante
mangiate e tanta esperienza.
Tutto
è iniziato da una fetta di ciambellone, anzi era un dolce degli
angeli, che mi ostinavo a chiedere a mia madre che lo preparasse sventolando la
bustina di lievito con la ricetta. "Chissà come è?"
Uscivano
delle cose immangiabili perche fatte per forza e senza amore.
Poi
feci io ed imparai.
Ora
posso dire che non so neppure se mi piace cucinare, cucinare è un
saper fare non un saper essere, non sostanzia la personalità di un
individuo, non è un traguardo performante da raggiunere, neppure una
medaglia da appuntarsi in petto.
Cucinare
non è il duro lavoro delle Petronille, neppure l'apparenza edonistica
delle donne a cui si rivolgeva la Spagnol, né il timbrare il
cartellino della perfezione del tutto naturale e fatto in casa.
Cucinare
non è neppure un mezzo di espressione artistica funzionale alla
fotografia, che essa si è arte, perchè crea nuovi mondi trasmette
emozioni di cui il cibo è solo un tramite.
Cucinare
è amore perché si cucina sempre pensando a qualcuno, è rispetto e
attenzione per l'altro e per sé stessi.
Cucinare
è relazionale, è un linguaggio.
Cucino
da più di quarant'anni, ultimamente sono stata in dubbio se smettere
intendo l'hobby, il blog e il resto, proiettata come sono su altri
interessi e percorsi.
No,
questo non è un discorso del tipo metto il mio blog a riposo perché
bisogna prendersi una pausa motivazionale, ne ho letto tanti in
questi anni, ex post ho compreso il significato di queste
pause.
Quando
una cosa non è più fatta per piacere, quando diventa un obbligo,
una ripetizione senza interesse e motivazione è giusto interrompere.
Ci
avevo pensato.
Il
mio blog è fermo da anni, pubblico così poco qui, chi se ne
accorgerebbe?
Quando
ho capito che in definitiva non mi piace cucinare ho ripreso a
cucinare con piacere, piatti della tradizione che da tempo avevo
messo da parte per far posto alle urgenze dei post, piatti tanti
piatti, preparati per non essere fotografati ma consumati.
Tante
cose che i miei figli non avevano mai assaggiato perché le preparavo
d'abitudine decenni fa, prima che nascessero.
Questa
sorta di depurazione ha fatto bene a tutti, anche alla mia cucina e
al mio blog che continuerà, per il piacere di qualche motore di
ricerca posto da qualche parte in continente sperduto, ad operare
col ritmo che lo ha sempre contraddistinto negli ulimi anni :-)
In
tutto questo che c'entra il ciambellone?
Scusate,
mi riferisco sempre ai miei 4 lettori che arrivano qui utilzzando il
suddetto motore di ricerca :-) e sempre che leggano i caratteri
occidentali :-) niente solo un momento di autoanalisi :-)
Il
ciambellone è l'inizio.
Ora
si pone all'inizio di un qualcosa che non so in cosa si svilupperà
ed all'inizio di una nuova stagione del mio blog.
Siamo
a settembre, si ritorna.
Questa
in particolare è una ricetta della memoria, ora la vedete pesata e
dosata presa da un libricino di dolci, in realtà è
un'interpretazione della vecchia campagnola, ve la ricordate la
ciambella campagnola? La
ricetta girava tanto negli anni '80 poi piano piano dimenticata,
soppiantata dalle novità
Una
ciambella all'olio fatta con i bicchieri, senza bilancia, non
occorreva pesare!!! l'antesignana della 7 vasetti, una figata!!! poi
buona e leggera insomma si poteva fare!
E
facciamocela :-)
Ingredienti per 10 fette
280 g di farina
30 g di fecola
1 bustina di lievito
2 pizzichini di sale
3 uova a temperatura
ambiente
100 g di olio di semi di
arachidi
150 g di latte a
temperatura ambiente
140g di zucchero
i semi di una bacca di
vaniglia
decorazione
zucchero a granella
Setacciate le farine con
il lievito e il sale.
Montate le uova con lo
zucchero e aromatizzate con i semi di vaniglia, poi senza smettere
di sbattere versate gradualmente l'olio a filo e il sale.
Alla massa gonfia e
spumosa incorporate le farne setacciate.
Imburrate e infarinate lo
stampo da ciambella dal diametro di 24 cm e versate l'impasto.
Distribuite lo zucchero
in granella e infornate a 175° per 35 minuti. Saggiate la cottura
inserendo uno stecchino nel dolce, se non ne esce asciutto,
proseguite per qualche minuto la permanenza in forno.
Ricetta tratta da “In cucina con passione, dolci per la colazione,
torte, ciambelle, plum cake muffins & dolcetti”, Daniela Peli –
Francesco Ferrari, Quado’ editore.