Quante
volte, a sera tardi, al termine di uno spettacolo, nei lunghi anni
della gavetta, si sarà ritrovato davanti un piatto di pasta riposta,
avanzata da pranzo, appositamente conservata, attesa.
Magari
una pasta e fagioli come questa …. il suo piatto preferito.
L'abitudine
di cucinare in più la pasta, conservandola per altri pasti è
propria degli anni della povertà, della miseria, tra il primo e
secondo dopoguerra, quando, soprattutto in determinati contesti
sociali, era già tanto se si riusciva a mettere insieme, in un
giorno, un unico pasto, che nella Napoli “mangia maccheroni” era
rappresentato dall'alimento base, la pasta, sostanziosa, a buon
mercato, confortevole e saziante. Un unico piatto che, se avanzava,
veniva consumato nel corso della giornata, la sera a cena ma anche la
mattina.
Questo
Totò lo sapeva bene, e battute come “La mattina mi colaziono il
minestrone” … “noi nel caffellatte non mettiamo niente: né
caffè, né latte” non sono buttate lì, a caso, per raccogliere
una risata, ma hanno un significato reale, quotidiano, drammatico e
dirompente.
“Io
so a memoria la miseria, e la miseria è il copione della vera
comicità.
Non si può far ridere se non si conoscono bene il dolore e la fame, il freddo, l'amore senza speranza, la disperazione della solitudine di certe squallide camerette ammobiliate alla fine di una recita in un teatrucolo di provincia; e la vergogna dei pantaloni sfondati, il desiderio di un caffellatte, la prepotenza esosa degli impresari, la cattiveria del pubblico senza educazione. Insomma non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita”.
Non si può far ridere se non si conoscono bene il dolore e la fame, il freddo, l'amore senza speranza, la disperazione della solitudine di certe squallide camerette ammobiliate alla fine di una recita in un teatrucolo di provincia; e la vergogna dei pantaloni sfondati, il desiderio di un caffellatte, la prepotenza esosa degli impresari, la cattiveria del pubblico senza educazione. Insomma non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita”.
Totò
la fame, quella vera, “che fa cascare morti” l'aveva patita e la
rappresentava, anche negli anni del benessere, empaticamente,
esorcizzandola.
Memorabile
è il dialogo tra Pasquale e Felice Sciosciammocca (che posiamo
rivedere qui) denso di richiami evocativi alla fame e, insieme
un'unica, indimenticabile celebrazione del cibo.
In
questa Giornata, con Totò, il nostro Calendario celebra la Fame, e,
attraverso di lei, simbolicamente, il cibo.
Dalla
fame, infatti, dall'arte trarre il massimo dalle risorse a
disposizione, che, sembra sembra quasi contraddittorio, nascono le
migliori prelibatezze.
Con
questo post partecipo alla Giornata Nazionale di Totò del Calendariodel Cibo Italiano AIFB, nell'articolo della nostra ambasciatriceLucia Melchiorre, che possiamo leggere qui, storia, curiosità
aneddoti sul grande Totò e bellissime ricette.
La
pasta e fagioli no …. sono un signore, non posso mangiare queste
cose, devo mangiare la maionese
500 g. di
fagioli precedentemente ammollati e lessati, io ho usato i canari
perché “sono fagioli con l'occhio”
due manciate
di spaghetti spezzati
1 sedano
1 ciuffo di
basilico
5 pomodori
datterini
aglio
olio
extravergine di oliva
peperoncino
In una
capiente pentola soffriggere il sedano tagliato a pezzettini in due
cucchiai di olio e qualche spicchio di aglio, mescolare. Dopo 5
minuti unire i pomodorini a pezzetti, il basilico e il peperoncino.
Continuare la cottura a fuoco moderato, mescolando di tanto in
tanto, per circa 15 – 20 minuti, quindi aggiungere tre quarti dei
fagioli con la loro acqua, amalgamare, aggiustare di sale.Cuocere
ancora per 10 minuti da quando riprende il bollore. Passare tutto nel
passaverdure, rimettere sul fuoco insieme ai fagioli interi rimasti,
uniretre o quattro mestoli di acqua bollente.
Quando la
minestra riprende il bollore calare la pasta. Portare a cottura,
completare con qualche fogliolina di basilico fresco, servire con un
filo di olio extravergine. Servire tiepida o fredda.
É buona
anche il giorno dopo.
Al naturale ....
o saltata in
padella, con la scorzetta, non antiaderente con olio o, per un'esperienza strong, con
sugna ...
La ricetta
della pasta e fagioli è presa, con qualche modifica, da Fegato
là, fegato qua, fegato fritto e baccala di Totò curato da
Liliana de Cursti e Matilde Amorosi
Per il post mi sono documentata qui:
Siamo uomini o caporali. Psicologia della disobbedienza, Salvatore Cianciabella, che ho consultato qui
Il genio della necessità. Una storia della cucina napoletana di Juan Pablo de Gangi, che ho consultato qui
La grande abbuffata: percorsi cinematografici tra trame e ricette, Livio Giorgioni, Federico Pontiggia, Marco Ronconi, che ho consultato qui
Bellissimo post e bella ricetta Anna, la proverò mi è venuta l'acquolina in bocca solo a vederla...;)
RispondiEliminache post utile, una vera goduria questi piatti, bravissima!!!Baci Sabry
RispondiEliminaPasta e fagioli, una vera delizia! Grande Totò!
RispondiEliminaBuona la minestra di fagioli, ma anche la pasta ripassata in padella non ha niente da invidiare alla pasta appena fatta! Oggi invece se avanza qualcosa troppo spesso si butta via!
RispondiEliminaCerte paste, se ripassate in padella sono più buone che da appena fatte. Nonna mi insegnava che "se sapessi cos'è la fame, non butteresti via niente" e io, pur non sapendo cos'è la fame, non butto via nulla. La pasta avanza? il giorno dopo andrà benissimo
RispondiEliminaL’angolo della casalinga, ricette veloci e facili
Mamma mia, un piatto meglio dell'altro, che bontà!!!
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