giovedì 27 dicembre 2018

I miei pecan stuffed dates per il Club del 27




Get a party, siamo ancora in tempo per capodanno!
Questo mese il Club del 27 ha pensato di proporvi una selezione di ricette, facili, veloci, particolari ed appetitose per un ideale party di capodanno.
Siamo tutte impegnate in questi giorni, amiamo cucinare e accogliere con piacere i nostri cari anche con del buon cibo, però è giusto riservare del tempo anche per noi per rilassarci, farci belle ed accogliere senza ansia il 2019 che arriva.
Il nuovo anno non ci deve trovare senza fiato in una spirale di fretta, corse e confusioni varie, senza neppure una piega fresca e un filo di trucco, con la cucina ingombra di pentole, un immenso cenone da servire e solo voglia di dormire.
Giammai!!!
Charmant come sempre nel mio trucco cherry tra boccoli freschi e traboccanti, servirò i miei bite di capodanno serena e felice col sorriso del successo che risplende sulla fronte, come direbbe Elena Spagnol, perchè prima di tutto ho pensato a me!
Volete programmare con noi il vostro party di capodanno easy and free e sicuramente trendy?
Potete trovare le ricette tutte qui, solo su MAGaboutFOOD.
Intanto gustate con me questi insoliti ma buonissimi datteri ripieni, un bocconcino agrodolce che lascia la voglia di continuare il nostro new year's eve party … 
Con la tessera n. 37 anche questo mese partecipo al Club del 27.

Proud to be a member 

Ingredienti per circa 12 datteri grandi (24 piccoli)

2 cucchiai di olio d'oliva
1 scalogno tritato finemente
1 spicchio d'aglio schiacciato
50 g di pane grattugiato fresco
100 g di noci pecan tritate finemente
1 cucchiaio di foglie di timo tritate
50 ml di brodo vegetale o acqua
12 datteri grandi denocciolati
12 foglie di salvia

Scaldare l'olio in una padella, unire lo scalogno e un abbondante pizzico di sale e cuocere per 2-3 minuti fino a quando lo scalogno non si ammorbidisce, quindi aggiungere l'aglio, il pane grattugiato, le noci pecan e il timo e cuocere ancora 1 minuto. Al termine bagnare con il brodo o l'acqua, mescolare. Mettere da parte.
Aprire i datteri a metà facendo attenzione a non separarli completamente. Riempire i datteri con il composto messo a parte. Chiudere accostando leggermente le due metà. Completare con una foglia di salvia. Sistemare i datteri su una teglia protetta da carta forno che a questo punto possiamo sistemare tranquillamente in frigo anche fino al giorno dopo oppure cuocere direttamente come ci è più comodo.
Scaldare il forno a 160°, ventilato.
Spennellare i datteri con olio d'oliva, quindi infornare per 15-20 minuti fino a quando la salvia diventera croccante. Servire immediatamente.

La ricetta è di Elena Silcock

venerdì 14 dicembre 2018

Il nostro tour alla Fiera del Tartufo di Alba. I palazzi del Gusto. Palazzo Alfieri.




Prosegue il nostro reportage sulla partecipazione di MTChallenge alla fiera del tartufo bianco di Alba.


Dopo la mostra di Chagall, una chicca che l'Amministrazione Comunale di Asti ha voluto regalarci nel contesto di un'ospitalità accurata, perfetta e premurosa, siamo passati dalle meraviglie degustative in un percorso che ha coinvolto davvero tutti i nostri sensi.

Con ancora negli occhi immagini geniali, delicate, colorate, floreali di Chagall siamo state introdotte nella sala della mostra mercato, immerse nel tartufo, inebriate dal profumo intenso e poderoso che ci ha avvolto conducendoci direttamente allo showcooking condotto a due mani da due stelle Michelin Walter Ferretto, chef de Il Cascinale Nuovo e Andrea Ribaldone, chef dell'Osteria Arborina nonché volto familiare alle platee televisive del mezzogiorno.


La realizzazione del piatto, uno spettacolo nello spettacolo.
Introdotto e descritto da Andrea Ribaldone, Walter Ferretto si è prodotto nella realizzazione di un piatto eccezionale nella sua essenzialità.



Difficile ed insidioso come tutti i piatti “semplici”, il cardo gobbo di Nizza, acciughe ed uovo morbido, accompagnati da tartufo come se piovesse, ci ha travolto.

Come ogni piatto d'eccezione si racconta, non si rifà.

Ed ecco il cardo gobbo di nizza saltato, accompagnato da un'equilibrata salsa di aglio, acciughe e crema di latte, a ricordare una bagna cauda, uovo cotto a bassa temperatura, cialda di tartufo e tartufo, uno spettacolo sensoriale soprattutto quando accompagnato da un eccezionale barolo.


Tutto perfetto!

A completamento della serata la visita privata a palazzo Alfieri dove abbiamo potuto scoprire un Alfieri inconsueto e reale oltre il formalismo steriotipato dei nostri ricordi scolastici del Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli che ora acquista in altro più intenso significato.

Io personalmente ricordavo un illuminista rigoroso e complessi gli argomenti di letteratura da studiare.
I racconti appassionati della nostra guida ci hanno restituitto l'immagine di un uomo energico e passionale, inquieto, libero, moderno, un giramondo, un intellettuale indipendente e aperto dalle intuizioni freudiane.
Questo ed altro trasmettevano negli occhi lucidi della nostra competente accompagnatrice che ripeteva con voce a tratti rotta le frasi iniziali dell'introduzione alla sua biografia.

Io perciò ingenuamente confesso, che allo stendere la mia propria vita inducevami, misto forse ad alcune altre ragioni, ma vie piú gagliardo d'ogni altra, l'amore di me medesimo: quel dono cioè, che la natura in maggiore o minor dose concede agli uomini tutti, ed in soverchia dose agli scrittori, principalissimamente poi ai poeti, od a quelli che tali si tengono. Ed è questo dono una preziosissima cosa; poiché da esso ogni alto operare dell'uomo proviene, allor quando all'amor di sé stesso congiunge una ragionata cognizione dei propri suoi mezzi, ed un illuminato trasporto pel vero ed bello, che non son se non uno.

Aggiungendo commossa “capite che uomo!”


Con questa appassionata lettura di Vittorio Alfieri oltre la storia e la letteratura studiata si chiude questa parte del nostro tour alla fiera del tartufo bianco di Alba dedicata ai “palazzi del Gusto”, il nostro movimentato soggiorno continua ….

La nostra simpatica combriccola alla Fiera del tartufo bianco di Alba




domenica 25 novembre 2018

La pasta di MTC S-COOL





Eccoci alla seconda lezione della scuola di cucina più figa che c'è: MTC S-COOL.
Prepariamo la pasta, un bel primo piatto fumante, confortevole, appetitoso e ben mantecato.
Perché la mantecatura, insieme alla cottura, è il cuore della preparazione di un buon piatto di pasta.
E ci vuole tecnica, applicazione e tanto olio di gomito :-)
Una volta imparato tutto si può mantecare, anzi si deve, non è possibile farne a meno :-)
La pasta cotta e corposa, soda ma cedevole, avvolta dal sottile, setoso, succulento lucido intingolo è solo poesia.

Ed abbiamo studiato, ci siamo applicate ed abbiamo mantecato.
L'esame prevedeva due prove.
La cacio e pepe.
La mantecatura di un piatto al sugo.

Se mantechi una cacio e pepe poi mantechi tutto, perchè dietro l'apparente semplicità del piatto, due soli ingredienti, si nasconde la summa delle tecniche di preparazione e della difficoltà culinaria. Non è facile trasformare del pecorino in un sugo cremoso, anche chi lo sa fare può sbaglare.
Ma non noi di MTC S-COOL perchè abbiamo insegnanti brave e preparate che ci hanno rivelato una ricetta infallibile.
Imparata quella mantechi tutto.
Nel mio caso poi ho mantecato un sugo di casa, chiamiamolo ragù, nonna lo chiamava genovese, non ho mai capito il perché

La cacio e pepe di Greta

per 4 persone

Attrezzatura:
una pentola capiente per bollire la pasta
Una padella per mantecare
Una bastardella d’acciaio
Una pinza
Una frusta

400 g di spaghetti
120 g di pecorino stagionato grattugiato fino
Pepe nero

Lessate la pasta in abbondante acqua poco salata. Mentre la pasta cuoce sciogliete il formaggio in una ciotola aiutandovi con una frusta, aggiungendo poca acqua per volta, fino ad ottenere una crema, tenete in caldo.


Tirate su la pasta 3 minuti prima del punto di dente e continuate la cottura nella padella con un filo d’olio, il pepe e abbastanza acqua per permettere la cottura. Fate riprendere calore sempre mescolando e agitando la pasta nell padella così da creare un’emulsione tra amidi e grasso, continuate fino ad arrivare a cottura. Fuori dal fuoco e lontano dal fornello caldo aggiungete velocemente la crema di pecorino, saltate la pasta velocemente e servite fumante, la cacio e pepe non può aspettare. Aggiungete un altro pizzico di pepe sul piatto prima di servire.


Il mio ragù di casa



per 4 persone

500 g di carne macinata mista tra manzo e maiale
350 g di passata di pomodoro
1 cipolla media
2 carote
un bel gambo di sedano
olio extravergine di oliva
sale 
½ bicchiere di vino bianco (o vermouth se volete provare)
parmigiano reggiano grattugiato

250 g di tripolini di Gragnano

olio extravergine di oliva

Tritate finemente la cipolla, le carote e il sedano, trasferite tutto in una capiente pentola e lasciate appassire in olio extravergine di oliva a fuoco medio.
Unite la carne, mescolate, aumentate leggermente la fiamma e lasciate insaporire per 5 minuti quindi aggiungete la passata di pomodoro, regolate di sale. A bollore riducete la fiamma a minimo e lasciate cuocere per circa 2 ore, il sugo deve inspessirsi dolcemente. A questo punto la nonna univa un mezzo bicchiere di vermouth e lasciava evaporare. So che è eretico ma lo faccio anch'io unendo però vino bianco. A cottura mettere da parte.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata, scolarla molto al dente cioè 4 – 5 minuti prima dei quanto indicato sulla confezione. Usare una buona pasta di Gragnano ovviamente mi è stato utile a ciò.
Scolate la pasta con un mestolo forato direttamente nella padella già a fuoco medio alto, unire il sugo. Posizionate le pinze al centro della padella e cominciate a far roteare la padella in sendo orario in modo che la pasta contenuta giri intorno al perno centrale. Non staccare mai la padella dal fuoco, non abbassare mai la fiamma. Per i primi tre minuti, la pasta non deve galleggiare nel liquido, ma neanche asciugarsi troppo.
Un minuto prima della fine della cottura regolate il condimento, aggiungete un filo d’olio a crudo, mezzo mestolo d’acqua … quello che serve nel mio caso ho aggiunto il parmigiano. Poi si salta! spingete la pasta verso la testa della padella, quindi con un movimento secco, deciso all’indietro fatela riavvolgere su se stessa.
Servire subito
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sabato 27 ottobre 2018

Il mio crumble autunnale con castagne e zucca per il Club del 27




Arrivo ansimante all'appuntamento del Club del 27, scusate il ritardo, braves only, ma non potevo mancare, l'amicizia è più forte di tutto.
Questo mese si cucinano castagne e che castagne, le più particolari e prelibate, tutte targate MTChallenge!
Non perdete nessuna delle ricette, una è più buona dell'altra, le trovate tutte qui.
Io ho preparato il crumble autunnale proposto da Nicol nella sfida n. 34 di MTC ma l'ho destrutturato, rendendolo un dessert al patto, devo decidermi a smettere di frequentare corsi di cucina :-)
Con la tessera n° 37 anche questo mese partecipo al Club del 27.

Proud to be a member

150g di zucca pulita
150g di castagne lessate
1 cucchiaino di miele del bosco
100g di farina integrale di farro
50 g di burro + una noce
50g di zucchero


Tagliare la zucca a cubetti piccolissimi (circa 5/6mm per lato) e farla saltare per circa 6/7 minuti in una padella con le castagne a pezzi, una noce di burro e un cucchiaino di miele del bosco.
Accendete il forno a 180°.
Per il crumble in una ciotola unite lo zucchero, il burro e la farina e lavorate velocemente il tutto con le mani fino ad ottenere un impasto sabbioso.
Stendere il crumble su una teglia protetta da carta da forno. In un'altra teglia sistemare il composto di zucca e castagne.
Infornate a 180° in forno già a temperatura per circa 20 minuti.
Sfornate, lasciate raffreddare leggermente.
Sistemare il composto di castagne e zucca in un piatto da portata spolverare con il crumble, decorare con castagne e fettine di zucca semicandita (fatte semplicemene bollire in uno sciroppo fatto con pari quantità di zucchero e acqua per 5 minuti, poi scolate)

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martedì 16 ottobre 2018

Un panino per il World Bread Day, il Biove delle sorelle Simili


Non servono farine speciali o strane polverine per fare il pane, solo fatica, attenzione ed amore, come per tutte le cose che importanti che meritano cura.
È possibile fare in casa del pane genuino, buono ed appetitoso con solo acqua, farina lievito e tanto amore.
Lo facevano le nostre nonne, possiamo farlo anche noi!
Come ogni anno Zorra ci invita a preparare un pane ed a condividerlo nel grande cestino dei pani del Word Bread Day per ricordare quanto sia semplice e divertente fare il pane in casa e quanto sia importante perpetuare le nostre tradizioni.
Quest'anno ho scelto di preparare un panino che all'occorrenza può diventare anche un grosso pane, il biove delle sorelle simili.
Un pane semplice a lievitazione diretta, con lievito di birra, che, già nelle dosi indicate dalle mitiche sorelle, non si sente per nulla. È possibile ridurre di molto, anche a 5 g, le dosi di lievito aggiustando i tempi di lievitazione … vedrete che la pazienza sarà ricompensata :-)
Un pane davvero per tutti, cosa aspettate!
 
Il pane è vita, è ricchezza, è prosperità, è amore, è un valore da preservare e trasmettere ai nostri figli.
Celebriamolo insieme!

Raccogliendo l'invito di Zorra con questo post partecipo al World Bread Day e aggiungo il mio pane al cesto del WBD 2018 pieno pieno di pani da tutto il mondo...


Per 4-6 persone
500 g di farina 0
280 ml di acqua
20 g di strutto (o burro o olio extravergine di oliva)
20 g di lievito di birra (anche 10 o 5)
10 g di malto
8 g di sale fino (un cucchiaino da tè colmo)
Attrezzatura:
Setaccio
Spianatoia di legno
1 raschia a trapezio
2 canovacci puliti
2 supporti per aiutare lo sviluppo dell’impasto verso l’alto al momento della lievitazione
(vedere procedimento – vanno bene anche 2 pacchi di zucchero o farina)
 
Setacciate la farina e formate una fontana sulla spianatoia; fate una fossetta su un lato e mettetevi il sale. sbriciolate il lievito di birra nel centro.
Versate l’acqua con delicatezza per non farla tracimare.
Raccogliete un poco di farina dall’interno dell’anello della fontana e cominciate a impastare, aggiungendo via via altra farina; unite il sale, lo strutto e il malto, continuando a incorporare altra farina fino a quando non avrete ottenuto una pastella
abbastanza consistente,
quindi coprite tutto con la farina della fontana.
Aiutandovi con la raschia sollevate parte della pastella e premetela sulla cima della montagnetta; proseguite in questo modo lungo tutto il perimetro della fontana, in modo da fare assorbire l’acqua dalla farina.
Cominciate a impastare con le mani e valutate se è il caso di aggiungere un altro poco diacqua: dovrete ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso. Lavorate e battete la pasta con forza sul piano di lavoro per 8-10 minuti, infine formate una palla con l’impasto, copritela a campana con una ciotola e fate riposare per 20 minuti.
Trascorso questo tempo dividete l’impasto in due (ma anche 4 pezzi per ottenere dei panini più piccoli), formate due filoni stretti e stendeteli grossomodo in un rettangolo, arrotolate strettamente ogni rettangolo dal lato lungo ottenendo due salsicciotti lunghi circa 35 cm, stendeteli per il lato lungo e arrotolateli formando due filoni stretti che stenderete per il lato corto in rettangoli molto lunghi (1,5-2 metri) e sottili (3-4 mm di spessore), larghi 6 o 7 cm.
A mano a mano che stendete l’impasto, arrotolatelo come se fosse una garza: otterrete
due grossi rotoli.
Infarinate abbondantemente un canovaccio pulitissimo. Appoggiate sul piano di lavoro uno dei due supporti – può essere un pacco di zucchero. Copritelo con un lembo del canovaccio infarinato, che stenderete sul piano di lavoro dal lato lungo. Adagiate sul canovaccio un rotolo di impasto, tenendo la falda sotto e appoggiando la chiocciola contro il lato dove c’è il supporto. Sollevate un lembo di tessuto dall’altra parte della chiocciola creando un divisorio. Appoggiate la chiocciola del secondo rotolo di pasta contro il divisorio di tessuto infarinato, sollevate il canovaccio all’altezza della seconda chiocciola e appoggiateci contro il secondo supporto. Questa disposizione consentirà di dare all’impasto una spinta anche in verticale, in fase di lievitazione.
Coprite gli impasti con l’altro canovaccio e fate lievitare, al riparo da correnti d’aria, per 30-40 minuti.
Preriscaldate il forno a 200 °C in modalità statica.
Prendete delicatamente i rotoli di impasto e tagliateli a metà per il lungo (la chiocciola dovrà risultare divisa a metà) aiutandovi con la raschia o con un coltello a lama liscia.
Sistemate i pani su una teglia con il taglio rivolto verso l’alto e incidetelo ulteriormente con una lametta per 1 cm di profondità.
Infornate il pane e fatelo cuocere per 25-30 minuti.
Estraetelo dal forno e bussate con le nocche sul fondo: se suona vuoto è cotto, altrimenti rimettetelo in forno, abbassate la temperatura di 10 °C e rimettetelo in forno fino a cottura ultimata.
Fatelo raffreddare su una gratella prima di servirlo.


Da: Sorelle Simili – Pane e roba dolce – A. Vallardi Editore



giovedì 27 settembre 2018

Menù lib(e)ro: secondi di mare: gamberi al curry


In altri tempi avremmo detto gamberi all'indiana per sottolineare l'aspetto esotico del piatto di cui oramai è rimasto poco essendo il curry protagonista dei lunch anglosassoni e americani, Sophie Kinsella docet, e chi se lo dimentica più il favoloso I love shopping con tanto di principe azzurro post moderno incorporato sul quale cadere … che bella cosa!!!
Ma ritorniamo a noi sempre presa, non so più da quali delle tante cose, mi sono ritrovata, senza idee né prospettive di produrre un qualcosa di edibile a base di pesce nel poco tempo tra ritorno a casa dal lavoro e fine della luce naturale, davanti ad un banchetto, guarda un po' pieno di libri … e trovo lui, non so per quale combinazione del destino capitato lì ad una fiera missionaria in un paese in provincia di Napoli.
Trenta minuti, meno di così … ce la posso fare!
Poi foto ammiccanti, ricette appetitose, particolari … credo proprio che sfruttero bene il mio acquisto per beneficenza :-)
Ma ritorniamo a noi.
Questi gamberi sono superlativi e il sughetto e stragoduriosissimo … che vi devo dire, solo 30 minuti vi separano dal paradiso indiosassone :-) leggermente hot.
La ricetta è per il nostro chef dei secondi di mare, la carissima Carla Emilia, da lei potrete trovare tutti i nostri secondi di mare.
Con questo post partecipo, come al solito sul filo di lana a Menù lib(e)ro.



1 cucchiaio di olio di olio vegetale
1 cipolla tritata finemente
1 sicchio di aglio schiacciato
1 pezzo di circa 4 cm di zenzero fresco sbucciato e grattugiato
1 – 2 peperoncini verdi tritati
¼ di cucchiaino di polvere di curcuma
1 cucchiaino di cumino
1 cucchiaino di coriandolo
160 ml di latte di cocco
100 ml di fumetto di pesce
500 g di pomodori attettati grossolanamente
400 g di gamberi sgusciati e puliti
sale
pepe
2 cucchiai di coriandolo fresco (prezzemolo) per completare


1 cucchiaio di olio di olio vegetale
1 cipolla tritata finemente
1 sicchio di aglio schiacciato
1 pezzo di circa 4 cm di zenzero fresco sbucciato e grattugiato
1 – 2 peperoncini verdi tritati
¼ di cucchiaino di polvere di curcuma
1 cucchiaino di cumino
1 cucchiaino di coriandolo
160 ml di latte di cocco
100 ml di fumetto di pesce
500 g di pomodori attettati grossolanamente
400 g di gamberi sgusciati e puliti
sale
pepe
2 cucchiai di coriandolo fresco (prezzemolo) per completare

In una capiente padella soffriggere delicatamente la cipolla. Unire l'aglio, lo zenzero, il peperoncino e le spezie, cuocere ancora per 2 minuti a fiamma bassa per dare modo ai sapori di amalgamarsi.
Aggiungere il latte di cocco e il fumetto di pesce e, quindi, i pomodori. Portare a bollore e lasciare cuocere per circa 10 minuti fino a che la salsa non sarà addensata.
Unire i gamberi e cuocere a fuoco lento per 3 minuti, devono diventare rosa.
Attenzione a non farli bollire altrimenti diventano duri.
Regolare di sale e pepe, completare col coriandolo fresco.
Servire con riso basmati, naan, fettine di lime e chutney.



Il mio pickled black grapes per il Club del 27



Dopo l'interruzione estiva il Club del 27 ritorna con una proposta settembrina proprio di stagione: le conserve.
Non le solite conserve, strafighissime e particolarissime chatney, relish, curd, jelly, butter … che solo il nome è tutto un programma!
Il tema è Preserve e allora riponiamo, mettiamo da parte, conserviamo … sicuramente non per tanto :-)
Io ho preparato un pickled di uva nera che si accompagnerà divinamente, coi primi freddi, a sapidi e morbidi arrosti, stracotti e brasati, e, già da adesso, a speziate e fragranti insalate di pollo.
Ma anche nature, devo dire ha il suo perché :-)
Non perdete nessuna delle nostre preserve, sono una più bella dell'altra, le trovate tutte qui.
Anche questo mese con la tessera n. 37 partecipo al Club del 27.

Proud to be a member

350 ml di aceto di sidro
350 g di zucchero di canna
1 pezzo di radice di zenzero di radice di circa 2,5 cm, sbucciato e affettato sottilmente
½ cucchiaino di baccelli di cardamomo leggermente pestati
1 bastoncino di cannella
3 foglie di alloro
1 kg di uva nera senza semi

2 contenitori in vetro con un'apertura superiore piuttosto ampia
Sistemate l'aceto, lo zucchero, lo zenzero, i baccelli di cardamomo, il bastoncino di cannella e le foglie di alloro in una capiente pentola dal fondo spesso.
Portate lentamente ad ebollizione, mescolando fino a quando lo zucchero non risulti completamente sciolto, quindi fate bollire il composto per circa 5 minuti, facendo attenzione attenzione a che lo sciroppo non si scurisca.
Lasciate raffreddare per almeno 1 ora.
Sterilizzate i contenitori e i coperchi
Ricavate dall'uva tanti piccoli grappoletti da 5 chicchi.
Sistemate l'uva nei contenitori riscaldati e sterilizzati.
Quando l'aceto speziato si sarà raffreddato versatelo nei contenitori in modo da ricoprire completamente l'uva.
Unite tutte le spezie.
Chiudete ermeticamente i contenitori.
Etichettate e conservate in un luogo fresco, asciutto e buio.
Lasciate riposare per 1 settimana prima dell'uso.
Conservate in frigo dopo l'apertura.

Nessun testo alternativo automatico disponibile. 

martedì 25 settembre 2018

Un cestino di pane per MTC S-COOL


Superati abbondantemente gli anta sono ritornata a scuola.
In verità personalmente non l'ho mai lasciata, ho la fortuna di avere ancora, preservata ed intatta, la scintilla della curiosità che, insieme alla voglia di mettersi in gioco e al desiderio di conoscenza, mi ha portato a un percorso anche di vita, oltreché di cucina e fotografia, assolutamente impensabile, almeno per me.
Proprio quest'anno non avrei avuto il tempo di studiare, tanto lo studio che pratico costantemente ogni giorno, poi c'è una parte di vita che mi prende tanto ed esula dal cucinato, e quella viene prima, mi ci applico tanto 😊.
Insomma sono a scuola h 24 come si dice formazione continua 😊
Di questo la mia capa deve aver avuto sentore tanto che ha pensato di iscrivermi alla sua scuola, non una scuola di cucina qualunque come tante cucine che ho frequentato ma la più figa del web, dove mi trovo sistemata in classe con le più migliorissime blogger del web, dove mi giro non posso che imparare :-)
Potevo rifiutare?
Ed eccomi all'MTC S-COOL!!!
A scuola si studia, si impara e si fanno i compiti.
Studiamo le basi della cucina, prima lezione: il pane.
Il nostro compito era, seguendo lezioni, dispense ed insegnanti, comporre un cestino da pane completo costituito da un pane classico, nel nostro caso un biove, dei panini, un pane condito, la focaccia, dei pani croccanti, crackers e/o grissini, che potesse accompagnare un menù ideale.
Anche il menù bisognava studiare perche non è che ogni pane si accompagna ad ogni pietanza.
Provate a mangiare una parmigiana di melanzane accostandola tipo ad un panino per hamburger e poi mi fate sapere.
Io ho pensato a un menù di mare, di quelli che sono spesso proposti nei ristoranti dalle mie parti.
Un antipasto non necessariamente solo di mare con tanti piccoli sfizi, un cuoppo di terra e di mare, un assaggio di parmigiana, di caprese, formaggi e affettati misti, verdure grigliate e imbottite, e tanto altro … assaggini ovviamente altrimenti il pasto sarebbe finito qua :-)
Come primo scialatielli ai frutti di mare o mari e monti, per secondo del pesce (dentice, ricciola o pezzogna) all'acqua pazza o anche gamberi (gamberetti o gamberoni) cucinati nel medesimo modo con un pò di peperoncino, però, poi una bella insalata mista anche con frutta, quindi il dolce, se c'è posto.
Come vedete ho pensato a quello che piace a me, io cucino per piacere, adoro mangiare ma solo quello che mi piace, il resto, solo calorie sprecate!
Il cestino è quello che amerei trovare apparecchiato al centro del tavolo del mio ristorante, meglio dire osteria, preferito.
Un insieme di pani con cui posso accompagnare ogni portata con piacere e, con lo stesso, sbocconcellarli da soli.
Ho variato il mio cestino come piace a me, giocando sulla tipologie di farina ed usando pochissima aromatizzazione.
Ho pensato al sapore del pane, ai suoi sentori e consistenze.
Questo vi presento nel mio cestino, sapido, onesto pane da portata con cui accompagnare pure il vino che nel mio menù ideale potrebbe essere un Nero a Metà.
Ora le ricette.


Il biove delle sorelle Simili

Da: Sorelle Simili – Pane e roba dolce – A. Vallardi Editore

Per 4-6 persone
500 g di farina 0
280 ml di acqua
20 g di strutto (o burro o olio extravergine di oliva)
20 g di lievito di birra (anche 10 o 5)
10 g di malto
8 g di sale fino (un cucchiaino da tè colmo)
Attrezzatura:
Setaccio
Spianatoia di legno
1 raschia a trapezio
2 canovacci puliti
2 supporti per aiutare lo sviluppo dell’impasto verso l’alto al momento della lievitazione
(vedere procedimento – vanno bene anche 2 pacchi di zucchero o farina)
Setacciate la farina e formate una fontana sulla spianatoia; fate una fossetta su un lato
e mettetevi il sale. sbriciolate il lievito di birra nel centro.
Versate l’acqua con delicatezza per non farla tracimare.
Raccogliete un poco di farina dall’interno dell’anello della fontana e cominciate a
impastare, aggiungendo via via altra farina; unite il sale, lo strutto e il malto,
continuando a incorporare altra farina fino a quando non avrete ottenuto una pastella
abbastanza consistente,
quindi coprite tutto con la farina della fontana.
Aiutandovi con la raschia sollevate parte della pastella e premetela sulla cima della
montagnetta; proseguite in questo modo lungo tutto il perimetro della fontana, in modo
da fare assorbire l’acqua dalla farina.
Cominciate a impastare con le mani e valutate se è il caso di aggiungere un altro poco diacqua: dovrete ottenere un impasto morbido, ma non appiccicoso. Lavorate e battete la
pasta con forza sul piano di lavoro per 8-10 minuti, infine formate una palla con l’impasto, copritela a campana con una ciotola e fate riposare per 20 minuti.
Trascorso questo tempo dividete l’impasto in due (ma anche 4 pezzi per ottenere dei panini più piccoli), formate due filoni stretti e stendeteli grossomodo in un rettangolo, arrotolate strettamente ogni rettangolo dal lato lungo ottenendo due salsicciotti lunghi circa 35 cm, stendeteli per il lato lungo e arrotolateli formando due filoni stretti che stenderete per il lato corto in rettangoli molto lunghi (1,5-2 metri) e sottili (3-4 mm di spessore), larghi 6 o 7 cm.
A mano a mano che stendete l’impasto, arrotolatelo come se fosse una garza: otterrete
due grossi rotoli.
Infarinate abbondantemente un canovaccio pulitissimo. Appoggiate sul piano di lavoro
uno dei due supporti – può essere un pacco di zucchero. Copritelo con un lembo del
canovaccio infarinato, che stenderete sul piano di lavoro dal lato lungo. Adagiate sul
canovaccio un rotolo di impasto, tenendo la falda sotto e appoggiando la chiocciola
contro il lato dove c’è il supporto. Sollevate un lembo di tessuto dall’altra parte della
chiocciola creando un divisorio. Appoggiate la chiocciola del secondo rotolo di pasta
contro il divisorio di tessuto infarinato, sollevate il canovaccio all’altezza della seconda
chiocciola e appoggiateci contro il secondo supporto. Questa disposizione consentirà di
dare all’impasto una spinta anche in verticale, in fase di lievitazione.
Coprite gli impasti con l’altro canovaccio e fate lievitare, al riparo da correnti d’aria,
per 30-40 minuti.
Preriscaldate il forno a 200 °C in modalità statica.
Prendete delicatamente i rotoli di impasto e tagliateli a metà per il lungo (la chiocciola
dovrà risultare divisa a metà) aiutandovi con la raschia o con un coltello a lama liscia.
Sistemate i pani su una teglia con il taglio rivolto verso l’alto e incidetelo ulteriormente
con una lametta per 1 cm di profondità.
Infornate il pane e fatelo cuocere per 25-30 minuti.
Estraetelo dal forno e bussate con le nocche sul fondo: se suona vuoto è cotto,
altrimenti rimettetelo in forno, abbassate la temperatura di 10 °C e rimettetelo in forno
fino a cottura ultimata.
Fatelo raffreddare su una gratella prima di servirlo. 
Un pane classico che va su tutto, io ci farei la scarpetta nel sughetto del pesce ma anche in quello della pasta

I cazzotti di semola


300 g di farina di semola
200 g di farina tipo 0
2 g di lievito di birra
1 cucchiaino di sale
350 ml di acqua
1 o 2 cucchiai di olio, facoltativo

Sciogliere il lievito in due dita di acqua.
In una bacinella grande mescolare la farina con il sale (e l'olio), aggiungere tutta l'acqua e quella con il lievito e mescolare velocemente con una forchetta.
Coprire con pellicola lasciare questo impasto grezzo e appiccicoso a riposare per circa 18/20 ore a temperatura ambiente (in estate ne bastano 12/15).
Dopo il riposo l'impastosi sarà alzato e riempito di bolle.
Rovesciarlo su un piano di lavoro infarinato e spolverarlo di farina.
Con una spatola dividere l'impasto in 7 pezzi e procedere alle 3 o 4 pieghe per ogni singolo pezzo: prendere un lembo di impasto, allungarlo verso l'esterno e poi ripiegarlo al centro, prendere un lembo opposto di impasto, tirarlo e ripiegarlo al centro, e fare lo stesso con un altro (o un paio se ci si riesce) lembo di impasto.
Disporre un canovaccio pulito su un vassoio o sul piano di lavoro, spolverare con farina o semola rimacinata (io preferisco quest'ultima perchè viene assorbita meno dai panini) e aggiungere i semi se scelti, e mettere ogni panino con la parte delle pieghe a contatto del canovaccio (lo si prende con la spatola e lo si ribalta sul canovaccio). Spolverare ogni panino con della semola, coprire con un altro canovaccio e lasciare riposare un paio di ore.
Scaldare bene il forno e la leccarda a 230°. Velocemente ribaltare ogni panino sulla teglia calda in modo che le pieghe ritornino sopra e cuocere i panini per circa mezzora. Dopo 15/20 minuti abbassare il forno a 210° e disporre i panini sulla griglia.

La ricetta di Jim Lahey è presa dal blog della mia amica nonché maestra Cinzia.


Superlativi, sanno di pane cafone, con questi si fa scarpetta come sopra ma si accompagna anche il pomodoro della caprese, la parmigiana, le verdure, penso alle melenzane a funghetti o ai peperoni saltati ... e non dimentichiamo il vino ....


Focaccia con pomodorini e origano

600 g di farina 0
340 g di acqua
8 g di malto d’orzo
48 g olio extravergine
6 g lievito di birra fresco

In un ciotola mettete l’acqua, il malto e il lievito e sciogliete bene, poi aggiungete l’olio d’oliva ed amalgamate con una frusta. Aggiungete la metà abbondante della farina e amalgamate ai liquidi velocemente con una forchetta. Aggiungete il sale ed incorporate.
Versate la restante farina e aiutandovi con una spatola, con cui fate dei tagli idratate incorporando la farina.
Appena la farina sarà incorporata (serviranno pochi minuti, rovesciate l’impasto su un piano non infarinato.
Massaggiate l’impasto facendo pressione con il polso della mano, basta in tre punti in orizzontale, poi rovesciate l’impasto chiudendolo su se stesso aiutandovi con la spatola.
Fate questo passaggio altre due volte. Dopo la terza volta vi accorgerete che l’impasto inizia ad avere un po’ di elasticità (premendo con un polpastrello non rimarrà la fossetta ma l’impasto tende a rialzarsi) vi dovete fermare.
Adesso date all’impasto una forma leggermente ovale e con la mano iniziate ad arrotolarlo dall’alto in basso dando una leggera pressione. Ruotate l’impasto appiattitelo leggermente, quel tanto da renderlo un po’ ovale e ripiegatelo su se stesso fino a chiuderlo bene. Chiudete sotto anche i lati del rotolo con i palmi delle mani, creando un impasto a palla.
Trasferite l’impasto in una ciotola leggermente infarinata e coprite con pellicola e mettete a lievitare per un ora.
Dopo un ora rovesciate l’impasto lievitato sul piano di lavoro leggermente infarinato.
Con delicatezza con i polpastrelli picchiettate tutto l’impasto, si formeranno tante fossette. Arrotolate l’impasto su se stesso partendo dall’alto e chiudendolo senza stringere. Trasferite l’impasto nella ciotola, con la chiusura in basso e fatelo lievitare coperto per un ora
Ripetete questa ossigenazione della pasta per altre due volte a distanza di un ora.
Prima della terza ossigenazione dividete l’impasto per le teglie che userete. Per una teglia 30x40 bastano 650 g, con questo impasto potete preparare anche una teglia più piccola da 25x30
Trascorsa un ora dalla terza ossigenazione l’impasto è pronto per essere messo nella teglia. Ungete bene con olio le teglie che vi serviranno.
Rovesciate con attenzione l’impasto nella teglia. Con i polpastrelli picchiettate tutto l’impasto, partendo dal centro verso i quattro angoli della teglia, premendo solamente senza allargare. La pasta un po’ alla volta si allargherà. Quando si sarà già abbastanza allargata è il momento di girarla. Con attenzione appoggiare un lembo dell’impasto sull’avambraccio e alzandolo con l’impasto ruotate la pasta. Riprendete a picchiettare la pasta, se vi sembra che non si allarghi non tiratela e lasciatela riposare 10 minuti poi riuscirete a stenderla bene.
Coprire e fatela riposare per 30 minuti.
Al termine, con una forbice leggermente unta fate delle piccole incisioni sulla superficie dell’impasto parallele al piano, alzate leggermente la pelle, appoggiate il pomodorino e copritelo con la pasta alzata servirà a non far bruciare i pomodorini, irrorate la focaccia con un emulsione di 3 cucchiai d’olio e 3 cucchiai d’acqua e con un po’ di sale, spolverate con origano, coprite e mettete a lievitare per un’ora
Cuocete in forno a 250 °C per 13 minuti circa
Appena cotta spostatela dalla teglia e mettetela su una griglia

Biografia:
Sorelle Simili “Pane e Roba Dolce”
Corsi Panificazione di Adriano Cortinisio per procedimenti e tecnica

La vedo bene con gli antipasti, ma anche da sola ha il suo perché :-)


Grissini di farro al rosmarino


300 g di farina di farro
200 g di farina 0
230 ml di acqua
60 g di olio extra vergine d’oliva
15 g di sale
5/10 g di lievito di birra
1 cucchiaio di rosmarino

Procedimento
Setacciare la farina su un piano da lavoro, fare la fontana , aggiungere l’acqua in cui si è sciolto il lievito di birra, l’olio e su un lato, sopra la farina, il sale.
Impastare fino ad ottenere una massa morbida, che si stacchi facilmente dalle mani unendo alla fine il rosmarino.
Trasferire in una ciotola, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio.
Ribaltare l’impasto sul piano da lavoro, appiattirlo delicatamente senza sgonfiarlo e conuna spatola ricavarne dei tronchetti.
Rotolare e contemporaneamente allungare la pasta spolverando con della farina di semola, facendo attenzione a non lavorarla eccessivamente.
Trasferire nella teglia rivestita di carta da forno.
Infornare a 200° e cuocere per 10 minuti, fino ad ottenere una doratura uniforme.
Togliere dalla teglia e lasciar raffreddare completamente. Riporre in un contenitore a
chiusura ermetica.
Per me vanno su tutto!!!
 
Crackers integrali con olive nere e finocchietto


200 g di farina integrale
200 g di farina 0
100 g di crusca
230 ml di acqua
60 g di olio extra vergine d’oliva
15 g di sale
5/10 g di lievito di birra
1 cucchiaio di olive nere sott'olio private di semi e tritate
1 cucchiaino di semi di finocchietto
poco peperoncino tritato

Setacciare la farina su un piano da lavoro, fare la fontana , aggiungere l’acqua in cui si è sciolto il lievito di birra, l’olio e su un lato, sopra la farina, il sale.
Impastare fino ad ottenere una massa morbida, che si stacchi facilmente dalle mani unendo alla fine l'aromatizzazione (olive tritate, finocchietto e peperoncino).
Trasferire in una ciotola, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio.
Ribaltare l’impasto sul piano da lavoro, appiattirlo e poi stenderlo fino ad ottenere una sfoglia molto sottile.
E’ possibile anche staccare un pezzo alla volta di 100 g circa e stenderlo con la macchina per la pasta.
Formare i crackers con una rotella dentellata o con un coppapasta e bucherellare lasuperficie con i rebbi di una forchetta. Trasferire nella teglia rivestita di carta da forno.
Fare un’emulsione con 50 g di olio e 50 ml di acqua e spennellare i crackers;
spolverizzare con fiocchi di sale o sale grosso. Infornare a 200° e cuocere per 10 minuti,
fino ad ottenere una doratura uniforme.
Togliere dalla teglia e lasciar raffreddare completamente. 
Riporre in un contenitore achiusura ermetica.

Li vedo magnificamente con i formaggi e le verdure.

Vi devo confidare il quid pluris dei miei crackers, ho usato delle olive vere sott'olio home made già aromatizzate al finocchietto e peperoncino.
Vi assicuro, mai mangiati crackers così, una roba da svenimento :-)
Li ho accompagnati a del fior di ricotta, una ricotta di panna che si prepara dalle mie parti, morbida e leggera, un accostamento quasi struggente ... che devo fare per me il cibo è poesia :-)