sabato 21 settembre 2019

Ciambellone leggero per la giornata nazionale della merenda



Amo i ciambelloni ed in generale i dolci “secchi” da colazione o merenda, corposi, morbidi, dalla consistenza avvolgente e zuccherosa, il sapore fresco del burro, quasi un cioccolattino, sostituito sempre più spesso dalla leggerezza areosa dell'olio.
Quanti ne ho preparati in vita mia di questi dolci, quante sperimentazioni, sempre alla ricerca di un sapore o una consistenza diversa.
Come sarà mai una sabbiosa? Una quattro quarti? Una margherita? La sofficissima? La rustica? La campagnola?
Con gli anni e la curiosità poi ho esplorato il mondo delle coffee cake, dei plumcake, dei muffin, delle chiffon e delle angel cake, e tanto altro, lo sapete.
Ma il ciambellone, quello che sa di casa, di quell'abbraccio che non c'è mai stato, resta il mio preferito.
Ci riflettevo addentando una fetta di questo ciambellone che ho preparato per il Calendario, era tanto che non ne preparavo, sempre a dieta come sono, e per il resto con i pochi momenti impegnati nelle più disparate produzioni culnarie.
Si gira il mondo ma poi si torna sempre a casa” … “Niente di meglio di un ciambellone” …
Ho imparato a cucinare perché avevo voglia di cose buone :-)
Sono figlia di una mamma che aveva eletto l'apriscatole a talismano della felicita, era una donna che ha altro da fare e non ha tempo da perdere, in cucina :-)
Figlia dei tempi, l'altra faccia della rivoluzione culinaria di Spagnol.
Mia mamma davvero tagliava i minuti della preparazione culinaria ed in 5 minuti era in grado di mettere a tavola degli immangiabili manicaretti conditi da lamenti e recriminazioni, inviti a finire un piatto che spesso guardavo con stupore, abituata come ero a mangiare altro, magari comunque recriminatorio ma più gustoso.
Non amava cucinare, non l'aveva mai fatto. Non amava il suo ruolo, troppo stretto, costretto, non compreso.
Allora meglio la cucina istantanea, come avrebbe detto la Spagnol accettate con animo grato l'aiuto dei precotti, preconfezionati, scatolette, affettati. 
Mangiar freddo. Con quello si andava alla grande!!!! Eppure mia madre non sapeva neppure chi fosse Elena Spagnol, considerando la lettura una perdita di tempo in cui era deprecabile investire.
Per questo ho collezionato un universo smisurato di libri, enciclopedie, opuscoli, riviste, ritagli, stampe, file e screen shot di cucina, per questo cucino e cucino da Dio, di default tutto e di tutto.
Appartengo alla generazione del ritorno alla cucina, qualcuna ci doveva tornare visto che era vuota :-) quelle del lievito madre e del fatto in casa :-) ero ragazzina e già mi cimentavo in creme caramel e millefoglie, quanto ho cucinato nella mia vita, quanta curiosità ho soddisfatto, quanti esperimenti e preparazioni, quante cose buttate, quante mangiate e tanta esperienza.
Tutto è iniziato da una fetta di ciambellone, anzi era un dolce degli angeli,  che mi ostinavo a chiedere a mia madre che lo preparasse  sventolando la bustina di lievito con la ricetta. "Chissà come è?"
Uscivano delle cose immangiabili perche fatte per forza e senza amore.
Poi feci io ed imparai.
Ora posso dire che non so neppure se mi piace cucinare, cucinare è un saper fare non un saper essere, non sostanzia la personalità di un individuo, non è un traguardo performante da raggiunere, neppure una medaglia da appuntarsi in petto.
Cucinare non è il duro lavoro delle Petronille, neppure l'apparenza edonistica delle donne a cui si rivolgeva la Spagnol, né il timbrare il cartellino della perfezione del tutto naturale e fatto in casa.
Cucinare non è neppure un mezzo di espressione artistica funzionale alla fotografia, che essa si è arte, perchè crea nuovi mondi trasmette emozioni di cui il cibo è solo un tramite.
Cucinare è amore perché si cucina sempre pensando a qualcuno, è rispetto e attenzione per l'altro e per sé stessi.
Cucinare è relazionale, è un linguaggio.
Cucino da più di quarant'anni, ultimamente sono stata in dubbio se smettere intendo l'hobby, il blog e il resto, proiettata come sono su altri interessi e percorsi.
No, questo non è un discorso del tipo metto il mio blog a riposo perché bisogna prendersi una pausa motivazionale, ne ho letto tanti in questi anni, ex post ho compreso il significato di queste pause.
Quando una cosa non è più fatta per piacere, quando diventa un obbligo, una ripetizione senza interesse e motivazione è giusto interrompere.
Ci avevo pensato.
Il mio blog è fermo da anni, pubblico così poco qui, chi se ne accorgerebbe?
Quando ho capito che in definitiva non mi piace cucinare ho ripreso a cucinare con piacere, piatti della tradizione che da tempo avevo messo da parte per far posto alle urgenze dei post, piatti tanti piatti, preparati per non essere fotografati ma consumati.
Tante cose che i miei figli non avevano mai assaggiato perché le preparavo d'abitudine decenni fa, prima che nascessero.
Questa sorta di depurazione ha fatto bene a tutti, anche alla mia cucina e al mio blog che continuerà, per il piacere di qualche motore di ricerca posto da qualche parte in continente sperduto, ad operare col ritmo che lo ha sempre contraddistinto negli ulimi anni :-)
In tutto questo che c'entra il ciambellone?
Scusate, mi riferisco sempre ai miei 4 lettori che arrivano qui utilzzando il suddetto motore di ricerca :-) e sempre che leggano i caratteri occidentali :-) niente solo un momento di autoanalisi :-)
Il ciambellone è l'inizio.
Ora si pone all'inizio di un qualcosa che non so in cosa si svilupperà ed all'inizio di una nuova stagione del mio blog.
Siamo a settembre, si ritorna.

Questa in particolare è una ricetta della memoria, ora la vedete pesata e dosata presa da un libricino di dolci, in realtà è un'interpretazione della vecchia campagnola, ve la ricordate la ciambella campagnola? La ricetta girava tanto negli anni '80 poi piano piano dimenticata, soppiantata dalle novità
Una ciambella all'olio fatta con i bicchieri, senza bilancia, non occorreva pesare!!! l'antesignana della 7 vasetti, una figata!!! poi buona e leggera insomma si poteva fare!
E facciamocela :-)

Ingredienti per 10 fette

280 g di farina
30 g di fecola
1 bustina di lievito
2 pizzichini di sale
3 uova a temperatura ambiente
100 g di olio di semi di arachidi
150 g di latte a temperatura ambiente
140g di zucchero
i semi di una bacca di vaniglia

decorazione
zucchero a granella

Setacciate le farine con il lievito e il sale.
Montate le uova con lo zucchero e aromatizzate con i semi di vaniglia, poi senza smettere di sbattere versate gradualmente l'olio a filo e il sale.
Alla massa gonfia e spumosa incorporate le farne setacciate.
Imburrate e infarinate lo stampo da ciambella dal diametro di 24 cm e versate l'impasto.
Distribuite lo zucchero in granella e infornate a 175° per 35 minuti. Saggiate la cottura inserendo uno stecchino nel dolce, se non ne esce asciutto, proseguite per qualche minuto la permanenza in forno.

 Ricetta tratta da “In cucina con passione, dolci per la colazione, torte, ciambelle, plum cake muffins & dolcetti”, Daniela Peli – Francesco Ferrari, Quado’ editore.


2 commenti:

  1. wow mi hai lasciato senza parole, che post incredibile. Descrivi a pieno tutto cio' che sento pure io per la cucina, ti capisco, ho vissuto 21 anni con i miei genitori prima di sposarmi e tutte le sere si mangiava minestrone o minestrina con affettati di secondo. Ecco tutto. Non so come ho fatto a reggere una cosa simile, ecco perche' cucino, ecco per quale motivo provo sempre cose nuove. Bravissima, il tuo ciambellone e' il simbolo del tuo amore per la cucina. Baci Sabry

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