Oggi il
Calendario festeggia i dolci da credenza, l'amorevole previdenza
delle nostre mamme e nonne, e anche la nostra, che si concretizza in
un dolcino, preparato per tempo e riposto, pronto per essere
consumato al momento opportuno, che “ ci guarda e ci ricorda, la
mamma … perché vi rallegri, mi ha posto qua” (quelle di
Petronilla sono sempre perle di saggezza!).
Una fetta di
dolce rasserena, ritempra, accoccola e consola soprattutto se
preparata con amore :-)
Le torte da
credenza sono delle preparazioni dolciarie realizzate senza creme per
questo motivo possono essere conservate in casa, appunto in credenza,
per diversi giorni.
Intesa
in questi termini la “credenza” da me è un angolo del piano
della cucina sul quale sistemo all'occorrenza un'alzatina con il suo
bel coperchio a campana.
Ma
la credenza è ben altro, lo è stata soprattutto in passato.
“Specie di armadio da
riporvi dentro e a suo tempo disporvi sopra le cose da mangiare le
suppellettili più minute per l'uso della mensa, ed altresì la
Stanza dove si ripongono le cose da che più comunemente dicesi
dispensa, e questo significato sembra essere derivato dal lat.
CRĚDERE nel senso di affidare, consegnare, depositare”.
La
credenza viene da lontano, forse dalla Francia, almeno quanto a
tipologia di mobile, ma la denominazione è tutta italiana.
Pare
che, il cuoco Pierre Buffet, al seguito del Re di Francia, Francesco
I, nella campagna d'Italia (1494), avesse portato con sé una sua
invenzione, un mobile particolare, una grande cassa nella quale era
contenuto tutto il necessario per imbandire, anche in viaggio, una
tavola degna di un Re. Una dispensa prêt-à-porter
sulla quale, una volta aperta, potevano essere sistemate in bella
vista stoviglie e pietanze.
E
così nacque il buffet …
Successivamente
Pierre sin trasferì in Italia, al servizio del Vescovo di Verona,
specializzandosi, appunto in banchetti. Così l'introduzione di
questa tipologia di mobile nei convivi nobiliari italiani potrebbe
essere stata originata proprio dall'invenzione del cuoco francese.
Sicuramente nel XVII
secolo nella nobiltà italiana era costume collocare nella sala dei
banchetti un mobile lungo e basso sul quale sistemare tutte le
pietanze che sarebbero state offerte ai commensali.
L’importanza e il
valore del banchetto e, quindi dell'ospite, era misurata proprio
dalla lunghezza, ampiezza e numero dei ripiani della credenza,
oltreché dalle pietanze e dalle stoviglie che vi erano sistemate.
E non esisteva
neppure un solo tipo di credenza! I banchetti più ricchi e sontuosi
potevano contenerne anche tre! La principale, collocata nel punto
centrale della sala sulla quale erano sistemati le stoviglie
preziose, in oro e in argento e le migliori ceramiche, la seconda,
una credenza da bottiglierie, mostrava i servizi per l'acqua e per
il vino, la terza, infine, più defilata, conteneva le vivande
fredde, i piatti e tutto l'occorrente per il servizio a tavola.
Se
forse l'origine del mobile è francese il termine credenza
deriverebbe invece da una particolarissimo cerimoniale sviluppatosi
nella nobiltà italiana.
I banchetti erano
introdotti dal “Maestro Credenziere”, un servitore di rango
superiore, incaricato del “servizio di credenza”, l'assaggio dei
cibi e dei liquori che sarebbero stati serviti agli ospiti rimanendo
poi nella sala del banchetto per tutta la durata dello stesso. Un
retaggio “dell'assaggio che facevano gli scalchi e i coppieri
delle vivande e delle bevande prima di servire ai loro signori”,
assaggio necessitato e non da cerimoniale :-)
Questo servizio,
probabilmente definito di credenza perché “induceva persuasione
che i cibi e ii liquori non fossero attossicati” per forza di
cose doveva essere effettuato dove il cibo era stato disposto
pubblicamente così “la voce potrebbe essere passata in seguito
dall'atto al luogo dove avveniva l'assaggio, indi al mobile”.
Quanta storia nel
nome di un mobile!
Ma ora occupiamoci
del suo contenuto.
Il dolce che vi
propongo sicuramente non avvelena, anzi è, a detta di mio figlio,
uno dei dolci più buoni che abbia assaggiato, e ne ha assaggiato.
Infatti è durato pochissimo nella mia credenza/alzatina :-)
Tempo fa in
occasione di un evento, al coffee break, ne assaggiai una fettina, fu
amore al primo assaggio, in effetti furono più d'uno :-)
L'amore, si sa, non conosce
ostacoli … ed ecco la ricetta :-)
Con questo post
partecipo alla Giornata Nazionale di dolci da credenza del
Calendario del Cibo Italiano AIFB. Nella pagina dedicata del
Calendario l'articolo della nostra ambasciatrice Paola Sabino che vi invito a
leggere, sarà sicuramente interessante e ricco di storia, aneddoti
tradizioni e bellissime ricette.
250 g. di
farina 00
250 g. di
burro morbido
6 uova
200 g. di
zucchero a velo
100g. do
gocce di cioccolato
100 g. di
amarene sciroppate
8 g. di
lievito
i semi di ¼
di bacca di vaniglia
Nella
planetaria, frusta K, velocità 1, montare il burro con metà dello
zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e cremoso, ridurre
leggermente la velocità, aggiungere i tuorli due alla volta,
sempre continuando ad impastare.
Versare a
pioggia la farina setacciata con il lievito incorporandola a mano,
con la spatola. Montare gli albumi con l'altra metà dello zucchero,
unire poco alla volta, delicatamente, al composto di burro, tuorli e
farina, sempre a mano, con la spatola. Aggiungere la vaniglia.
Mettere da parte 200 g. d'impasto, unire all'impasto rimanente le
gocce di cioccolata e le amarene ben sgocciolate. All'impasto neutro
unire due - tre cucchiai di sciroppo di amarene, mescolare, non verrà
mai rosso, va bene lo stesso. Versare in uno stampo a ciambella di 26
cm di diametro, imburrato e infarinato, prima l'impasto con gocce di
cioccolata e amarene, poi quello all'amarena, variegare
delicatamente con i rebbi di una forchetta. Cuocere a 160°in forno
statico già a temperatura per 30 minuti.
Lasciare
raffreddare, completare con zucchero a velo.
Per il post mi sono documentata qui:
https://it.wikipedia.org/wiki/Credenza_%28arredamento%29
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/usi---costumi/Banchetti-Buffet-e-Credenze-della-festa-Barocca.html
https://lauramalinverni.wordpress.com/2013/10/04/quando-si-dice-buffet/
Le citazioni sono prese qui:
http://www.etimo.it/?term=credenza
Ciao! Interessante il tuo racconto introduttivo.
RispondiEliminaBuonissima di sicuro la ricetta che hai proposto.
Buona Giornata
Che squisito abbinamento hai racchiuso in questo soffice ciambellone :-P Complimenti, non sai come avrei voluto avere un paio di fette stamani al mio risveglio :-P
RispondiEliminaQUESTE SONO LE TORTE CHE PREFERISCO, BRAVA!!!BACI SABRY
RispondiEliminamagnifica questa torta!!!
RispondiEliminaLe amarene....che buone con il loro sciroppo unico, grazie per l'idea e la ricetta che sicuramente proverò!
RispondiEliminaAmarena-cioccolato, un abbinamento che mi incuriosisce troppo, la proverò. Brava Anna
RispondiEliminaChe delizia questa ciambella! Mi piace molto l'idea delle amarene!!Altro suggerimento per una golosa torta per la colazione;-) Grazie!
RispondiEliminaMa quanto è bella questa ciambella??? Perfetta per la colazione da inzuppare in un mega tè come piace a me! :-)
RispondiEliminaunospicchiodimelone!
troppo buona, mi piace un sacco!un abbraccio simona:)
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