Eccomi alla sfida alcolica, la scelta di Giulia, vincitrice con un megagalattico
cannolo saint honorè di MTC # 68, era estremamente complicata ed
intrigante, riprodurre in un piatto un cocktail, mica semplice,
bisogna stare alle dosi, alle proporzioni, non dimenticare il
carattere ...
Non sono molto
addentrata nei cocktail, ne bevucchiavo ogni tanto, in occasioni
particolari, eventi, cerimonie, così, giusto per non tenere le mani
in mano.
Non bevevo, mai
bevuto in vita mia, se non il lammiccato, il vino appena
fatto, dolce e poco alcolico, e quello, corretto con zucchero, nel
quale nonna affogava d'estate le percoche.
A casa sua tutti
pressoché astemi, tranne il nonno, che beveva i suoi due, tre
bicchieri a pasto, me lo ricordo a capotavola con il suo bel fiasco
di vino, verde e rotondo, felice e un po' brillo.
Nonna disapprovava
il vino, forse per questo non ho mai bevuto, e in fondo disapprovava
un po' anche il nonno.
Nonno, gran
lavoratore prima pompiere, poi, dopo la guerra, impiegato in un
Ministero ma a Torino, emigrante fino alla pensione, si difendeva “è
medicina”.
Il vino glielo aveva
prescritto nel primo dopoguerra un dottore per curare quello che oggi
definiremmo una sindrome postraumatica da stress. Nonno era un grande
invalido di guerra.
Due bicchieri ai
pasti non li berreste pure voi se usciste vivi, tra pochi,
dall'affondamento della una nave su cui eravate imbarcati come
semplici marinai, chissà il terrore sotto coperta, recuperando la
memoria, dopo mesi di amnesia in un ospedale lontano, scampando al
bombardamento del nosocomio e di lì tornare a casa, a piedi e con
mezzi di fortuna. Era in Sicilia.
Insomma sono sempre
stata lontana dagli alcolici, al cameriere che chiedeva “e da
bere?” rispondevo come se mi avesse offerto la droga più
devastante in commercio, vade retro, “acqua naturale non
gasata”.
Poi ho assaggiato
...
Il primo bicchiere
l'ho bevuto per curiosità, emulazione, anche il secondo e il terzo,
il quarto per scelta, perché mi piaceva.
Ora bevo
piacevolmente anche se non frequentemente, quando voglio, assaggio e
gusto e, appena possibile, voglio approfondire la degustazione anche
perché ho scoperto la magnificenza dell'accostamento del vino al
cibo.
Dei cocktail mi
piace il mojito, prendo sempre quello, che però, insieme con
lo spritz è troppo comune, usuale, perciò escluso dalla
sfida.
Così ho preparato un mimosa e l'ho messo nel risotto.
L'abbiamo trovato
particolare e molto buono, del resto non poteva essere diversamente
perché nasce come suggestione degustativa da una ricetta dello chef
Domenico Iavarone.
Con questo post
partecipo alla sfida n. 69 di MTChallenge, la Sfida Alcolica!
Ingredienti per 4
persone
3 arance
2 buste di zafferano
in polvere
200 g di riso
carnaroli
100 g di burro
200 g di parmigiano
reggiano
250 ml di spumante
Sale e parmigiano
q.b.
Olio extravergine di
oliva
per decorate
cubetti di spumante
menta
Sbucciare le arance,
privare le bucce con attenzione della parte bianca che è amara.
Versare in un
capiente contenitore 1 litro di acqua, unire due pugni di sale e le
bucce, mescolare. Lasciare a bagno per almeno mezz'ora quindi scolare
le bucce e sciacquarle perbene.
Portare ad
ebollizione 1/2 litro di acqua, salare unire le bucce scolate e
tagliate a julienne, lo zafferano, mescolare, lasciare in
infusione per mezz'ora.
Nel frattempo
spremere le arance, ridurre il succo a metà a fuoco medio.
Tostare il riso con
olio extravergine di oliva, quando il riso e ben dorato bagnare con
lo spumante, una volta assorbito assorbito unire poco alla volta
l’infuso di bucce di arancia e zafferano. Continuare il passaggio
per circa 13 minuti, al termine mantecare il riso con il burro freddo
il parmigiano e la riduzione di arancia.
Lasciare riposare
per due minuti, impiattare.
Decorare con i
cubetti di spumante ottenuti sciogliendo 1 cucchiaino da te di agar
agar in mezzo litro di spumante caldo, lasciandolo poi raffreddare
negli stampi. Nella gelatina fredda ma ancora liquida, unire le
foglioline di menta.
Il mimosa IBA
Cocktail frizzante
7,5 cl di spumante
7,5 cl succo d'arancia fresco
Versare il succo d'arancia nel flauto e versare delicatamente lo spumante. Mescolare delicatamente.
Guarnire con un tocco arancione (opzionale).
7,5 cl succo d'arancia fresco
Versare il succo d'arancia nel flauto e versare delicatamente lo spumante. Mescolare delicatamente.
Guarnire con un tocco arancione (opzionale).
Molto buono almeno qui non ho da sperare di non diventare alcoolista come dalle tue amiche :D buono lo spumante è sempre più facile portata di mano e non troppo alcoolico. Preso nota buona serata,
RispondiEliminaBellissimo il racconto legato alla figura di tuo nonno, grazie davvero per averlo condiviso; sono pezzi di storia personale (e non solo, visto come sono intrecciati con Storie ben più vaste) davvero preziosi da leggere.
RispondiEliminaMolto bella anche la tua interpretazione del mimosa in un risotto, utilizzando diversi accorgimenti per far sì che il gusto dell'arancia, predominante nel cocktail, rimanesse tale anche nel piatto finale, con lo spumante che torna come leit motiv in cottura e dopo.
Una bella proposta davvero!
Bello bello bello e brava brava brava. eleganza, equilibrio, raffinatezza della semplicità, dei sapori puliti, degli equilibri che si sentono al primo assaggio. Una scelta assolutamente non facile, portata avanti nel segno della poesia. Bravissima!
RispondiEliminacome mi piace la tua proposta, la trovo davvero intelligente e molto azzeccata... in questa sfida si è visto di tutto! Complimenti un gran piatto!
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